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Città Cardioprotetta: il dottor Giampiero Giordano commenta la morte in diretta di Franco Scoglio
sabato 8 ottobre 2005
Il dottor Giampiero Giordano, Presidente dell’associazione Amici del Cuore e ideatore e responsabile del progetto Orvieto Città Cardioprotetta, interviene sulla morte, avvenuta in diretta televisiva, di Franco Scoglio. Il "professore" del calcio italiano è stato colto da malore, dopo un vivace confronto telefonico con Preziosi, mentre partecipava a una trasmissione sulla tv privata genovese Primo Canale. Il programma è stato naturalmente sospeso, ma i tentativi di rianimazione si sono rivelati inutili.
Pubblichiamo, di seguito, un articolo sull’accaduto tratto da La Repubblica Sport.it, e l’intervento in merito del dottor Giampiero Giordano:
GENOVA , 3 ottobre 2005, La Repubblica Sport.it
E' morto in diretta, sotto i riflettori dello studio di un'emittente televisiva genovese, parlando del suo Genoa, dopo un battibecco con il patron Enrico Preziosi: il cuore di Franco Scoglio, il professore, non ha retto agli insulti dell'età e dell'emozione e, dopo 64 anni, si è fermato per sempre.
Scoglio si è accasciato sulla poltrona: infarto. I soccorritori del 118 hanno tentato invano di rianimarlo. Scoglio era in procinto di partire per la Guinea Bissau, dove nei prossimi giorni avrebbe dovuto firmare il contratto per allenare la nazionale di quel paese africano. Un fascino, quello dell'Africa, che lo aveva portato in Tunisia, in Libia per far crescere le giovani squadre di quei paesi. Ma aveva chiesto ugualmente a Primocanale di partecipare alla trasmissione più seguita dai genoani per parlare del suo grande amore, il Genoa, la più antica società di calcio italiana che ha vissuto il suo anno più nero, il 2005.
E' arrivato in serata a Genova, è sceso in un albergo cittadino e, accompagnato da un volto storico delle televisioni private genovesi, Vittorio Sirianni, ha raggiunto sulla Terrazza di Primocanale il conduttore Giovanni Porcella e gli altri ospiti, i giornalisti Nino Pirito e Domenico Ravenna e Claudio Onofri.
Il dibattito si è subito animato quando è intervenuto per telefono l'ormai ex presidente del Genoa Enrico Preziosi. Alla richiesta di Scoglio di aprire un franco confronto sulla società rossoblu, di dialogare, Preziosi si è detto perplesso: "Perchè dovrei confrontarmi con lei, io sono il presidente"; "Vede, questo conferma che lei non cerca il dialogo, vuole solo monologhi"; "i dialoghi si fanno con la tifoseria, non con lei che è un ex allenatore; che titolo ha di parlare del Genoa?".
Ma il tono si è alzato quando Preziosi ha detto: "Senta, Scoglio...". "Quando si rivolge a me - ha replicato l' ex allenatore - mi deve chiamare dottore o professore, perché io la chiamo presidente...'; "Io la chiamo Scoglio..."; "E allora io la chiamo Preziosi...".
Il conduttore Giovanni Porcella è allora intervenuto per calmare gli animi e chiamare altri interlocutori. Dopo tre-quattro minuti, mentre Preziosi parlava, gli ospiti hanno visto Scoglio tutto un tratto sbiancare in volto, rantolare e reclinare il capo all'indietro sulla sedia. "Pensavo che stesse scherzando - dice Ravenna, corrispondente del Sole 24 Ore e appassionato tifoso, che gli era seduto accanto - pensavo che volesse prendere in giro Preziosi fingendo di dormire mentre lui parlava. Invece stava morendo!".
La trasmissione è stata subito interrotta e sono stati praticati i primi soccorsi a Franco Scoglio, mentre veniva chiamato il 118. La squadra di soccorritori, arrivata in pochi minuti, ha cercato di rianimare l'allenatore, ma senza risultato.
"Siamo addolorati, sconvolti, perché abbiamo perso un vero amico". Il direttore dei servizi giornalistici di Primocanale, Mario Paternostro, si fa interprete dello shock che ha colto i colleghi dell'emittente e gli ospiti della trasmissione per la morte in diretta del professore del calcio italiano.
L’intervento sull’articolo del dottor Giordano, di Cittacardioprotetta.org
Accanto al rispetto per la morte di un uomo, accanto al rispetto per il dolore dei suoi familiari e di quanti hanno pianto la sua morte, l’articolo de “ La Repubblica “ merita alcune riflessioni “ per non dimenticare e perché non si debba mai più ripetere nello stesso modo”.
