cultura

"Ogni Parola è una Storia" - 2

lunedì 20 giugno 2022

UNA NEBBIA VENUTA DAL PASSATO
di Anna Rosella, classe 3B
Racconto vincitore per le Classi Terze Scuola Media “L.Signorelli”- Orvieto.
Parola-scintilla: Nebbia
 
Ormai era ovunque. Camminavo lentamente ed affannosamente. I piedi erano come due pesi che mi rendevano difficile il passo. Ad un certo punto udii una voce angelica, femminile, che in qualche maniera mi rassicurava. Non vedevo a più di trenta centimetri dal mio naso e la nebbia mi avvolgeva completamente. Mi risvegliai di soprassalto e guardai fuori dalla finestra; il cielo si intravedeva appena, con il suo abituale colore violastro tendente all’arancione. Come nel mio sogno, lei era lì, impalpabile e umida. La bruma ricopriva ogni singolo spazio. Ormai questo non mi faceva più effetto, dato che la caligine ricopriva tutto da prima che io nascessi. La situazione, infatti, era tale ormai da moltissimi anni.

Mi alzai dal letto e, con il passo ancora incerto e lo sguardo addormentato, mi diressi verso la porta della camera. Sentii, come ogni mattina, mia madre urlare: “Katie, vai a prendere l’acqua!”. Da anni, tutti i giorni, mi toccava quell’ingrato compito. Sollevai il chiavistello dell’uscio di casa ed uscii. Camminando avvertivo l’umidità che si materializzava sulla mia pelle sotto forma di gocce fastidiose. Per chi non c’era abituato, sarebbe stato impossibile procedere senza andare a sbattere contro qualcosa. Una luce soffusa e opaca traspariva leggermente. In tutta la mia vita non avevo mai visto realmente la luce del sole.

Nessuno sapeva perché, ma da tempo immemore sul pianeta era calata un'inspiegabile foschia che aveva ricoperto ogni cosa come un velo sottile.
Arrivai al pozzo e presi l’acqua con un secchio per portarla a casa; in giro non c’era anima viva. Alcuni odiavano questa bianca e silenziosa spuma che avvolgeva tutto, ma io la percepivo anche come una protezione. Nel mio villaggio si sentivano spesso grida, urli, perché la gente era disperata e stufa di un mondo senza luce. Si sarebbe potuto affermare che la nebbia non avvolgeva solo il paesaggio, ma anche l’animo e le menti delle persone.

Gli anziani raccontavano che i loro antenati avevano vissuto in un mondo dove il cielo era limpido ed il sole illuminava i paesaggi e le città.
Ora l’aria era calda, ma il sole non si vedeva mai. Passeggiando mi venne un’idea: avrei scoperto da dove proveniva tutta quella bruma. Corsi immediatamente verso casa, posai il secchio d’acqua e andai a cercare l’anziana del villaggio. La trovai, dopo una estenuante ricerca, davanti alla sua casa. Assorta nei suoi pensieri, era seduta sul terreno e contemplava il cielo con sguardo fisso e vuoto. I suoi verdi occhi erano spenti, non avevano la luce vitale che gli occhi umani in genere possiedono.

Nessuno osava immaginare cosa poteva aver vissuto o provato in passato. Era vestita con una lunga tunica bianca e rossa ed indossava al collo una collana di piume. I capelli erano candidi con striature grigiastre, li portava sciolti e le ricadevano lungo le spalle. Mi avvicinai con cautela per porle le mie domande ma non ci fu bisogno di parlare. Lei sapeva già perché ero lì. Mi raccontò che in un tempo lontano altri esseri abitavano il nostro pianeta e che erano stati distrutti dalla loro stessa intelligenza. Mi disse che nel bosco viveva una creatura che avrebbe però potuto fornirmi maggiori spiegazioni.
 
Il mattino seguente mi avventurai nella foresta. Il luogo era spettrale ma non mi arresi. Avvertii un movimento tra le fronde degli alberi e ne uscì, volando dolcemente, una piccola e graziosa libellula. Subito dopo mi accorsi che non si trattava di un insetto, ma di una piccola creatura con le ali e il corpicino di donna. Si posò su un ramo davanti a me e mi disse: “So cosa vuoi sapere”. Riconobbi la voce del mio sogno. Continuò quasi in un sussurro: “Sei una ragazza curiosa ma buona d’animo e per questo te lo dirò”.

Mi raccontò che più di mille anni prima sul pianeta una guerra atomica aveva distrutto quasi tutti gli esseri viventi. I pochi che si erano salvati avevano dato origine alla popolazione attuale. L’atroce conflitto aveva distrutto tutto ciò che era simbolo di quella civiltà ed era per questo che nessuno ne aveva più memoria. La nebbia non era altro che il risultato dei disastri avvenuti in seguito alla guerra. Alla fine del racconto la ringraziai e lei nel salutarmi mi regalò uno strano oggetto, dicendo che era un simbolo importante della passata civiltà umana.

Era un oggetto particolare, dalla forma rettangolare, gli angoli arrotondati ed uno schermo tutto rotto, ricoperto dalla patina del tempo.
Lo portai alla capanna e lo ripulii. Piano piano venne alla luce l’icona di una mela morsa. Pensai: “Ma che oggetti usavano nel passato?!”
Nessuno nel 3150 prenderebbe in considerazione l’idea di barattare qualcosa per un inutile specchietto del genere!” e incurante lo infilai in una cesta.

 

Ogni parola è una storia - 1 

Nota della Redazione: Orvietonews, giornale online registrato presso il Tribunale di Orvieto (TR) nr. 94 del 14/12/2000, non è una bacheca pubblica. Pur mantenendo fede alla disponibilità e allo spirito di servizio che ci ha sempre contraddistinto risultando di gran lunga l’organo di informazione più seguito e letto del nostro territorio, la pubblicazione di comunicati politici, note stampa e altri contributi inviati alla redazione avviene a discrezione della direzione, che si riserva il diritto di selezionare e modificare i contenuti in base a criteri giornalistici e di rilevanza per i lettori.