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Lorenzo Frellicca, "il mastino" lascia, temporaneamente, l'Orvietana

martedì 9 luglio 2019
di Roberto Pace
Lorenzo Frellicca, "il mastino" lascia, temporaneamente, l'Orvietana

Lorenzo Frellicca, nel prossimo campionato, non vestirà la maglia biancorossa. Il mastino, il capitano, arrivato a 24 anni ha capito come il suo sacrificio, l’andata e ritorno da Siena, dove sta portando a termine gli studi universitari, tre volte alla settimana, non fosse più compatibile alle esigenze del tecnico, Silvano Fiorucci, decidendo, così, di continuare, altrove, il suo rapporto/passione con il pallone. Intendiamoci bene, non è stato uno strappo violento, Lorenzo, pur amareggiato, non ha sbattuto la porta, più semplicemente, per il bene che continua a volere all’Orvietana, ha pensato di rendere un altro servizio alla Società che l’ha fatto diventare un calciatore.

L’Orvietana e il suo presidente, Roberto Biagioli, l’hanno invitato ad un’ulteriore riflessione prima di decidere e a presentarsi, comunque, al raduno. Lorenzo ha ringraziato, rimanendo sulla decisione presa. Adesso, è proprio l’Orvietana a impegnarsi, affinché Frellicca trovi una sistemazione idonea in una squadra toscana, di Eccellenza o Promozione, fermo restando il vincolo con i colori biancorossi. Si tratterà sulla base di un prestito gratuito, aspettando il suo ritorno con la maglia che adora. In bocca al lupo, mastino. Qui sotto, riproponiamo un’intervista datata 2017, utile a conoscere meglio un ragazzo innamorato del pallone e dei colori della sua città. La domenica sera, dopo la partita, attende sempre la telefonata del padre, Massimo.

Perché, per Lorenzo Frellicca, da questa stagione titolare nel pacchetto difensivo dell’Orvietana di Nardecchia, il giudizio del genitore conta ed è molto gradito. Massimo Frellicca, oggi professionista affermato e titolare di un avviato studio fisiochisioterapico, è stato, per moltissimi anni un biancorosso coi fiocchi, dapprima con le scarpette e, a seguire, in panchina. Mastica molto di calcio e Lorenzo si affida, per questo, alle sue opinioni. Col secondogenito è arrivato il posto in prima squadra, cosa non avvenuta con l’altro figlio, Federico, fermatosi al settore giovanile e poi riaffermatosi col Novoli, compagine fiorentina, con la quale ha vinto un campionato di prima categoria.

Lorenzo, per grinta e ostinazione, ricorda molto il padre. In una linea, dove a dirigere le operazioni c’è il “guerriero” Gimelli, al più giovane dei Frellicca è molto pertinente l’appellativo di “mastino”. Pseudonimo che accetta, anche se va un po’ fuori dal suo essere quotidiano, che lo vuole umile e sempre alle prese con la voglia innata di migliorarsi. Classe 1995, segue il corso di studi per tecnico di radiologia ma conta di cambiare indirizzo per un inserimento più congruo all’attività paterna. E’ l’unico titolare nato e cresciuto all’interno della rupe e ciò lo rende fiero. Alla domanda, su quanto conti il calcio, per lui, da uno a dieci, la risposta è secca: “ Nove”.

Ragion per cui, studi a parte, resta pochissimo per il resto: “ Mah, il calcio mi piace troppo. Poi tengo molto a questa maglia, non sono più un under, che, molto spesso, vengono schierati più per necessità che per meriti e sento di avere maggiori responsabilità”. Visto dall’esterno, il suo rendimento è in continua crescita ed è il primo a rendersene conto:” Riesco a fare ciò che mi viene chiesto con più fluidità e maggiore sicurezza. Sono, però, anche il primo a rendermi conto che la strada da fare per essere un giocatore completo è ancora tanto lunga. Devo molto al mister, il quale, in poche settimane è riuscito a farmi capire e a mettere in pratica cose importanti sul come interpretare il ruolo. Prima mi limitavo alla sola fase difensiva, adesso partecipo anche all’impostazione”.

Sono lontani i tempi in cui, al ragazzo meno dotato era assegnato il ruolo di ala o di terzino: “Adesso si lavora molto sul piano fisico e si deve capire come dosare le forze. Altrimenti, lavorando sulla fascia, c’è il rischio di essere poco lucidi al momento di una chiusura o di un passaggio”. Si orienta meglio nel posizionamento e ne attribuisce i meriti a Nardecchia:” Il nostro tecnico è stato un difensore, arrivato alla serie A. I suoi consigli costituiscono un valore aggiuntivo”. Ha avuto Vallefuoco, Ciccone e adesso Gimelli, quali compagni di linea. Da ciascuno ha appreso qualcosa: "Gianfranco (Ciccone) è ancora dei nostri e ha sempre qualche buon suggerimento. Gimelli, oltre a tanta esperienza e personalità, sa leggere, come pochi, la partita e le sue chiamate si rivelano sempre indovinate.

Ricordo, ad esempio, l’irruenza che avevo nell’attaccare l’avversario. Ora, anche grazie a questi maestri, ho imparato a temporeggiare, dando meno credito all’istinto”. Ringhia sull’avversario, è difficile da superare nell’uno contro uno. Si addebita, ancora, qualche difetto:” Cerco sempre di non farmi saltare e provo a portare sempre l’attaccante verso l’esterno. Quanto alla tecnica, siamo ancora all’abc. Vorrei inoltre avere più personalità nella gestione della palla. Ci sto provando”. In partita, a volte, si sente un po’ troppo umile: “ Nel senso che, a questi livelli, dobbiamo sempre dare il massimo. Poi, come dicono, sia il mister che mio padre, nel calcio come nella vita bisogna sempre provare a migliorarsi e a dare di più, altrimenti sei destinato a rimanere indietro”.

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