"Ogni Parola è una Storia", seconda edizione

Lo scorso Anno Scolastico, all’interno del Dipartimento Verticale dell’Area Umanistica dell’Istituto Comprensivo Orvieto-Baschi, ci venne la bella idea di lanciare un Concorso Letterario rivolto ai nostri alunni, qualcosa che solleticasse in loro l’ebbrezza del mettere al mondo storie e personaggi che prima non c’erano (chissà dove stavano), ma anche che sollecitasse noi stessi a lavorare di più, e meglio, sulla scrittura narrativa, di fiction, come strumento obliquo di espressione di sé, al di fuori delle maglie della consueta autobiografia.
Decidemmo che avremmo assegnato a ogni annualità delle parole-scintilla (in seguito così le abbiamo chiamate) da cui far sprigionare, attraverso la potenza della scrittura, le ipotesi narrative più suggestive. Il Concorso, denominato quindi "Ogni Parola è una Storia", ebbe un grande successo, molte maestre e professori aderirono con le loro classi, i bambini delle Scuole dell’Infanzia disegnarono degli splendidi cartelloni, quelli della Primaria di Sferracavallo costruirono un’istallazione con delle cartoline divertenti e, visto che la parola-scintilla era "Sorriso", anche commoventi, in epoca di pieno covid e di mascherine. E uscirono fuori anche delle gran belle storie, che Orvietonews ebbe la bontà di far conoscere a un pubblico più ampio.
Tutto questo per dire che, dopo questa prima esperienza positiva, non potevamo certo fermarci, e quindi anche in quest’anno scolastico abbiamo messo in piedi la macchina organizzativa che ha portato centinaia di alunni di ogni ordine e grado a diventare scrittori o, nel caso dei più piccoli, illustratori.
Il risultato, a nostro modo di vedere, è stato ancora una volta di grande livello: nei racconti che andrete a leggere in queste puntate troverete non solo emozioni, pensieri, gioie e tormenti di un’età bella quanto difficile, ma anche personali visioni del mondo, sguardi originali sulla realtà, e tocchi di autentico stile.
Le parole-scintilla assegnate in questa Seconda Edizione (che sono state sviluppate e trasformate in un racconto scritto rigorosamente in una sola tranche, di 3 ore, in presenza a scuola) sono state le seguenti:
INFANZIA E PRIME TRE ANNUALITÀ DELLA PRIMARIA (lavoro figurativo): notte
PRIMARIA CLASSI 4e: finestra
PRIMARIA CLASSI 5e: scoperta
MEDIA CLASSI 1e: mare
MEDIA CLASSI 2e: sorpresa
MEDIA CLASSI 3e e BIENNIO SEC.SUP.: nebbia
Dalle centinaia di racconti scritti, sono stati selezionati innanzitutto i vincitori di classe poi, tra essi, i vincitori di annualità (quelli che andremo a pubblicare qui), plesso per plesso, a cui sono andati in premio dei libri e degli abbonamenti annuali alle riviste Focus Junior e Internazionale Kidz.
A questi vincitori si è poi aggiunta una sezione parallela in collaborazione con cinque classi della IISST Majorana-Maitani che hanno aderito all’iniziativa: i migliori racconti dei ragazzi della Secondaria Superiore sono infatti stati letti ad alta voce in classe dagli studenti delle Classi Terze della Secondaria Inferiore, e viceversa. Alla fine gli alunni hanno votato il racconto migliore dei “colleghi”, assegnando un particolare “Premio dei Lettori”, che è stato consegnato il 7 giugno nel corso di un’iniziativa al IISST Majorana-Maitani alla presenza degli studenti coinvolti. Nel corso di tale incontro una Giuria di docenti interna del Majorana-Maitani ha consegnato un ulteriore premio per il racconto della Secondaria Superiore più meritevole. Anche questi tre complessivi lavori saranno pubblicati su queste pagine.
Quelli che leggerete in questa serie di puntate sono quindi i racconti che l’hanno spuntata, dalle Primarie alle Superiori: alcuni hanno vinto una concorrenza durissima con quelli di altre sezioni dello stesso plesso, altri sono esponenti di scuole a sezione unica. Ma tanti altri avrebbero meritato la gloria di una pubblicazione, credeteci.
Grazie quindi a Orvietonews per essersi nuovamente resa disponibile alla pubblicazione (da uno a tre ogni puntata, a seconda della lunghezza, in ordine sparso) di questi piccoli-grandi gioielli usciti dalla creatività dei nostri bambini e dei nostri ragazzi. Tutti i racconti vincitori saranno via via anche pubblicati, in forma di podcast sonoro nel blog scolastico legato al Progetto "Parole all'Aria".
