"Nessuna porta chiusa". Il Pd rilancia un Piano per le associazioni e gli spazi pubblici

C’è un vizio che torna spesso nella politica locale: la memoria corta. È comoda, la memoria corta. Permette di trasformare un ricordo in un’accusa, un dettaglio in una colpa, e intanto si nasconde il presente, che resta lì, irrisolto. Così la consigliera Beatrice Casasole (Civitas) ha tirato fuori dal cassetto un episodio vecchio di sette anni, sostenendo che la sua associazione non avesse avuto dal Comune lo spazio richiesto. Se fosse stato solo un aneddoto, un appunto di colore, lo avremmo anche lasciato correre. Ma quando il passato viene piegato per costruire una polemica, allora non si tratta più di memoria: è manipolazione.
La verità, però, è molto meno romanzesca di come la si vorrebbe raccontare. Nel 2018 l’Associazione Tartufai dell’Orvietano, fondata negli anni Ottanta e riconosciuta a livello nazionale, ottenne dal Comune uno spazio nella ex Scuola Media di Via Monte Nibbio. Non fu un favore, non fu un privilegio. La Giunta deliberò all’unanimità, con un contratto di comodato gratuito che stabiliva oneri chiari: custodia degli ambienti, spese forfettarie annuali per le utenze e obbligo di svolgere attività coerenti con le finalità statutarie. Una scelta che non fu arbitrio politico ma riconoscimento di un diritto sancito anche da un “patto di filiera” ministeriale sulla gestione della risorsa tartufo.
Nello stesso periodo, una neonata associazione, quella che oggi viene rivendicata come propria, presentò una richiesta molto diversa: un luogo di assemblee e un vano magazzino per depositare. Nulla a che vedere con i presupposti di un'associazione che nella domanda al comune diceva di occuparsi di "varie problematiche sociali”, nulla di comparabile - in quel momento - con un’associazione storica che rappresentava un’intera filiera.
Eppure vale la pena ricordare che nell'ultimo consiglio comunale non si è parlato di polemiche sterili ma si è discusso di una mozione semplice e chiara: dare spazi sostenibili a tutte le associazioni senza scopo di lucro, nessuna esclusa. Una richiesta giusta, sottoscritta da tutta la minoranza. E cosa fa la maggioranza? La svuota. Trasforma l’urgenza in attesa, il diritto in ipotesi, rinviando tutto a un “forse” legato a un edificio che ancora non esiste: la Casa della Cultura. Nel frattempo, le associazioni restano fuori dalle porte.
È qui che la memoria corta diventa utile: mentre si accusa chi governava undici anni fa di presunti torti mai commessi, si distoglie lo sguardo dal presente, in cui non si dà risposta a chi chiede di poter fare attività culturali e sociali in città. Non si tratta di difendere l’onore di una persona, ma di difendere la verità dei fatti e, soprattutto, la dignità di chi lavora ogni giorno per costruire comunità.
Perché il punto che interessa la città non sono i tentativi della consigliera Casasole di fare disinformazione, e sicuramente non lo siamo nemmeno noi. Il punto vero sono le associazioni tutte: sportive, culturali, sociali, ambientali. Sono il tessuto vivo di Orvieto, una trama che si è infittita ma che oggi rischia di logorarsi, perché non trova spazi per crescere. Quante realtà avrebbero bisogno di un luogo accessibile, riconosciuto, stabile? E quanti locali comunali restano chiusi, silenziosi, inutilizzati?
La nostra proposta è semplice ma ambiziosa: un Piano cittadino per il terzo settore. Non una lista di emergenza da aggiornare ogni volta che scoppia il problema, ma una strategia stabile che:
- individui e assegni spazi pubblici in modo trasparente;
- regoli i rapporti con patti di collaborazione chiari, duraturi;
- sostenga le realtà più fragili e riconosca il terzo settore come parte integrante dello sviluppo della città.
Perché dare spazi alle associazioni non è un atto di cortesia: è un investimento di futuro. Una città che condivide i suoi luoghi genera comunità, riduce solitudini, crea occasioni di lavoro, forma cittadini. In una parola: cresce. Noi difendiamo i nostri rappresentanti, sì, ma soprattutto difendiamo questa idea: che la politica non serva a riscrivere il passato contro qualcuno, ma a scrivere il presente insieme a tutti. Non basta dire di stare dalla parte giusta della storia. Bisogna conoscerla, rispettarla e avere il coraggio di scrivere la prossima pagina. E quella pagina, per Orvieto, si chiama piano di valorizzazione del terzo settore: perché nessuna associazione debba più bussare a una porta chiusa e perché gli spazi pubblici diventino davvero spazi di tutti.
Segreteria Pd Orvieto

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