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L'amore ai tempi del Covid-19. Promettersi Sì come grande segno di speranza

venerdì 24 aprile 2020
di Davide Pompei
L'amore ai tempi del Covid-19. Promettersi Sì come grande segno di speranza

L'amore ai tempi del colera l'ha fermato su carta Gabriel García Márquez, quello ai tempi del Coronavirus lo raccontano, rapide, a colpi di post e like sui social, le storie arrivate dall'Orvietano negli ultimi due giorni. Le storie – giornalisticamente percepite come tali, soprattutto in un momento di distanza sociale in cui a distanza si nasce e si muore ed, evidentemente, si avverte di più il bisogno di partecipazione fisica – sono quelle di altrettante coppie, il cui sentimento non si è scoraggiato nemmeno di fronte alla pandemia. I giorni, invece, sono quelli che una certa retorica vorrebbe come "il più bello".

Lo è stato, sicuramente, non solo per i protagonisti ma anche per chi crede che l'amore sia, effettivamente, più forte di tutto, anche della virtualità, del dolore e del senso di smarrimento esistenziale. E che promettersi "Per sempre", soprattutto in un frangente di crisi delle certezze, significhi donare e donarsi reciprocamente una prospettiva di futuro. Insieme. Questo, almeno, lo spirito con cui nella mattina di venerdì 24 aprile nella Sala Consiliare del Comune di Orvieto è stato celebrato il primo matrimonio civile nel periodo di quarantena per l'emergenza Covid-19, alla presenza di pochissimi intimi.

A far rimbombare il proprio "" dentro cuore e mascherina di fronte a Roberta Tardani – che dall'inizio del suo mandato ha già celebrato numerose unioni – sono stati Cesare Magistrato, primario del Pronto Soccorso lontano per qualche ora dal Santa Maria della Stella di Orvieto, e Cristina Reali, bancaria, insieme da sei anni, accompagnati dai rispettivi testimoni. "Un momento importante – ha dichiarato il sindaco – che, malgrado la difficilissima situazione che stiamo affrontando, ci dice che la vita non si ferma. Questa unione è anche particolarmente significativa perché vede protagonista un medico.

Che, al pari di tanti suoi colleghi e operatori della sanità, è impegnato in prima linea in questa drammatica emergenza. Ai neo-sposi va il mio speciale augurio e quello dell’Amministrazione Comunale. Augurio che vorrei estendere a tutti coloro che, anche in un momento così buio, riescono a scattare istantanee di felicità che danno e daranno in futuro una prospettiva diversa al periodo che stiamo vivendo". Lo scambio degli anelli è arrivato a meno di 24 ore dall'analoga cerimonia celebrata nel pomeriggio di giovedì 23 aprile nella Sala Consiliare di Montecchio.

Ad officiarla, con tutte le disposizioni del caso, il sindaco Federico Gori. "Nessuno di noi, quando pensa al matrimonio – ha detto poi – se lo immagina con mascherine, distanziamento sociale e senza l’affetto degli invitati. Eppure Sandro Liviani e Ana hanno dato a tutti noi un grande segno di speranza, ci hanno dimostrato che la vita va avanti nonostante le difficoltà. Per me celebrare questo matrimonio è stata veramente una grande emozione". E lo è stata anche per gli sposi che, dopo dieci anni insieme, non hanno atteso un giorno in più per mettere al dito gli anelli portati dalla loro piccola, Gaia.

In attesa di poter festeggiare insieme a parenti ed amici che, non appena sarà possibile, giungeranno anche dalla Moldavia. Partecipazioni e bomboniere sono rimaste in negozio. Dovrà aspettare il nuovo anno, il viaggio di nozze in Messico. Ma a rendere speciale la giornata, durante la quale, seppure a distanza, non è mancato l'affetto delle persone care, non è stata solo la logistica. Al termine del rito, infatti, il bouquet di rose bianche è stato portato al cimitero dove riposa Laura, la figlia di Ana. Un momento intimo, bagnato di lacrime ma anche sorrisi sotto la mascherina, dedicato a chi "è sempre con noi".

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