cultura

Le Statue degli Apostoli e l'Annunciazione del Mochi tornano in Duomo. Giornata di studio ai Musei Vaticani

giovedì 7 aprile 2016
di Davide Pompei
Le Statue degli Apostoli e l'Annunciazione del Mochi tornano in Duomo. Giornata di studio ai Musei Vaticani

Un marmo vivo, che ha continuato a vivere. Per lunghissimo tempo nei magazzini, dal 2006 esposto al pubblico nella Chiesa di Sant'Agostino, sede distaccata del Museo dell'Opera del Duomo. Ma che, da oltre un secolo almeno, attende di fare ritorno nel contesto originario dal quale, nel 1897, "interventi ideologici di matrice purista", lo avevano rimosso, quando la cattedrale venne ripulita di tutto l'apparato iconografico che il Manierismo vi aveva apportato.

La lacuna causata nella ininterrotta continuità della storia, religiosa e artistica, del monumento potrebbe, però, finalmente colmarsi. Sembra farsi prossima, infatti, la più volte annunciata ricollocazione nella tribuna e lungo la navata centrale del gruppo scultoreo dell'Annunciazione di Francesco Mochi (1603-1608) e del complesso delle dodici monumentali statue degli Apostoli realizzate tra la fine del XVI e l'inizio del XVIII secolo.

Considerate, le prime due figure, emblema del barocco italiano, sono, le altre, opera di Raffaello da Montelupo, Francesco Mosca, Ippolito Scalza, Giambologna, Giovanni Caccini, Francesco Mochi, Ippolito Buzi, Bernardino Cametti. A riaccendere l'interesse è una giornata di studi, organizzata e promossa dai Musei Vaticani in collaborazione con l'Opera del Duomo di Orvieto e Sapienza Università di Roma – Dipartimento di Storia, Disegno e Restauro dell'Architettura, per giovedì 14 aprile a partire dalle 9.30 e fino alle 17.30 presso la Sala Conferenze dei Musei Vaticani.

Incentrata su "Il Duomo di Orvieto oggi: per un possibile reinserimento del ciclo scultoreo degli Apostoli e dell'Annunciazione", la giornata si propone di esaminare "le tendenze attuali del restauro architettonico nel campo della sistemazione interna dei maggiori edifici di culto". Ma anche "il significato del cosiddetto de-restauro e della sua praticabilità in alcuni casi" e poi "le vicende dei grandi restauri della cattedrale orvietana tra XIX e XX secolo in relazione alla contemporanea normativa e alle coeve tendenze figurative e critiche", offrendo alcuni saggi delle indagini attualmente in corso sul complesso per "meglio comprenderne sia i più significativi elementi d'arredo, sia l'intero organismo architettonico e strutturale".

Ad aprire i lavori, i saluti dello storico dell'arte Antonio Paolucci, direttore dei Musei Vaticani a cui è affidata anche la relazione introduttiva, di monsignor Benedetto Tuzia, vescovo della Diocesi di Orvieto-Todi, dell'avvocato Francesco Venturi, presidente dell'Opera del Duomo di Orvieto, e poi l'architetto Francesco Scoppola, direttore generale Belle Arti e Paesaggio MiBACT, Gisella Capponi, direttore dell'Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro e Daniela Esposito, direttore della Scuola di Specializzazione Beni Architettonici e Paesaggio, Sapienza Università degli Studi di Roma.

Seguono gli interventi, articolati in due sessioni, di Alessandra Cannistrà, curatore del Museo MODO, Giovanni Carbonara, già direttore della Scuola Specializzazione Beni Architettonici e Paesaggio – Sapienza Università di Roma, Piero Cimbolli Spagnesi (Sapienza Università di Roma), Gerardo De Canio, ingegnere responsabile del Laboratorio Qualifiche Materiali e Componenti dell'Enea, Giuseppe Maria Della Fina (Opera del Duomo di Orvieto), Vittorio Franchetti Pardo, già direttore del Dipartimento Storia Architettura – Sapienza Università di Roma, Stefano Gizzi (Soprintendente Belle Arti e Paesaggio dell'Umbria), Elisabeth Huber (Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro), Bruno Toscano (emerito Università degli Studi Roma Tre).

"Tra il 1552 e il 1729 – ricostruiscono, intanto, dalla Fabbriceria – furono eseguite venticinque statue marmoree, rispettivamente dedicate agli Apostoli, ai Santi protettori della città, al culto cristologico e mariano, che andarono a comporre un complesso di straordinaria rappresentatività nei suoi aspetti iconografici e iconologici, oltre che di notevole rilevanza storico-artistica a motivo delle personalità coinvolte e delle eccezionali opere prodotte". I rispettivi basamenti in marmo sono tuttora integralmente conservati. In vista di un prossimo ritorno in Duomo delle statue, sono allo studio anche dei dispositivi di protezione antisismica molto simili a quelli messi a punto dall'Enea sul basamento dei Bronzi di Riace. Brevetto, questo, già applicato ad Orvieto anche al gruppo scultoreo della Maestà e Angeli reggicortina, oltre che al capolavoro del Mochi.

Il programma dei lavori