cultura

San Michele e il drago. Presentato il restauro dell'Arcangelo guerriero

martedì 30 settembre 2014
di Davide Pompei
San Michele e il drago. Presentato il restauro dell'Arcangelo guerriero

"Scoppiò quindi una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago (…) Il grande drago, il serpente antico (…) fu precipitato". Dai versi dell'Apocalisse alla facciata del Duomo di Orvieto, il passo è breve. L'immagine degli angeli armigeri è presente, infatti, già nel primo disegno di cantiere della cattedrale abbozzato su pergamena nella fase che precede l'arrivo di Lorenzo Maitani alla direzione della fabbrica (1310).

L'ultima asimmetria che privava di completezza il simbolo della città è terminata, invece, domenica 28 settembre, quando due agenti della polizia dal loggiato sovrastante la cuspide dell'ingresso di sinistra hanno svelato la copia della statua di San Michele Arcangelo – loro patrono – e il drago.
Un ritorno a casa che coincide, in realtà, con uno sdoppiamento. L'arcangelo guerriero difensore biblico del popolo ebraico, adottato dalla Chiesa come protettore e simbolo stesso del Cristianesimo militante e raffigurato nell'iconografia medievale come un cavaliere crociato, è stato restituito insieme al drago al suo Duomo e, alla città, sotto forma di copia.

L'originale, invece, ha trovato posto negli spazi museali del MODO, al termine di un lungo ma necessario intervento conservativo illustrato nel dettaglio nell'annunciato incontro tenutosi a Palazzo Soliano lunedì 29 settembre, festività di San Michele Arcangelo. "Una giornata importante – ha esordito Francesco Venturi, presidente dell'Opera del Duomo – che arriva dopo oltre dieci anni dalla rimozione del bronzo originale. L'immagine della facciata è oggi completamente restituita in tutti i suoi elementi iniziali".

"Non ci sentivamo privati solo di un elemento artistico – ha sottolineato il vescovo Benedetto Tuziama della rassicurante presenza di una figura simbolica che dall'alto vigila, protegge e difende la città. Nell'eterna lotta tra il bene e il male, gli angeli hanno un valore nella vita della comunità civile. Come Maria schiaccia il serpente, l'Arcangelo vince sul drago".

Si è detto "onorato di assistere all'apposizione di un altro bel tassello per Orvieto", il sindaco Giuseppe Germani. "Ringrazio - ha detto - uomini e donne che all'interno degli enti svolgono un lavoro così prezioso, spesso al limite delle loro responsabilità, coniugando antico e moderno, tecnologie all'avanguardia con il restauro di opere importanti. In Italia siamo in grado di mettere in piedi grandi cose, abbiamo necessità di vederle e conservarle".

"Il Duomo – ha aggiunto il soprintendente Bsae dell'Umbria Fabio De Chiricocontinua ad essere un cantiere nei secoli che necessita dell'opera di manutenzione, salvaguardia e tutela. Non nascondo l'emozione che ho provato nel vedere San Michele Arcangelo disteso come un malato, osservando da vicino qualità, raffinatezza e maestria che ne fanno un capolavoro. Quasi un'apparizione dorata, anche ora che gran parte di quell'oro è andato perduto. Musealizzare un'opera concepita per stare su una cuspide espone sempre a interrogativi. Più che quello emozionale, però, la valutazione investe l'aspetto tecnico. In questo caso, la scelta è stata quasi inevitabile. Ricollocarla all'esterno avrebbe vanificato l'intervento di restauro. La nuova collocazione preserva la bellezza dell'originale, inserendola all'interno di un racconto diverso, accanto alla Maestà, per costruire una nuova storia a cui tutti siamo chiamati a partecipare".

Assente, il direttore dell'Istituto superiore per la conservazione e il restauro Gisella Capponi ha affidato a Paola Donati del Laboratorio di restauro manufatti metallici la lettura del proprio saluto, in cui si fa riferimento a un "nuovo anello della lunga catena di interventi realizzati in collaborazione tra l'Istituto e l'Opsm".

"La restituzione della scultura – ha spiegato Alessandra Cannistrà, curatrice del Modo – reintegra una lacuna storica ed estetica. L'augurio è che lo stesso metodo che concilia tradizione e innovazione si traduca ora nella progettualità che integra gli aspetti della conservazione preventiva alle legittime esigenze della fruizione".

"Una narrazione generale sul duomo - ha concluso Francesco Scoppola, direttore per i beni culturali e paesaggistici dell'Umbria - potrebbe dire che negli ultimi 200 anni è andata falsificandosi, ma esistono problemi di conservazione a volte sottintesi e tecniche di riproduzione degli originali in continua evoluzione. Da Orvieto dovrebbe partire un esempio: dismettere schieramenti aprioristici e cercare di concorrere tutti a fare il meglio possibile recando apporti e mediandoli a un tavolo".

ll bronzo trecentesco e la sua copia

Il basamento antisismico progettato dall'Enea