Il dipinto del "Dante barbuto" porta Orvieto sulle tracce del Sommo Poeta

Non è vestito di rosso e non calza la celebre "berretta bianca aderente alla testa con punte coprenti gli orecchi, cui è sovrapposto un berretto con fascia al sommo della fronte e un ricasco a cappuccio sul dorso". Eppure, questo sì, ha in testa il serto di alloro che allude all'incoronazione postuma e, su tutto, un'evidente inedita barba. Si discosta dall'iconografia canonica con la quale secoli di tradizione, anche pittorica, hanno consegnato alla modernità l'immagine di Dante Alighieri, la pittura a tempera che, da anni, è appesa alle pareti dell'Ufficio del Sindaco.
Sarebbe da datare fra il '500 e il '600. Quanto all'autore è ignoto, ma è ipotizzabile che si sia ispirato al pittore fiorentino Cristofano di Papi dell’Altissimo. La raffigurazione sembra prendere spunto dalla dettagliata descrizione contenuta nel "Trattatello in Laude di Dante" scritto da Boccaccio tra il 1351 e il 1355. "Il suo volto fu lungo, e il naso aquilino, e gli occhi anzi grossi che piccioli, le mascelle grandi, e dal labro di sotto era quel di sopra avanzato; e il colore era bruno e i capelli e la barba spessi, neri e crespi, e sempre nella faccia malinconico e pensoso".
L'inedita rappresentazione appartenente alla Quadreria del Municipio in autunno lascerà eccezionalmente la sua sede per essere esposta al Museo "Claudio Faina" – come punta di diamante della mostra "Il vero volto di Dante Alighieri. Sulle tracce del Sommo Poeta a Orvieto" – proprio di fronte al Duomo che, al suo interno, tra gli affreschi mozzafiato della Cappella di San Brizio, conserva un altro ritratto, opera di Luca Signorelli, che ha raffigurato anche scene tratte dai primi undici canti del Purgatorio.
E il tema del Purgatorio dantesco trova l'accezione più elevata nel Pozzo di San Patrizio che, per un breve periodo, venne chiamato Purgatorio di San Patrizio. Altre tracce di presenza dantesca in città sono rintracciabili nelle nobili famiglie orvietane dei Monaldeschi e dei Filippeschi e nella loro rivalità per la supremazia cittadina citata nel VI Canto del Purgatorio della Divina Commedia. Rarissimi i casi nel mondo in cui Dante viene raffigurato con la barba. Oltre al dipinto di Orvieto si contano, infatti, una miniatura su un codice alla Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia.
Una cartolina riproducente un quadro andato perduto. Il quadro di Il’ja Efimovic Repin che si trova a Kostroma, città russa a Nord-Est di Mosca, esposto al Kostroma State Historical-Architectural and Art Museum. E, infine, il quadro di Agnolo Bronzino appartenente a una collezione privata che si trova a Firenze. L’esposizione che si terrà nelle sale del Museo "Claudio Faina" potrebbe aprire i battenti, in sicurezza, martedì 14 settembre, data della morte del poeta, e sarà gratuita per i residenti. Si sta anche pensando ad accordi di reciprocità con gli altri Comuni del comprensorio.
Alla vigilia del Dantedì – la Giornata Nazionale istituita nel 2020 dal Consiglio dei Ministri – sono state anche annunciate altre iniziative. "Sulle tracce di Dante a Orvieto" è il titolo del video realizzato dall’Assessorato alla Cultura del Comune in collaborazione con la Scuola Comunale di Musica "Adriano Casasole" e la Nuova Biblioteca Pubblica "Luigi Fumi" che sarà diffuso sui social a partire da giovedì 25 marzo. Un altro vede gli attori Alessio Tempesta e Giulia Schiavo leggere il VI Canto del Purgatorio, tra il Pozzo di San Patrizio e la Cappella di San Brizio.
