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Battesimo in acqua nel Carcere di Orvieto. "Un'esperienza di rinascita"

giovedì 27 giugno 2019
di Davide Pompei
Battesimo in acqua nel Carcere di Orvieto. "Un'esperienza di rinascita"

"L'immersione costituisce la morte al peccato, il desiderio di non voler più vivere lontano dalla fede. La riemersione, la nuova nascita ad una vita di chi ascolta la volontà del Signore. Le persone non sono battezzate affinché siano salvate, ma sono battezzate perché sono state salvate. Il significato del Battesimo in acqua, da adulti e per immersione, è quello di un atto di ubbidienza. Rappresenta esteriormente l'opera che Dio ha già compiuto interiormente".

Si apprestano a ricevere questo sacramento tre detenuti di nazionalità italiana – due quarantenni e un ventisettenne – e fede cattolica dell'Istituto a Custodia Attenuata di Orvieto che, al termine di un percorso spirituale guidato da Claudio Ferro, pastore della Chiesa Evangelica "Ministero Insieme" (nella foto), hanno sentito affiorare in loro la consapevolezza di aver commesso errori e la prospettiva di una rinascita a nuova vita, anche nel periodo di permanenza dietro le sbarre.

A sigillarlo sarà un rito altamente simbolico che, d'intesa con la Direzione della Casa di Reclusione, nel pomeriggio di giovedì 27 giugno li vedrà immergersi all'interno di una vasca d'acqua riscaldata della misura di 2 metri per 1, temporaneamente allestita nella Sala del Teatro della struttura che ospita un centinaio di uomini. Assisteranno alla celebrazione familiari e compagni. Si tratta della prima esperienza di questo tipo, praticata con frequenza altrove ma non nelle carceri umbre, almeno sulla Rupe.

"È difficile perdonare se stessi – afferma il pastore – eppure loro hanno capito che Dio li ha perdonati. Il loro percorso di conversione, avviato a gennaio dello scorso anno, li ha portati ad un'esperienza di pentimento sincero, così profondo da condurli ad una rinascita spirituale reale. Immergendosi lasceranno morire la vecchia vita. Uscire dall'acqua, significherà ricominciare, risorgere, rinascere in Cristo. Per loro è arrivato questo momento".

Per gli altri detenuti – una decina, in tutto – che hanno preso parte agli incontri pomeridiani a cadenza settimanale e a momenti di testimonianza e incontro, questa fase di lode così intima, impreziosita dalla musica di un coro gospel di Roma, non è ancora arrivata. "Non si tratta di convincere nessuno, né di lavare via le colpe ma di aiutare a guardare dentro se stessi e al mondo con occhi nuovi. La diffidenza iniziale svanisce di fronte alla cura spirituale offerta. Ognuno conduce il proprio percorso, secondo i suoi tempi".

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