Ormai, a 64 anni, si è giovani, molto giovani, per cui non credo di poter avallare l’affermazione dell’articolista secondo il quale Franco Scoglio non ha retto agli insulti dell’età.
Oltretutto Scoglio, uomo di sport, era in procinto di andare ad allenare in Africa.
Ciò ci fa pensare che le sue condizioni fisiche non fossero compromesse, visto che gli allenatori sono sottoposti a controlli medici e visto che se si hanno problemi si evita generalmente di essere in procinto di partire per la Guinea Bissau, con un Ospedale Generale molto affollato ma l’unico ben fornito nella città di Bissau, e la Caritas presso la Diocesi di Guinea Bissau, fornita di medicine, anche se per allenare la nazionale.
E’ possibile che Scoglio abbia sofferto lo stress di una discussione animata, come del resto succedeva a tutte le trasmissioni a cui partecipava.
E’ improbabile che si sia trattato di un infarto del miocardio, visto che è mancato quel dolore toracico che è il sintomo caratteristico dell’infarto del miocardio.
E’ piuttosto assai probabile che Scoglio abbia accusato una di quelle aritmie, la tachicardia ventricolare senza polso o la fibrillazione ventricolare, che provocano l’arresto cardiaco, o meglio quell’arresto cardiocircolatorio per cui improvvisamente si cade a terra o ci si accascia sulla sedia senza coscienza, insensibili agli stimoli verbali e agli stimoli dolorifici, in arresto respiratorio ed in assenza di polso. Ecco perché gli ospiti hanno visto Scoglio, tutto un tratto, sbiancare in volto, rantolare e reclinare il capo all'indietro sulla sedia. "Pensavo che stesse scherzando - dice Ravenna, corrispondente del Sole 24 Ore e appassionato tifoso, che gli era seduto accanto - pensavo che volesse prendere in giro Preziosi fingendo di dormire mentre lui parlava. Invece stava morendo!".
Immagino la scena : tutti ad urlare, tutti a chiamare il 118, tutti “a praticare i primi soccorsi”, ma nessun articolo racconta di manovre semplici ed importanti come un massaggio cardiaco efficace ed una respirazione ben praticata. La squadra di soccorritori del 118 è arrivata in pochi minuti, ha cercato di rianimare l'allenatore, ma senza risultato. Era necessario agire ed agire con la massima tempestività, chiamando il 118 che “venendo da lontano” avrebbe avuto bisogno almeno di qualche minuto, ed iniziando immediatamente un massaggio cardiaco efficace ed una respirazione ben praticata, visto che dopo 4 - 6 minuti di arresto cardio-circolatorio iniziano danni cerebrali che divengono danni irreversibili dopo solo 10 minuti, e che l’arresto cardiaco si trasforma in morte improvvisa.
La squadra dei soccorritori ha trovato un uomo ormai morto e non poteva certo fare miracoli.
Franco Scoglio poteva morire senza testimoni al suo grave malore e non avremmo potuto dire niente, se non ricordarlo come uomo attento ed acuto, vittima della fatalità di un arresto cardiaco in solitudine.
E’ morto in diretta televisiva, ma non è questo così importante come lo è stato per tutti i giornali che hanno riportato la sua morte. Poteva morire sul campo di calcio, in una delle tribune di stadi che frequentava, in una redazione giornalistica, al bar, al ristorante, in tram, in treno e noi avremmo scritto ugualmente queste riflessioni.
La cosa che è veramente importante, infatti, non è stata la “morte in diretta”, ma il fatto che Franco Scoglio è morto in mezzo a tanti testimoni al suo malore senza che nessuno sapesse fare qualche cosa per lui.
Probabilmente il risultato sarebbe stato lo stesso, ma che bello ugualmente, se qualcuno, laico rianimatore di primo soccorso, avesse diretto le operazioni facendo chiamare il 118 mentre iniziava il massaggio cardiaco, e il suo portachiavi si fosse rivelato una mascherina per la respirazione artificiale.
E che bello, se tra tutti i monitor della televisione fosse emerso un defibrillatore automatico, di quelli che esonerano l’operatore dalla diagnosi , in quanto in grado di analizzare automaticamente il ritmo esistente nell’ arresto cardiaco, che sono capaci di guidare l’ operatore nella eventuale successiva terapia elettrica dell’arresto cardiaco.
