cultura

In replica "Ho amato tutto" con Paola Pitagora. "La felicità, frutto di conquista, diventa racconto"

giovedì 24 luglio 2025
di D.P.

Una storia vera di coraggio, libertà e amore restituita, non senza emozione, ai luoghi dove ha iniziato a scriversi. È in questo lembo di Alto Orvietano, dove ha avuto principio e ancora oggi continua, che, come annunciato, nella serata di mercoledì 23 luglio ai Giardini Pubblici di Montegabbione, in Via Aldo Moro, per la prima volta, è stato accolto tra gli applausi "Ho amato tutto", lo spettacolo teatrale e musicale interpretato da Paola Pitagora, diretto dalla figlia Evita Ciri, con le musiche dal vivo di Peppe d'Argenzio (Avion Travel) ed Emanuele Bultrini (BabelNova Orchestra), prodotto dalla Fondazione "Noi siamo Paola", nata nel 2002 per volontà dei cinque figli di Donna Paola Menesini Lemmi Brunelli.

Un debutto particolarmente atteso e fortemente simbolico a cui venerdì 25 luglio alle 21 farà seguito la rappresentazione nel piccolo anfiteatro del Parco Pubblico "Vittorio Valletta" di Parrano. È nei luoghi delle radici – compresi Carnaiola, Monteleone d’Orvieto e Ficulle, nel cuore dell’Umbria più autentica, e tra la Toscana di San Quirico d’Orcia e il Monte Argentario – che si sono plasmati vita e immaginario. E che la memoria della famiglia si è intrecciata con le scelta della nobildonna – classe 1934, proveniente da una delle maggiori dinastie di proprietari terrieri, i Menesini Lemmi di Montegabbione, legati sin dal 1700 allo Stato Pontificio – di trasformare il corso della propria esistenza.

Una testimonianza di coerenza e coraggio ben raccontata anche nelle 128 pagine del libro "Creando il mare" scritto da Giovanni Maria Gambini con Paola Menesini Brunelli (Effigi, 2020), "stravagante fiaba di formazione" che ha liberamente ispirato lo spettacolo. In scena, oltre che su carta, la storia, e la forza, di una donna, che "ha amato tutto per davvero, abbracciando l’amore della sua vita e, con esso, tutto l’ignoto che ne derivava". E, al tempo stesso, rifiutato il destino tracciato dalla sua stirpe aristocratica che possedeva palazzi, castelli, casolari, conventi, casini di caccia e 12.000 ettari di terra tra l'Umbria e la Toscana.

Laureata in Chimica Farmaceutica, insieme al marito, Ferdinando Brunelli – "uomo attraente, sicuro di sé", conosciuto da ragazza a Perugia, proveniente da una famiglia, storicamente radicata nel capoluogo umbro, di professionisti, medici e giuristi, tra cui adesso il penalista David Brunelli, ordinario di Diritto Penale presso l’Università degli Studi di Roma Tre, andò a vivere nella Capitale dove lui iniziò il suo percorso di lavoro all’Istituto per la Ricostruzione Industriale e costruì una vita fondata sull’essenziale, sul coraggio e sulla consapevolezza. È al suo fianco che rimase tutta la vita, occupandosi della famiglia in un'epoca e in un contesto urbano effervescente come quello della Roma degli anni '60.

Qui non mancavano lavoro, meritocrazia e possibilità di emergere, a prescindere dal ceto di provenienza. Insieme, costruirono un percorso sul senso profondo delle cose e su una felicità conquistata, mai concessa. In un momento storico e sociale come quello attuale segnato dalla paura di scegliere, dalla solitudine digitale, dall'incertezza costante del domani e dalla diffidenza verso il prossimo, questa "ballata di una donna che ha scelto di vivere pienamente" risponde all’ambizione di portare un messaggio di positività, concretezza, fiducia nel futuro e accoglienza verso l'altro, in tutte le sue sfumature. Perché "la felicità, quando è frutto di una conquista, diventa racconto".

