Nella mattinata di giovedì 20 febbraio, a 14 anni dalla scomparsa di Luca Coscioni, la madre Anna Cristina, il padre Rodolfo e la sorella Monica lo hanno ricordato come ogni anno recandosi in un luogo a lui molto caro dove sono state sparse le sue ceneri, il mare di Porto Santo Stefano. Un fiore alla sua memoria e in ricordo di quel che ha iniziato e che continua da allora con l'associazione no profit di promozione sociale che ne porta il nome.
Tra le sue priorità vi sono l’affermazione delle libertà civili e i diritti umani, in particolare quello alla scienza, l’assistenza personale autogestita, l’abbattimento della barriere architettoniche, le scelte di fine vita, la legalizzazione dell’eutanasia, l’accesso ai cannabinoidi medici e il monitoraggio mondiale di leggi e politiche in materia di scienza e auto-determinazione. Luca
Coscioni era nato il 16 luglio 1967 ad Orvieto, insegnava Economia Ambientale all’Università di Viterbo e si stava allenando per partecipare alla maratona di New York quando viene colpito dalla sclerosi laterale amiotrofica. Scrive Luca nel suo diario: "Mi sono ammalato ed è come se fossi morto. Il Deserto è entrato dentro di me, il mio cuore si è fatto sabbia e credevo che il mio viaggio fosse finito".