Avrebbe voluto dire che questa cultura del primo soccorso comincia a fare passi e che la popolazione è attenta e sensibile ad eventi che, avendo a disposizione un tempo così breve, non possono essere delegati a nessuno che non sia presente all’evento stesso.
E se poi uno, colpito da arresto cardiaco, ci venisse a salutare …. sarebbe troppo, troppo incredibilmente bello.
Pubblichiamo, di seguito, un articolo sull’accaduto tratto da La Repubblica Sport.it, e l’intervento in merito del dottor Giampiero Giordano:
GENOVA , 3 ottobre 2005, La Repubblica Sport.it
E' morto in diretta, sotto i riflettori dello studio di un'emittente televisiva genovese, parlando del suo Genoa, dopo un battibecco con il patron Enrico Preziosi: il cuore di Franco Scoglio, il professore, non ha retto agli insulti dell'età e dell'emozione e, dopo 64 anni, si è fermato per sempre.
Scoglio si è accasciato sulla poltrona: infarto. I soccorritori del 118 hanno tentato invano di rianimarlo. Scoglio era in procinto di partire per la Guinea Bissau, dove nei prossimi giorni avrebbe dovuto firmare il contratto per allenare la nazionale di quel paese africano. Un fascino, quello dell'Africa, che lo aveva portato in Tunisia, in Libia per far crescere le giovani squadre di quei paesi. Ma aveva chiesto ugualmente a Primocanale di partecipare alla trasmissione più seguita dai genoani per parlare del suo grande amore, il Genoa, la più antica società di calcio italiana che ha vissuto il suo anno più nero, il 2005.
E' arrivato in serata a Genova, è sceso in un albergo cittadino e, accompagnato da un volto storico delle televisioni private genovesi, Vittorio Sirianni, ha raggiunto sulla Terrazza di Primocanale il conduttore Giovanni Porcella e gli altri ospiti, i giornalisti Nino Pirito e Domenico Ravenna e Claudio Onofri.
Il dibattito si è subito animato quando è intervenuto per telefono l'ormai ex presidente del Genoa Enrico Preziosi. Alla richiesta di Scoglio di aprire un franco confronto sulla società rossoblu, di dialogare, Preziosi si è detto perplesso: "Perchè dovrei confrontarmi con lei, io sono il presidente"; "Vede, questo conferma che lei non cerca il dialogo, vuole solo monologhi"; "i dialoghi si fanno con la tifoseria, non con lei che è un ex allenatore; che titolo ha di parlare del Genoa?".
Ma il tono si è alzato quando Preziosi ha detto: "Senta, Scoglio...". "Quando si rivolge a me - ha replicato l' ex allenatore - mi deve chiamare dottore o professore, perché io la chiamo presidente...'; "Io la chiamo Scoglio..."; "E allora io la chiamo Preziosi...".
Il conduttore Giovanni Porcella è allora intervenuto per calmare gli animi e chiamare altri interlocutori. Dopo tre-quattro minuti, mentre Preziosi parlava, gli ospiti hanno visto Scoglio tutto un tratto sbiancare in volto, rantolare e reclinare il capo all'indietro sulla sedia. "Pensavo che stesse scherzando - dice Ravenna, corrispondente del Sole 24 Ore e appassionato tifoso, che gli era seduto accanto - pensavo che volesse prendere in giro Preziosi fingendo di dormire mentre lui parlava. Invece stava morendo!".
La trasmissione è stata subito interrotta e sono stati praticati i primi soccorsi a Franco Scoglio, mentre veniva chiamato il 118. La squadra di soccorritori, arrivata in pochi minuti, ha cercato di rianimare l'allenatore, ma senza risultato.
"Siamo addolorati, sconvolti, perché abbiamo perso un vero amico". Il direttore dei servizi giornalistici di Primocanale, Mario Paternostro, si fa interprete dello shock che ha colto i colleghi dell'emittente e gli ospiti della trasmissione per la morte in diretta del professore del calcio italiano.
L’intervento sull’articolo del dottor Giordano, di Cittacardioprotetta.org
Accanto al rispetto per la morte di un uomo, accanto al rispetto per il dolore dei suoi familiari e di quanti hanno pianto la sua morte, l’articolo de “ La Repubblica “ merita alcune riflessioni “ per non dimenticare e perché non si debba mai più ripetere nello stesso modo”.
Ormai, a 64 anni, si è giovani, molto giovani, per cui non credo di poter avallare l’affermazione dell’articolista secondo il quale Franco Scoglio non ha retto agli insulti dell’età.
