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"Il gesto di Emos fa onore a lui e anche alla nostra comunità"

mercoledì 23 maggio 2018
"Il gesto di Emos fa onore a lui e anche alla nostra comunità"

È stato ricevuto mercoledì 23 maggio nell'ufficio del sindaco Giuseppe Germani che lo ha personalmente ringraziato per il suo gesto, il 28enne originario del Ghana che un mese fa ha trovato e restituito, con l'aiuto di un amico mediatore culturale, una borsa da donna inglese lasciata incustodita su un vagone del treno, lungo il tragitto fra le stazioni di Fabro e Orvieto.

Un incontro semplice e privo di retorica al quale hanno preso parte anche la responsabile dell'Area Immigrati della Cooperativa Sociale "Il Quadrifoglio", Doriana Barbanera, e gli operatori Luca Angelozzi, Pablo Fabian Canepuccia e Matteo Pesaresi. Presente all'incontro anche la neo-assessore Roberta Cotigni. Il giovane si chiama Emos Kwofie ed è un richiedente protezione internazionale. Ben prima di questo episodio aveva già ottenuto dal giudice il riconoscimento di protezione umanitaria ed attualmente è ospite nella struttura della Cooperativa Sociale "Il Quadrifoglio" a Monteleone di Orvieto.

 

Sulla Rupe frequenta i corsi di lingua italiana organizzati nell'ex Caserma Piave. Ha la passione del calcio (gioca nel ruolo di difensore) ed è tesserato del Fabro Calcio. Emos ha "obbedito" ad un comando della ragione – restituire le cose di proprietà altrui – nonostante le circostanze che lo potevano indurre nella tentazione di appropriarsi del contenuto, ma ha preferito non farlo.

"In questo momento in cui c’è poca sintonia fra le persone – ha affermato il primo cittadino – questa storia dimostra ancora una volta come le persone oneste esistono in ogni parte del mondo, ci dimostra quanto sono inutili i pregiudizi e quanto sia importante invece investire nell’accoglienza. Il gesto di Emos fa molto onore a lui e anche alla nostra comunità".

"Questa storia non ha nulla di eccezionale – hanno ribadito gli operatori della Cooperativa 'Il Quadrifoglio' - però l’aver segnato un percorso di integrazione appena agli inizi con un gesto morale, con una ‘buona azione’, mostra la possibilità di un mondo in cui la paura non avvelena lo sguardo e in cui si può vivere insieme secondo giustizia e fratellanza. Abbiamo voluto rendere pubblica questa piccola storia perché quella possibilità non deve essere annientata. E tante piccole storie, come questa, attestano che quel possibile può diventare reale".