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Emergenza cave. Proliferano le attività estrattive nell'Orvietano: Italia Nostra all'attacco

lunedì 24 settembre 2007
Il proliferare di concessioni per l’apertura di cave e di impianti estrattivi è ormai diventata una vera e propria emergenza per la salvaguardia del territorio orvietano. Lo segnala la Sezione di Orvieto di Italia Nostra che, di fronte all'inesistenza di qualunque intervento di Polizia mineraria in questa zona, ha scritto una lettera alla Soprintendenza, alla Regione e alla Provincia per chiedere una maggiore attenzione e sorveglianza sia per il rilascio di nuove concessioni, sia per quelle già attive. Contemporaneamente, Italia Nostra Orvieto ha sollevato il "problema cave" anche nelle osservazioni alla Variante alPRG.S., presentate in data 20 settembre 2007 al Sindaco del Comune di Orvieto. Nella lettera inviata alla Soprintendenza e alle istituzioni a firma del presidente di Italia Nostra, Lucio Riccetti, si fa osservare che l’attuale PRAE (Piano regionale per le attività estrattive – approvato con Del. Reg. n.465 09/02/2005) è fortemente squilibrato nell’ambito della pianificazione di questa attività nella Regione Umbria. Infatti presenta una elevata concentrazione di cave proprio in questo piccolissimo territorio: sono infatti attualmente censite ben 25 attività estrattive di vari materiali, quali basalti, calcari, ghiaie, sabbie e argille. “A fronte di questa pesante situazione – è tra l'altro scritto nella nota inviata da Italia Nostra - siamo venuti a conoscenza che è stato presentato, dal signor Roberto Biagioli ed approvato dal consiglio comunale del 4 luglio 2007, l’ ennesimo accertamento per un nuovo giacimento di cava in località ‘Le Prese’, nella bella pianura del fiume Paglia, per una superficie davvero preoccupante”. A fronte di questa preoccupante situazione Italia Nostra Orvieto domanda, con formale richiesta, di prendere visione di tutta la documentazione depositata in conformità del Regolamento Regionale n.4 del 24/05/2000 “Norme per la disciplina dell’attività di cava e per il riuso di materiali da demolizione”e sue successive modificazioni, nonché della documentazione relativa all’attività di vigilanza e controllo messa in atto dagli Uffici regionali e provinciali negli ultimi cinque anni. Quello che Italia Nostra vuole conoscere è se tali impianti insistono o deturpano aree vincolate o adiacenti a quelle sottoposte a vincolo; se è stata intercettata la falda idrica di fondo valle in qualche periodo dell’anno; le modalità degli accertamenti dei controlli durante le lavorazioni e delle fasi di tombamento dei lotti che vengono man mano esauriti, data l’estensione della superficie sottoposta ad estrazione, ben 50 ettari. E ancora, in particolare, se sono rispettate le disposizioni vigenti (L.R. n.2 del 3/1/2000; L.R. n.28 del 19/11/2001, art 7 comma 2; L.R. n.59 31/12/2002 art. 62 ), le modalità di accantonamento del terreno vegetale per la ricopertura, la provenienza del terreno utilizzato per il tombamento, se questo è in linea con le caratteristiche fisico-chimiche del terreno prelevato (L.R. n.2 del 03/01/2000 art.6) e in particolare con la continuità idraulica, giacché la pratica dell’utilizzo dei “ponti idraulici” è molto contestata in quanto sembrerebbe non rispondere alle aspettative. Si vuole infine conoscere anche se esiste il rispetto dei tempi e dei volumi estratti previsti nel piano di scavo e ratificato nella concessione, e il nome dei responsabili dei procedimenti (funzionari e dirigenti di zona) e del responsabile della Polizia mineraria. La foto, relativa al Paglia, è tratta da una documentazione della bacheca del WWF

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