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Cave, viabilità, edilizia: contraddizioni tra dire e fare. Italia Nostra presenta al Sindaco le osservazioni al PRG.S e auspica un serio incontro

lunedì 24 settembre 2007
Nella lettera inviata il 20 settembre al Sindaco di Orvieto, Stefano Mocio, in fase di osservazioni al PRG.S., Italia Nostra Orvieto, oltre a lamentare la proliferazione delle Cave e a chiedere un maggiore controllo sulle stesse, mette in evidenza anche la contraddizione tra il voler perseguire un "modello diverso di sviluppo", come proposto nella Variante al PRG.S., e alcune scelte adottate in merito alle attività estrattive, alla viabilità secondaria e comunale e, più in generale, all'edilizia. Si stigmatizzano, tra l'altro, scelte di scarso rispetto del patrimonio storico-ambientale, come ad esempio la rotatoria della Segheria e, nella stessa zona, la nuova chiesa a ridosso di un'importante area archeologica. Anche alla viabilità si dovrà fare particolare attenzione, ad esempio valutando attentamente l’impatto che il Casello Nord potrà può arrecare all’ambiente circostante. Su questi e altri aspetti, Italia Nostra Orvieto auspica un serio incontro con l'Istituzione in fase di adozione del Piano. Di seguito il testo integrale delle osservazioni al PRG.S presentate al Sindaco: Signor Sindaco, La Sezione di Orvieto sottopone alla Sua attenzione una serie di osservazioni in merito alla presentazione della variante al PRG.S. del giugno 2007. La variante recepisce alcune tematiche di grande interesse, ma non sempre fornisce soluzioni adeguate. Prendiamo atto, quindi, della riduzione delle zone ‘B’ da 49.063 mq a 7.127 mq (zone ‘B’ e ‘C’), ma, soprattutto, prendiamo atto delle nuove politiche di valorizzazione dei beni territoriali e della qualità dello sviluppo. A fronte di una dichiarazione di ‘paesaggio’ - inteso come risultanza formale dell’interazione nel tempo di elementi naturali ed antropici – al quale è assegnato un ruolo di ‘risorsa strategica’ per lo sviluppo della città e del territorio, la preoccupazione si fa strada circa la scelta delle azioni e dei comportamenti volti ad assicurare l’equilibrio fra aspetti paesaggistici in senso stretto, ambientali, culturali e storici da un lato e aspetti economici dall’altro. Fermo restando che la nostra definizione di paesaggio è quella di ‘bene culturale’, riscontriamo una certa contraddizione fra la ricerca di un ‘modello diverso di sviluppo’, proposta nella Variante al PRG.S., e alcune scelte adottate in merito alle attività estrattive, alla viabilità secondaria e comunale e, più in generale a quella edilizia. Mal si combina, infatti, l’attenzione al paesaggio auspicata nella Variante, con la distribuzione non equilibrata (per usare un eufemismo) nell’ambito della pianificazione delle attività estrattive in Umbria, presente nel PRAE (Piano regionale per le attività estrattive – approvato con Del. Reg. n.465 09/02/2005), che penalizza il territorio orvietano con un’elevata concentrazione di cave: sono attualmente censite ben 25 (venticinque) attività estrattive di vari materiali, quali: basalti, calcari, ghiaie, sabbie, argille. A fronte di questa pesante situazione, che non risparmia né la Valle del fiume Paglia né le colline circostanti, da Benano e CastelGiorgio a Montecchio, dalle ‘Crete’ al Botto, non è data minima garanzia non solo in merito all’attività di vigilanza e controllo di spettanza regionale e provinciale – come previsto nel Regolamento Regionale n.4 del 24/05/2000 “Norme per la disciplina dell’attività di cava e per il riuso di materiali da demolizione”e sue successive modificazioni -, ma anche di quella relativa alla salvaguardia del territorio o paesaggio, che dovrebbe essere cardine dell’attività del Comune; specialmente per quanto attiene il rilascio delle concessioni - che non ignifica blocco delle attività di estrazione, ma una più attenta regolamentazione -, le verifiche sul pericolo di intercettazione della falda idrica di fondo valle in qualche periodo dell’anno o se tali impianti insistono o deturpano aree vincolate