cultura

L'origine delle stelle cadenti e lo sciame delle Perseidi

mercoledì 9 agosto 2006
Nei secoli passati alle meteore e alle comete fu attribuita un’origine atmosferica, accomunandole a fenomeni meteorologici come tuoni e fulmini. Le leggi cosmiche che, secondo le teorie aristoteliche, descrivevano un Universo immutabile con i vari oggetti del cielo confinati nelle rispettive “sfere celesti”, non potevano ammettere l’esistenza di corpi che potessero attraversare diverse sfere o addirittura cadere sulla Terra. Nell’antichità all’apparizione di comete e di piogge di meteore era attribuito un significato infausto. Le “stelle cadenti” erano interpretate in genere come lacrime di divinità. Ne rappresentavano quindi la disperazione in occasione di epidemie, battaglie sanguinose, stragi e annunciavano la caduta o la morte di re e imperatori. La tradizione popolare cristiana ha ereditato il significato degli sciami di meteore come “lacrime che cadono dal cielo”, legando indissolubilmente le “stelle cadenti” di agosto al martirio di San Lorenzo. Solo nel corso del XIX secolo gli astronomi compresero l’origine extraterrestre di questi corpuscoli che si illuminano al contatto con la nostra atmosfera. Virginio Schiaparelli, uno dei maggiori astronomi italiani dell’epoca – noto per la sua teoria sulla presunta esistenza dei “canali di Marte” – per primo comprese, nel 1866, l’origine delle meteore dello sciame delle Perseidi. Studiandone i parametri orbitali comprese che erano generate da corpuscoli disseminati dalla cometa Swift-Tuttle. Le Perseidi non sono che uno dei numerosi sciami meteorici che periodicamente hanno un incontro ravvicinato con il nostro pianeta. Anch’essi sono nubi di particelle in massima parte costituite da residui della disintegrazione progressiva delle comete. Queste a ogni loro orbita si ritrovano a passare nelle vicinanze del Sole. Il calore della nostra stella provoca la sublimazione di parte del ghiaccio che costituisce gran parte del nucleo delle comete. A ogni passaggio ravvicinato le comete perdono quindi una certa quantità della propria massa, disgregandosi più o meno velocemente a seconda dell’entità della minima distanza dal Sole raggiunta e alla frequenza dei passaggi. Le comete di corto periodo si “consumano” quindi più velocemente di quelle con orbite molto ampie che tornano a visitare il sistema solare interno solo dopo secoli o millenni. Le particelle cometarie dapprima si disperdono nelle vicinanze della nucleo e, col passare del tempo si distribuiscono lungo tutta l'orbita. Questi "sciami" di piccoli frammenti, quando lungo la propria orbita intersecano quella terrestre, sono all’origine di molte piogge meteoriche. Il nome di "Perseidi" è legato alla posizione sulla volta celeste del punto - detto "Radiante" - dal quale paiono provenire le meteore, situato nella costellazione del Perseo. Le “stelle cadenti” che generano le Perseidi sono in realtà residui della disintegrazione progressiva della cometa Swift-Tuttle. Nubi di piccole particelle, scontrandosi a gran velocità con l'atmosfera terrestre, danno luogo a una scia luminosa. Nell'800 il massimo della loro frequenza avveniva il 10 agosto, giorno della ricorrenza di San Lorenzo, ma ai giorni nostri il massimo si è spostato in avanti di circa due giorni. Le Perseidi sono visibili da metà luglio fino a dopo metà agosto, ma mostrano il maggior numero di meteore dal 10 al 13 agosto, con un culmine che in genere ha luogo il giorno 12, quando la Terra nel suo percorso orbitale intercetta la parte più densa dello sciame di particelle. La possibilità di osservare un maggior numero di Perseidi si ha quando il radiante, nel caso specifico la costellazione del Perseo, è più alto nel cielo, cosa che ad agosto avviene nella seconda parte della notte. In Italia potremo cominciare a osservare il radiante verso le ore 22, dapprima basso sull'orizzonte e quindi via via sempre più alto fino all'alba. Il momento della massima attività dello sciame è prevista quest'anno nelle ore centrali della notte tra il 12 e i 13. In teoria il massimo numero di meteore sarebbe osservabile nella seconda parte della notte – quando il Perseo si trova ben alto sull’orizzonte. Purtroppo quest’anno la Luna recherà un notevole disturbo. L’eccessiva luminosità del nostro satellite naturale impedirà di percepire le meteore più deboli. Il giorno di luna piena è il 9 agosto e per tutta la notte il disco lunare rischiarerà la volta celeste. Giorno dopo giorno la Luna sorge un po’ più tardi. Quindi il 12 avremo a disposizione le prime ore della sera prima che la Luna, ormai alta nel cielo, inizi a disturbare le osservazioni delle meteore e degli oggetti meno luminosi della volta celeste. Sulla base di queste considerazioni, possiamo augurarci che le Perseidi 2006 siano, come del resto nei passati anni, numerose e abbastanza luminose, e sperare così di arrivare a osservarne alcune decine, specie nelle due ore centrali della notte. Per chi prenderà parte alle serate astronomiche la luna stessa sarà comunque oggetto di mirabili osservazioni che al telescopio riveleranno gli spettacolari dettagli dei crateri, delle montagne e dei “mari” selenici.

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