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Tumore al seno e disfunzione sessuale, quando la comunicazione è anche cura

lunedì 22 aprile 2024
di Beatrice Curci

La comunicazione è alla base della relazione umana e rappresenta anche un’importante funzione di cura. Lo sanno bene gli psicoterapeuti che chiedono di annotare sensazioni ed emozioni così che nello scrivere si possa districare il groviglio che spesso ci assale dentro.  All’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena (IRE), è nato "Il mio diario della sfera sessuale", uno strumento per raccogliere dati sulla percezione personale dei disturbi e offrire ai pazienti soluzioni personalizzate per un nuovo equilibrio. Un’iniziativa che vede protagonisti pazienti selezionati con diagnosi di tumore al seno, che vengono invitati a redigere un diario in versione personalizzata diversa per donne e uomini. Lo scopo è di raccogliere i sintomi relativi ai disturbi della sfera sessuale, ed è stato realizzato in duplice forma: come questionario per aiutare a esternare più facilmente questi disturbi e l’altra come testo libero per raccogliere pensieri sul vissuto percepito.

Per fortuna oggi grazie alla maggiore conoscenza di alcune problematiche, a una migliore informazione e comunicazione medico-paziente, sono disponibili soluzioni e opportunità che limitano i disagi delle terapie e aiutano donne e uomini a ritrovare un nuovo equilibrio. Quando si riceve una diagnosi di tumore al seno è possibile che i trattamenti oncologici causino disagi estetici e alterazioni della sfera sessuale, anche importanti. Una donna su due con carcinoma alla mammella, vive un drastico impoverimento della propria sessualità, con un andamento che peggiora nel tempo, e non va meglio per gli uomini.

Questo perché le terapie ormonali utilizzate nel trattamento di una buona parte dei tumori al seno la cui crescita è stimolata dagli estrogeni, conducono a una soppressione di tali ormoni che rappresentano, però, il primo motore biologico della funzione sessuale. Le disfunzioni sessuali coinvolgono aspetti fisici e psicologici. Durante i trattamenti non c’è nessuna ragione medica che richieda di sospendere l’attività sessuale, eppure capita a quasi tutte le donne, ma anche agli uomini, di perdere interesse per il sesso.

"Le pazienti, soprattutto donne, – racconta Patrizia Vici, oncologa dell’IRE – sono molto precise e corrette nel redigere il diario, possiamo quindi considerare i dati che raccogliamo attendibili. E attestano che la dimensione del problema è più grande di quello che si pensava, proprio perché prima il tema della disfunzione sessuale causata dalla diagnosi di tumore al seno e dalle terapie, non era argomento di discussione tra i clinici. Noi oncologi discutevamo di risposta ai farmaci e aspettativa di vita. Adesso parliamo sempre più di qualità di vita dopo il cancro".

La “soluzione” delle problematiche è “multifattoriale” e comprende tutta una serie di azioni e comportamenti che possono realmente dare beneficio alle pazienti e ai pazienti. È importantissimo intervenire negli stili di vita, con esercizio fisico quotidiano che aiuta a mantenere una migliore forma del corpo, contrasta l’aumento di peso, riduce l’infiammazione generale e i sintomi della menopausa nella donna, riduce il rischio di linfedema, migliora l’umore. Una dieta povera di grassi, proteine animali e zuccheri come il glucosio, migliora il profilo di salute, riduce i rischi metabolici e cardiovascolari associati alla menopausa precoce. Infine, mantenere una vita socialmente attiva migliora l’umore e aumenta la possibilità di essere aiutati.

Se il ritorno alla vita sessuale diventa difficile, può essere utile una consulenza psico-oncologica e sessuologica, intesa come parte integrante del percorso di cura, perché incide in modo positivo anche sull’aderenza alle terapie.

Oggi, peraltro, è spesso possibile avere una gravidanza anche dopo il trattamento ormonale. Esistono strategie disponibili come la conservazione degli ovociti, che limitano il rischio di riduzione della fertilità. Presso l’IRE  è anche attivo il Centro per la Tutela dell’oncofertilità con l’ambulatorio di oncofertilità e la Banca del Tessuto Ovarico e Cellule Germinali (BTO).  E una volta superata la paura del cancro, l’attenzione delle pazienti si sposta sul vivere bene con sé stesse.