o adiacenti a quelle sottoposte a vincolo. Soprattutto, di grande importanza, data l’estensione della superficie sottoposta ad estrazione, sono le modalità degli accertamenti e dei controlli durante le lavorazioni e delle fasi di tombamento dei lotti che vengono man mano esauriti; il rispetto delle modalità di accantonamento del terreno vegetale per la ricopertura; la provenienza del terreno utilizzato per il tombamento, se questo è in linea con le caratteristiche fisico-chimiche del terreno prelevato (L.R. n.2 del 03/01/2000 art.6); il rispetto dei tempi e dei volumi estratti previsti nel piano di scavo e ratificato nelle concessioni. Analoga lettura può essere fatta in merito alla viabilità. Circa il Casello autostradale (Orvieto Nord), è necessaria una valutazione attenta dell’impatto che può arrecare al consolidato e all’ambiente circostante. Va comunque individuata una reale necessità di posizionamento della nuova viabilità in merito ad attenti studi di flussi di traffico (locale e del territorio) fra di loro interagenti. Più in generale, è l’intero sistema della mobilità secondaria e comunale che merita una maggiore attenzione per evitare danni quali la rotonda della Segheria, per intenderci. Prima di ogni intervento e in ottemperanza all’attenzione al paesaggio posta in premessa della Variante, è necessario censire, rivedere e mantenere la viabilità storica e quella con maggiore valore di collegamento interregionale e intercomunale, anche per la viabilità alternativa, usando particolare attenzione a non procurare alterazioni ai drenaggi. Esempio da non ripetere è il danno arrecato alla ormai ex selciata del Tamburino. Richiamo ad una maggiore attenzione per ciò che attiene l’attività edilizia privata. Come detto in apertura, benché ridotta da 49.063 mq a 7.127 mq fra aree ‘B’ e ‘C’, non si può tralasciare, in fase di adozione del Piano, la necessità di un più attento controllo nelle concessioni edilizie sia per ampliamento, sia per nuove costruzioni; soltanto tre esempi: la casa in via della Stazione n.5; le palazzine in via Arno e, soprattutto, la nuova chiesa, con strutture annesse, in via di costruzione alla Segheria, a ridosso di un’area archeologica di grande importanza, soggetta a scavi di ampia portata scientifica e culturale. Lasciamo in conclusione l’aspetto più importante: le emergenze storiche presenti nel nostro territorio, elementi cardine del paesaggio quale ‘bene culturale’ e territorio modificato dall’intervento dell’uomo. Ben venga la salvaguardia della Villa Valadier a Canale ma che dire del Molino Albergo della Nona? La stessa attenzione hanno avuto l’acquedotto medievale, che versa in totale abbandono e il cui ultimo segmento è stato demolito e smontato per far posto al parcheggio ex Campo della Fiera, o più in generale agli altri immobili sparsi in zona agricola, con interesse storico, architettonico e culturale, che subiscono trasformazioni le più disparate, da locande di lusso a rimesse agricole. L’attenzione dovrebbe essere indirizzata anche su quegli edifici agricoli, che non rivestono interesse storico, ma che, sparsi capillarmente sul territorio, sono ormai integrati nel paesaggio per le evidenti peculiarità. La promozione dello sviluppo delle attività agrituristiche, inteso come volano della micro economia locale, non deve prescindere dal valutare con estrema attenzione interventi di recupero e/o ampliamento di fabbricati rurali, onde evitare episodi di “restyling” -più o meno scellerati- che si possono individuare facilmente, percorrendo le strade del territorio comunale. Ciò che preme sottolineare nella fase di osservazioni e di adozione della Variante al PRG.S. è la necessità di non limitare l’attenzione ad alcune aree individuate, quali il perimetro del Parco Archeologico Ambientale di Orvieto (P.A.A.O.) e dimenticare un territorio di cui il parco è parte integrante. Italia Nostra, Sezione di Orvieto, si rende disponibile ad un incontro serio in fase di adozione del Piano Cordiali saluti Il Presidente Lucio Riccetti

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