Un grazie enorme, infine, va anche alle “nostre” Librerie Giunti, Sovrappensieri e Valente che per il secondo anno hanno accolto con entusiasmo questa nostra iniziativa mettendo a disposizione i libri che hanno costituito una parte del nostro premio. Ora sta a voi, amici lettori di Orvietonews, dedicare qualche minuto alla lettura di queste pagine e a perdervi in queste bellissime storie. Se vi piaceranno, come crediamo e speriamo, lasciate per favore un segno del vostro apprezzamento: i nostri ragazzi ne saranno entusiasti!
Prof. Andrea Caponeri
Referente Dip.Vert. Area Umanistico-Antropologica
Ist.Compr. Orvieto-Baschi
LA FITTA NEBBIA DELL’ALZHEIMER
di Adriano Peresso, classe 3D
Racconto vincitore del Premio dei Lettori, assegnato dagli studenti del biennio dell’IISST Majorana-Maitani.
Parola-scintilla: Nebbia
Alzheimer, che brutta malattia!
A soli cinque anni di età mi sono trovato di fronte al mio adorato nonno Aldo che non riconosceva più la voce di sua figlia, la mia figura e non riconosceva nemmeno la sua casa, la sua stanza, i suoi oggetti. L’unica persona a cui sorrideva era Nina, che da quando mia mamma ha iniziato a lavorare a Roma, faceva compagnia al nonno. Dopo un po’ di anni che il nonno era scomparso, ho chiesto alla mamma di cosa fosse morto, così un giorno la mamma mi ha raccontato tutto sull’Alzheimer.
Il cervello del nonno era avvolto da una fitta nebbia che non gli permetteva più di ricordare chi fosse né dove si trovasse. La mamma mi ha spiegato che quella del nonno era ed è una malattia che cancella tutto ciò che di bello la vita ti regala, cancella le persone che ti hanno circondato e che ti circondano. Elimina i ricordi e le emozioni più belle che ti accadono durante la tua vita. Vivere accanto a un malato di Alzheimer non è semplice: assistenza continua, fatica, dolore, rabbia, stress… le preoccupazioni si infittiscono ogni giorno.
Quando hanno diagnosticato l’Alzheimer a mio nonno Aldo, io avevo appena cinque anni e non sapevo bene in cosa consistesse quel morbo se non nella perdita di memoria, ma ho capito negli anni successivi che dietro a questa terribile malattia c’è molto di più. Essa ti modifica non solo la tua persona, ma anche i tuoi comportamenti. Incuriosito dai racconti di mia mamma su mio nonno, mi sono documentato sulla malattia, che fu descritta per la prima volta nel 1906 dal neuropatologo tedesco Alois Alzheimer (1863-1915). Questo medico scoprì, in una donna di circa cinquantuno anni, una forma particolare di demenza caratterizzata da disturbi del comportamento di tipo fobico, perdita di memoria, cambiamenti di umore.
Leggendo queste brevi notizie sull’Alzheimer mi è rivenuto in mente quel giorno in cui l’agitazione del nonno si manifestava con il camminare costantemente avanti e indietro nel cortile di casa e noi avevamo paura che potesse uscire fuori e andare incontro alle macchine. Solo la voce pacata ma determinata di Nina riuscì a farlo smettere e ogni volta che lei invitava il nonno a rientrare in casa, lui ritornava calmo e amorevole, come quando mi teneva sulle ginocchia e attaccavamo insieme gli adesivi sulle riviste della mamma.
Non era colpa sua, lo sapevamo tutti, ma a volte mi spaventavo sentendo urlare il nonno nel cortile di casa. Molto spesso chiamava mia madre senza sosta. Cercavo di avvicinarmi al letto dicendogli che la mamma era con me a giocare, ma lui non mi ascoltava e continuava a chiamarla.
Mi ricordo anche l’ultima volta che l’ho visto: era in ospedale e aveva nel naso una specie di filo trasparente e io ho chiesto alla mamma cosa fosse. Lei mi rispose che era un tubicino con dentro l’ossigeno perché era arrivato il momento in cui il nonno doveva imparare a volare. Quel giorno lui mi ha guardato, mi ha sorriso e con la voce flebile mi ha chiesto: “Celestino, hai fatto merenda?”.
Incredibile! Il nonno mi aveva riconosciuto. Ancora oggi mi piace pensare che forse quel giorno la nebbia che avvolgeva il suo cervello si stava dissolvendo, lasciando il nonno finalmente libero di spaziare nel cielo azzurro.

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