"La storia di Donna Paola, femminista d'istinto e di natura, attraversa la memoria del nostro Paese e ci ricorda che è ancora possibile scegliere, amare, rischiare. Il suo è un invito senza tempo a vivere con pienezza" suggerisce la sua interprete, poliedrica artista che non più tardi di un mese fa ha ottenuto il Premio "Aroldo Tieri. Una vita per lo spettacolo", da sempre vicina a figure femminili fuori dagli schemi e legata all’Umbria anche per il film "L’età giusta" dove ha recitato nel ruolo di un'ottantenne che non rinuncia alla felicità e all'amore incondizionato. Un percorso coerente che trova in questo racconto corale in cui personali scelte visionarie diventano atto civile una nuova, intensa tappa artistica.

Un viaggio intimo e universale per raccontare l’essenza di "una persona diretta, che metteva il cuore prima delle convenzioni", così come ricordato dalla regista, trasformando in arte il suo legame personale, e che nel secondo dopoguerra scelse la libertà a quell'eredità culturale e familiare di cui Montegabbione è epicentro, oltre che luogo di origine. Qui tra '800 e '900 visse il nonno, Achille Lemmi, fondatore delle Officine Meccaniche Umbre a cui è intitolata la strada principale del borgo. "Accogliere lo spettacolo nei luoghi dove l'avventura ha avuto inizio – ha affermato il sindaco di Montegabbione, Sebastiano Caravaggiè un atto di restituzione della memoria.

Di riconoscenza verso una figura che ha scelto di vivere in armonia con la nostra terra, con le sue passioni e con i suoi sogni. Donna Paola rappresenta un esempio raro di coerenza e libertà, e farla rivivere attraverso la voce intensa di Paola Pitagora è motivo di orgoglio e commozione per tutta la nostra comunità. Montegabbione ha voluto fortemente questo evento perché crediamo nella cultura come strumento di identità, di caratterizzazione e futuro. Siamo grati alla Fondazione 'Noi siamo Paola', alla Compagnia Teatrale, alla Pro Loco e a tutti coloro che hanno collaborato alla realizzazione di questo momento tanto atteso". 

Sulla stessa linea, Valentino Filippetti, primo cittadino di Parrano, il secondo feudo, a pochi chilometri da Montegabbione, considerato l'altro cuore pulsante di tanta eredità che ospita in Via XX Settembre, nello storico Palazzo Lemmi – al centro di un restauro partecipato che coinvolge studenti, artigiani e professionisti – che domina l’abitato la sede della Fondazione "Noi siamo Paola" nata per promuovere proprio la tutela del territorio, la valorizzazione degli antichi mestieri artigianali e la cultura del restauro. "È anche così – dice – che la memoria familiare si fa progetto concreto, in un dialogo vivo tra passato e futuro, bellezza e responsabilità".

Altro scenario di una biografia non convenzionale, il borgo di San Quirico d’Orcia, dove sorge Palazzo Lemmi Cospi Billò, storica dimora abitata dall’imprenditore Achille Lemmi, pioniere dell’industria metalmeccanica e precursore nelle relazioni sindacali agricole del primo Novecento, con la moglie Giulia Camilla Meoni e la suocera Teresa Cospi Billò. Importante poi anche il Convento dei Cappuccini, trasformato nell'800 in residenza agricola e cappella privata, dove Donna Paola trascorse l’infanzia. I rami familiari Lemmi, Filugelli, Cospi Billò, Meoni, Verdiani Bandi e Chigi Saracini rafforzarono nel tempo un asse culturale e genealogico tra Umbria e Toscana.

Una trama nobiliare che ha lasciato segni duraturi su borghi, paesaggi e comunità, e che oggi a quasi un lustro dalla scomparsa di Donna Paola,  avvenuta all'età di 86 anni, dopo una lunga lotta contro il cancro, rivive attraverso il teatro restituendo con sensibilità e forza poetica l’energia con cui ha vissuto, "la sua schiettezza, la libertà interiore, la capacità di ascoltare il cuore". Patrocinato dai Comuni di Montegabbione e Parrano, con il contributo della Pro Loco, della Fondazione "Noi siamo Paola" e di imprese della zona, lo spettacolo ad ingresso libero - che giovedì 24 luglio alle 21 andrà in scena al Parco dei Mulini di Bagno Vignoni - coinvolge anche realtà locali. Insieme, rivivere insieme una storia.

Per ulteriori informazioni:
https://fondazionenoisiamopaola.org 

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