"res" 2012-2013, confronto su turismo e beni culturali per la competitività dell'Umbria
Ha analizzato le relazioni che connettono all'andamento dei flussi turistici le dimensioni ambientali e culturali dell'Umbria il secondo dei tre seminari organizzati dall'Agenzia Umbria Ricerche ("Aur") con l'obiettivo di approfondire le tematiche del Rapporto economico e sociale dell'Umbria 2012-2013 e che si è svolto stamani nel Salone d'Onore di Palazzo Donini, a Perugia. All'incontro, presieduto dal direttore di "Aur", Anna Ascani, e concluso dall'assessore regionale alla Cultura e al Turismo Fabrizio Bracco, hanno preso parte docenti ed esperti autori degli studi pubblicati nel Rapporto, rappresentanti delle associazioni di categoria e delle organizzazioni sindacali, degli enti e delle istituzioni locali, operatori del settore.
"L'Umbria può competere valorizzando le risorse attrattive di cui dispone: qualità ambientale e giacimenti culturali", ha sottolineato Sergio Sacchi, del Dipartimento di Economia dell'Università di Perugia, proponendo una procedura di lavoro per definire un inventario delle risorse e della loro consistenza, utile a comporre un quadro di riferimento per la gestione delle politiche di sostegno alle attività turistiche. Sono stati presi in considerazione 29 indicatori di diversa natura, dall'incidenza di aree protette e siti di interesse comunitario per l'avifauna sul territorio regionale al numero di archivi e loro dotazioni o all'incidenza delle spese per la cultura. Questi sono poi suddivisi tra sei aree tematiche e, opportunamente rielaborati, concorrono a definire due indici riferiti uno alle dotazioni ambientali, "una sorta di misuratore dell'appeal dell'ambiente dell'Umbria", e l'altro alle dotazioni culturali. In questo caso, "una specie di misuratore della potenza centripeta delle strutture e delle iniziative culturali in regione".
Dallo studio, "una bozza indicativa di un più sistematico lavoro da sviluppare - ha rilevato Sacchi - si evince che non è evidente una stretta correlazione tra queste dotazioni e l'intensità o le variazioni dei flussi turistici. Inoltre, emerge un ampio spazio di lavoro per le amministrazioni sui numerosi punti in cui i valori dell'Umbria appaiono sottodimensionati rispetto alla media nazionale. Con l'indice di sintesi, in definitiva, l'Umbria finisce per fermarsi in una modesta quindicesima posizione, dando così un richiamo a non interrompere il percorso di potenziamento avviato".
Del peso del turismo nell'economia umbra hanno parlato Stefano Rosignoli, dell'Irpet, l'Istituto regionale per la programmazione economica della Toscana, ed Eleonora D'Urzo, dell'Agenzia Umbria Ricerche.
La più semplice misura della consistenza e gli effetti economici dell'attività turistica, hanno spiegato, è data in assoluto dalla quantità di presenze turistiche che, nello studio, sono state affiancate al tasso di turisticità. In base a tale indicatore, l'Umbria si colloca poco al di sopra della media italiana nella graduatoria delle regioni italiane più turistiche. A livello comprensoriale, i territori a maggiore pressione turistica risultano la Valnerina - Cascia e Assisi; quelli a più elevato livello di presenze sono i comprensori Perugino, Assisano e Trasimeno.
Altra misura significativa è costituita dal dato di spesa turistica. Da una stima di quanto spendono gli italiani e gli stranieri in Umbria, emerge che "l'ammontare di spesa dei non residenti pesa nel 2011 il 6.4 per cento dei consumi interni complessivi. Questa percentuale è tornata a salire nell'ultimo anno dopo un calo avuto nella fase più acuta della crisi economica internazionale". I consumi prevalenti dei turisti "riguardano per oltre il 55% la spesa in alberghi e ristoranti, seguita da un 14% per ricreazione e cultura e da un 10% per prodotti del tessile e abbigliamento". La spesa media dei turisti "è contenuta e varia notevolmente a seconda della struttura ricettiva in cui i turisti alloggiano - hanno detto Rosignoli e D'Urzo - Si passa da 99 euro di spesa giornaliera per chi alloggia in albergo a 37 euro di spesa dei turisti non ufficiali ed escursionisti. Mediamente la totalità dei turisti sostiene una spesa media di 60 euro, inferiore a quella italiana che si aggira intorno a 93 euro giornaliere".
Dall'analisi, inoltre, emerge che "in Umbria il Pil (Prodotto interno lordo) attivato dal turismo ammonta a 500 milioni di euro (2.29% del Pil regionale) e l'occupazione ammonta a 7226 unità di lavoro (1.95% del totale. La spesa turistica umbra ha un effetto anche nel resto d'Italia, in gran parte legata alle importazioni di beni e servizi dalle altre regioni, rispettivamente di 587 milioni di euro e 9356 unità di lavoro".
Le caratteristiche e i mutamenti del sistema museale umbro sono stati esaminati da Andrea Orlandi, dell'Agenzia Umbria Ricerche, e Paola De Salvo, dell'Università degli studi di Perugia.
"Il concetto e la funzione sociale del museo in Umbria - hanno rilevato - sono stati rappresentati dalle diverse politiche pubbliche che hanno cercato, nel tempo, di dare soluzione a diverse problematiche, quali lo stato di abbandono dei musei locali sul territorio, una mutata domanda di consumi culturali e museali, l'idea di fare del tessuto museale regionale uno dei volani dello sviluppo economico dell'Umbria. Ne è seguita una 'governance' di sistema e un innovativo complesso di strategie di valorizzazione e sviluppo - hanno concluso - che hanno cercato di tenere in considerazione non solo i rinnovati riferimenti normativi, ma anche le trasformazioni socioculturali che hanno caratterizzato l'istituzione museale".
Il dibattito ha analizzato anche il sistema di conservazione dei beni culturali, partendo dal saggio di Andrea Orlandi, Francesca Menichelli (Agenzia Umbria Ricerche) e Francesca Ceccacci, dell'Università di Perugia. "Sin dalla nascita dell'Ente Regione - secondo lo studio - l'Umbria si è caratterizzata per un'attenzione al recupero del patrimonio storico-artistico attenta alle esigenze del vivere contemporaneo. 'Politiche per i Beni Culturali', già dagli anni Settanta, ha significato in Umbria politiche per il territorio complessivamente inteso, nella consapevolezza che per ‘conservare' è necessario un ‘sistema di conservazione sul territorio', in grado di attenuare i fattori di rischio ambientali sul patrimonio stesso attraverso un'attenta programmazione degli interventi".
"L'Umbria - hanno detto i relatori - pur con le inevitabili contraddizioni di un percorso durato quattro decenni, oggi si è ritagliata una posizione di riferimento nazionale nel campo della conservazione dei beni culturali. In quest'ottica - hanno concluso - il sistema di conservazione diviene anche un sistema economico, fatto di un mercato, una domanda e una offerta. Servono politiche formative, quindi, di nuove figure di ‘addetti alla conservazione', da cui è nato un sistema imprenditoriale in grado, oggi, di competere in Italia e nel mondo".
L'assessore Bracco: "Occorre uno sforzo collettivo per superare le criticità"

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