Oltretutto Scoglio, uomo di sport, era in procinto di andare ad allenare in Africa.
Ciò ci fa pensare che le sue condizioni fisiche non fossero compromesse, visto che gli allenatori sono sottoposti a controlli medici e visto che se si hanno problemi si evita generalmente di essere in procinto di partire per la Guinea Bissau, con un Ospedale Generale molto affollato ma l’unico ben fornito nella città di Bissau, e la Caritas presso la Diocesi di Guinea Bissau, fornita di medicine, anche se per allenare la nazionale.
E’ possibile che Scoglio abbia sofferto lo stress di una discussione animata, come del resto succedeva a tutte le trasmissioni a cui partecipava.
E’ improbabile che si sia trattato di un infarto del miocardio, visto che è mancato quel dolore toracico che è il sintomo caratteristico dell’infarto del miocardio.
E’ piuttosto assai probabile che Scoglio abbia accusato una di quelle aritmie, la tachicardia ventricolare senza polso o la fibrillazione ventricolare, che provocano l’arresto cardiaco, o meglio quell’arresto cardiocircolatorio per cui improvvisamente si cade a terra o ci si accascia sulla sedia senza coscienza, insensibili agli stimoli verbali e agli stimoli dolorifici, in arresto respiratorio ed in assenza di polso. Ecco perché gli ospiti hanno visto Scoglio, tutto un tratto, sbiancare in volto, rantolare e reclinare il capo all'indietro sulla sedia. "Pensavo che stesse scherzando - dice Ravenna, corrispondente del Sole 24 Ore e appassionato tifoso, che gli era seduto accanto - pensavo che volesse prendere in giro Preziosi fingendo di dormire mentre lui parlava. Invece stava morendo!".
Immagino la scena : tutti ad urlare, tutti a chiamare il 118, tutti “a praticare i primi soccorsi”, ma nessun articolo racconta di manovre semplici ed importanti come un massaggio cardiaco efficace ed una respirazione ben praticata. La squadra di soccorritori del 118 è arrivata in pochi minuti, ha cercato di rianimare l'allenatore, ma senza risultato. Era necessario agire ed agire con la massima tempestività, chiamando il 118 che “venendo da lontano” avrebbe avuto bisogno almeno di qualche minuto, ed iniziando immediatamente un massaggio cardiaco efficace ed una respirazione ben praticata, visto che dopo 4 - 6 minuti di arresto cardio-circolatorio iniziano danni cerebrali che divengono danni irreversibili dopo solo 10 minuti, e che l’arresto cardiaco si trasforma in morte improvvisa.
La squadra dei soccorritori ha trovato un uomo ormai morto e non poteva certo fare miracoli.
Franco Scoglio poteva morire senza testimoni al suo grave malore e non avremmo potuto dire niente, se non ricordarlo come uomo attento ed acuto, vittima della fatalità di un arresto cardiaco in solitudine.
E’ morto in diretta televisiva, ma non è questo così importante come lo è stato per tutti i giornali che hanno riportato la sua morte. Poteva morire sul campo di calcio, in una delle tribune di stadi che frequentava, in una redazione giornalistica, al bar, al ristorante, in tram, in treno e noi avremmo scritto ugualmente queste riflessioni.
La cosa che è veramente importante, infatti, non è stata la “morte in diretta”, ma il fatto che Franco Scoglio è morto in mezzo a tanti testimoni al suo malore senza che nessuno sapesse fare qualche cosa per lui.
Probabilmente il risultato sarebbe stato lo stesso, ma che bello ugualmente, se qualcuno, laico rianimatore di primo soccorso, avesse diretto le operazioni facendo chiamare il 118 mentre iniziava il massaggio cardiaco, e il suo portachiavi si fosse rivelato una mascherina per la respirazione artificiale.
E che bello, se tra tutti i monitor della televisione fosse emerso un defibrillatore automatico, di quelli che esonerano l’operatore dalla diagnosi , in quanto in grado di analizzare automaticamente il ritmo esistente nell’ arresto cardiaco, che sono capaci di guidare l’ operatore nella eventuale successiva terapia elettrica dell’arresto cardiaco.
Avrebbe voluto dire che questa cultura del primo soccorso comincia a fare passi e che la popolazione è attenta e sensibile ad eventi che, avendo a disposizione un tempo così breve, non possono essere delegati a nessuno che non sia presente all’evento stesso.
E se poi uno, colpito da arresto cardiaco, ci venisse a salutare …. sarebbe troppo, troppo incredibilmente bello.

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