A Guido Barlozzetti, giornalista e scrittore, è affidato il compito di parlare del rapporto tra l'arte e la Divina Commedia sintetizzato proprio negli affreschi di Luca Signorelli. Una sorta di teaser dell’evento "Dante, il Poeta del Finimondo" che, sempre a settembre, organizzerà – si auspica in presenza – la Fondazione per il Centro Studi Città di Orvieto. Sempre online giovedì 25 marzo alle 17.15 si terrà poi l'annunciata videoconferenza "Dante, uomo in viaggio. Sensibilità a colloquio nel segno di Dante Alighieri", fortemente voluta dall'Unitre.
Per settembre, infine, è in programma anche una produzione della Scuola Comunale di Musica "Adriano Casasole" che unirà la celebrazione dei 700 anni trascorsi dalla morte di Dante Alighieri a quella del centesimo anniversario della dipartita del direttore d'orchestra, compositore e violoncellista Luigi Mancinelli nato ad Orvieto nel 1848 e al quale la città ha intitolato il Teatro Comunale che attende di essere riaperto. Il legame sarà l'opera lirica "Paolo e Francesca" scritta proprio da Mancinelli per i versi di Arturo Colautti e riferita al V Canto dell’Inferno.
"Vogliamo ripartire con la cultura – afferma il sindaco, Roberta Tardani – e con i beni culturali, che consideriamo il bene più prezioso di cui la nostra realtà dispone. Malgrado le difficoltà legate all’emergenza sanitaria, l'Amministrazione Comunale e le istituzioni culturali cittadine non hanno mai smesso di pianificare un calendario di attività degno di questa città. L’appuntamento con il settimo centenario della morte di Dante Alighieri, che sta mobilitando iniziative in tutta Italia, rappresenta anche per Orvieto una preziosa opportunità da cogliere".
Si comincia, così, dalla valorizzazione del Dante barbuto. "Un quadro misterioso – osserva il presidente della Fondazione per il Museo Claudio Faina, Daniele Di Loreto – a partire dalle due lettere sul retro della cornice, PC, che presumibilmente dovrebbero essere del committente, il primo proprietario del quadro, ma non lo abbiamo identificato. Non si sa, inoltre, come il quadro sia arrivato ad essere inventariato tra i beni del Comune. Certamente una donazione, con buona probabilità dell'orvietano Filippo Antonio Gualterio, senatore del Regno d’Italia.
Secondo alcuni storici dell'arte, la barba potrebbe essere posticcia, dipinta successivamente al quadro originale e anche questo sarebbe un altro mistero. Nelle prossime settimane continueremo le indagini e gli approfondimenti tecnici per dare risposta a tutti i nostri interrogativi". Punta ad "intrecciare l'opera del poeta fiorentino con un mondo oltre, entrando nella sua biografia segnata da lungo esilio e raccontandola con le testimonianze locali", l'iniziativa al quale sta lavorando la Fondazione per il Centro Studi Città di Orvieto.
"Dalla Cappella Nova – anticipa la presidente, Liliana Grasso – nasce e si sviluppa un'iniziativa costruita su più momenti. Un evento che ci auguriamo possa essere in presenza con la partecipazione del pubblico, altrimenti sarà proposto in diretta streaming. Saranno comunque dedicati a questa iniziativa culturale vari audiovisivi". Lieta di collaborare con istituzioni ed entri culturali, l'Opera del Duomo che, sottolinea il presidente, Andrea Taddei, "di fatto ha già una mostra permanente di Dante all'interno della Cattedrale".
"Non abbiamo ancora stabilito le date precise – spiega – ma contiamo di presentare entro ottobre, possibilmente in presenza, due o forse tre eventi programmati. L’intento è di ripartire con la promozione culturale e turistica collegando l’iconografia presente nella Cappella di San Brizio e le prime stampe della Divina Commedia. Proprio in Umbria, infatti, venne stampata nel 1472 la prima edizione per poi arrivare al 1481 alle edizioni fiorentine. I lavori del Signorelli in Duomo sono datati tra il 1499 e il 1503 quindi potremo offrire ai visitatori una lettura organica".
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