cultura

Suspense ed emozioni al Mancinelli con "Il Giocattolaio". Applausi per Francesca Chillemi e Kabir Tavani

domenica 7 aprile 2024
di Federica Sartori

Dall'apertura del sipario fino all’ultima battuta non si è sentito un sussurro o una parola provenire dal pubblico. Silenzio assoluto in platea e nei palchi, nel pomeriggio di domenica 7 aprile al Teatro Mancinelli di Orvieto, per l'annunciato spettacolo "Il Giocattolaio". Spettatori rapiti, assolutamente rapiti dal testo ma soprattutto dall’espressività, dalla gestualità, dal turbinio di sensazioni che i due protagonisti trasmettono a ogni parola.

Nei primi minuti la bravissima Francesca Chillemi conduce per mano il pubblico in un thriller che sembra riguardare persone estranee, ben undici donne sedotte, violentate e ridotte allo stato vegetale di "bambole" per mano di un killer indicato dagli investigatori, appunto, come "Il Giocattolaio". È Maude, la psichiatra che incontra queste donne che non hanno più la possibilità di parlare, muoversi, pensare.

È addolorata, arrabbiata, sconvolta da quanto accade perché impotente di fronte a quelle ragazze morte senza in realtà essere dei cadaveri. Soffre profondamente per l’indifferenza delle persone che prestano attenzione alle notizie su questi gravissimi episodi solo il tempo di leggere un articolo. Poi la pagina del giornale viene girata e quelle ragazze spariscono dalla memoria collettiva. Quella riflessione la rende triste perché evidenzia l’aridità dell’animo umano.

Chi è invece davvero Robert, un ottimo Kabir Tavani? Un ragazzo qualsiasi che ha gentilmente aiutato Maude con la macchina in panne? Si scoprirà poco più tardi, quando bussa alla porta della giovane per poter fare una telefonata e Maude spontaneamente, ma avventatamente, lo fa entrare. Sembra gentile, poi invadente, quindi minaccioso. Dapprima le confessa di essere il voyeur che vive nel palazzo di fronte, poi inizia una tortura psicologica affermando di essere il famigerato Giocattolaio.

Pur di avere salva la vita, la donna si dichiara pronta a soddisfare le sue richieste. Quando la sottile opera di manipolazione è compiuta, con un colpo di scena inaspettato, Robert afferma di non averla drogata, di non essere né il voyeur né il killer, ma un attore che sta frequentando un seminario di recitazione. Dalla paura, dalla sottomissione, dal terrore provati in quei minuti, Maude reagisce con violenza ferendolo con un coltello.

Avrebbe l’opportunità di colpirlo di nuovo, potrebbe ucciderlo, ma sii ferma perché tra i due si è insinuato un gioco di seduzione fisica e psicologica che li spinge l’uno tra le braccia dell’altro. La psichiatra è arrabbiata e spaventata per la reazione eccessiva che ha sentito nascere dentro di sé. Sarebbe stata capace di uccidere per vendicarsi di quel senso di terrore e impotenza a cui Robert l’aveva sottoposta?

Sembra quindi ci si possa rilassare: Maude è al sicuro, Robert ha sicuramente esagerato con la prova d’attore ma non è il Giocattolaio. Invece… appena il tempo di pensare questo che lo spettatore è di nuovo con il fiato sospeso perché prima di raggiungere Maude in camera, Robert nasconde un rompighiaccio. La psichiatra ha abbandonato le difese, le paure e anche la rabbia per quello ‘scherzo’ da parte di Robert ma la mattina seguente ha la sconvolgente certezza di trovarsi di fronte il Giocattolaio.

In un gioco di colpi di scena è lei ad avere la meglio, riuscendo ad anestetizzarlo. Quando il ragazzo non può più reagire a causa di un forte anestetico che è riuscita a fargli ingerire, Maude non pensa più solo alla propria salvezza ma viene colta dal desiderio di vendetta. Viene sopraffatta dalla rabbia. Cinica, fredda, determinata comunica a Robert, con sottile cattiveria, quale sarà il suo destino. Da medico sa come mettere in pratica il modo più feroce per rendere giustizia alle vittime del Giocattolaio.

Nelle ultime ore ha provato tristezza, impotenza, dolore, paura, umiliazione, passione, desiderio di vendetta. Un turbinio di emozioni, un continuo correre sul filo della vita e della morte, della verità e delle bugie, della soccombenza e della reazione. Si ferma in tempo. Non compirà il gesto estremo di uccidere il Giocattolaio. Sarebbe una sconfitta, vorrebbe dire che è diventata come lui. Esce dall’appartamento.

Le luci si accendono, gli spettatori hanno vissuto un’ora di tensione, di paura, di speranza e di trepidazione. La scelta di Maude è la migliore tra qualsiasi possibile vendetta. Gli applausi partono scroscianti a sottolineare la bravura di Francesca Chillemi e Kabir Tavani, per le continue emozioni che hanno trasmesso, per la battaglia psicologica palpabile per tutto il tempo. Intensi, credibili, in perfetta sintonia tra loro, coinvolgenti nelle tante emozioni emerse.

Al termine dello spettacolo, Francesca Chillemi ha accettato di scambiare qualche parola affermando ai giornalisti "È un testo di tanti anni fa, ma attuale. Terribilmente attuale. Ed è così colmo di sentimenti e sensazioni, di ribaltamenti di ruoli, di similitudini con la realtà, che ad ogni spettatore porta sfumature diverse di un unico messaggio: non sottostare alla paura, così come all’indifferenza. Non vivere con leggerezza, riflettere, uscire da situazioni difficili che possono tramutarsi in drammatiche, ma mai cadere nella trappola della vendetta. Maude si ferma quando ha salva la vita, da vittima non si trasforma in carnefice. Trova la grande forza di non cedere alla vendetta. Ogni volta che salgo sul palcoscenico provo un profondo coinvolgimento emotivo perché ripeto, è una storia scritta tanti anni fa, ma assolutamente viva".