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Il cardinale Gualtiero Bassetti al Santuario dell'Amore Misericordioso

lunedì 12 febbraio 2018
Il cardinale Gualtiero Bassetti al Santuario dell'Amore Misericordioso

Una solenne concelebrazione, presieduta dal cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della CEI- conferenza episcopale italiana, ha concluso domenica 11 febbraio al Santuario dell'Amore Misericordioso di Collevalenza, la festa liturgica della Beata Madre Speranza di Gesù. Nel corso dell'omelia, Bassetti ha ricordato il 35esimo anniversario della morte – o meglio dire – della nascita al Cielo di Madre Speranza di Gesù, avvenuta l’8 febbraio 1983.

"Madre Speranza - ha detto il cardinale - dopo una vita totalmente consacrata al Signore e al bene dei fratelli, ha lascito questo mondo all’alba di quel giorno di febbraio, mentre le colline dell’Umbria si risvegliavano coperte da una coltre di candida neve. La struggente bellezza del paesaggio innevato fece da scenario all’enorme afflusso di pellegrini e devoti che, a migliaia, resero omaggio alla salma e parteciparono al suo funerale. Il suo corpo fu sepolto nella cripta del Santuario e ancor oggi la sua tomba è meta di pellegrinaggio. La Chiesa l’ha proclamata beata nel maggio del 2014.

"Possiamo dirre - ha sottolineato Bassetti - che in qualche modo, il cuore di Madre Speranza ancora batte in questo sacro luogo, su questa collina di Collevalenza, ove ha speso, tra mille sofferenze, l’ultimo periodo della vita.  Il suo cuore di madre ancora palpita per le sue congregazioni, fondate in obbedienza alla divina volontà e custodite con ogni premura; palpita per i sacerdoti, suoi figli prediletti, che voleva ardenti nella fede e operosi nella carità; palpita per i poveri, che sempre accoglieva con tanta premura, come se in essi vedesse il volto stesso del Signore Gesù; palpita per tutti i pellegrini che qui giungono con fede e speranza, perché possano trovare pace e conforto per la loro vita.
Tutta Collevalenza parla di Madre Speranza!

Questa piccola località dell’Umbria è come un faro accesso nell’oscurità della notte, che con il suo fascio di luce indica la rotta a coloro che hanno bisogno di riconciliarsi con Dio. Qui il Signore aspetta tutti con amore di Padre e non come un giudice offeso. Ringraziamo Dio per il dono che ci ha fatto con la vita della Madre, che resterà sempre nel nostro cuore e alla cui intercessione affidiamo le Chiese che sono in Umbria e nell’Italia intera.

Fratelli e sorelle, la Parola di Dio che abbiamo ascoltato pone dinanzi a noi la tragica realtà del male, nelle sue dimensioni: fisica e spirituale. Il male che aggredisce il nostro corpo e lo rende deforme e il male che pian piano penetra nel nostro spirito, fino a lacerarlo … La liturgia bene esprime anche il senso di questa giornata nella quale la Chiesa celebra la XXVI Giornata Mondiale del Malato, per riflettere sul dolore del mondo.

Espressione virulenta del male fisico, soprattutto nell’antichità, è stata sempre la lebbra. Una malattia infettiva e cronica, capace di deformare completamente le persone. Le leggi dell’antico Israele prevedevano particolari cure e prevenzioni nei confronti di tale malattia, fino all’esclusione dalla comunità della persona infettata. Ma il male trova molte forme e occasioni per aggredire la vita delle persone. Ognuno di noi ha sperimentato in se stesso o anche nella vita dei propri familiari o di persone amiche la sofferenza dovuta a varie malattie, spesso addirittura mortali.

Il mistero del male fa parte della nostra storia. Esso penetra nella vita delle persone e dei popoli, suscitando dolore e sofferenza, ma anche volontà di riscatto e speranza di trovare salute e salvezza piena. Di fronte a questo mondo lacerato dalla male fisico e morale, si erge serena e amorevole la persona di Gesù, il quale è venuto per liberarci e donarci vita, vita in abbondanza.

Il Vangelo di Marco mostra Gesù intento a predicare in una città della Galilea, quando gli si avvicina un lebbroso che lo supplica in ginocchio: “Se vuoi, puoi purificarmi!”. Il lebbroso non poteva avvicinarsi ai centri abitati e tanto meno ai gruppi di persone. Ma, trasgredendo tutte le leggi, si trascina davanti a Gesù e lo supplica: “Guariscimi!”. Il Signore, non lo rimprovera e non lo scaccia. Anzi, lo accoglie, lo tocca e gli dice: “Lo voglio, si purificato!”. Subito la lebbra scomparve e quell’uomo è guarito. Gesù, Signore della vita e della storia, è più forte del male. Egli è realmente capace di liberarci e di guarirci.

Quando ci accostiamo al sacramento della riconciliazione, Egli ci libera dal male del peccato e attraverso il sacerdote ci ripete: “Sii purificato, lo voglio!”. Ma ci libera anche dal male fisico; ci è vicino nella malattia e nella solitudine: salva la nostra vita.  Madre Speranza di Gesù ha fatto un’esperienza profonda di questo amore che salva. In ogni prova, fisica o morale, si rifugiava in Gesù e solo in Lui confidava. Una realtà concreta dell’amore del Signore e della grande fede della Madre sono le piscine per i malati, alimentate dall’acqua che sgorga dal pozzo del Santuario.

Madre Speranza, il 6 maggio 1960, il giorno del ritrovamento della prima falda acquifera che avrebbe alimentato le piscine, pregò così:  “Da’, Signore, a quest’acqua la forza di guarire il cancro e la paralisi, uno figura del peccato mortale e l’altra del peccato abituale... Il cancro uccide l’uomo, lo disfa; la paralisi lo rende inutile, non lo fa camminare... Da’ all’acqua la virtù di far guarire i malati, soprattutto i malati poveri che non hanno mezzi, anche con una sola goccia d’acqua... Sia quest’acqua la figura della tua grazia e della tua misericordia”. Da quel giorno Collevalenza e divenuta luogo di pellegrinaggio anche per i malati gravi che nell’abbraccio con il Signore e nel refrigerio di quest’acqua hanno trovato pace, conforto e guarigione".

"Papa Francesco - ha più volte ricordato il cardinale - nel messaggio per questa XXVI Giornata Mondiale del Malato, ci ricorda che “Gesù vuole condurre tutti gli uomini all’incontro con il Padre. Egli ha avvicinato molte persone malate nello spirito, perché piene di orgoglio e malate nel corpo.  A tutti ha donato misericordia e perdono, e ai malati anche guarigione fisica, segno della vita abbondante del Regno, dove ogni lacrima viene asciugata. Come Maria, i discepoli sono chiamati a prendersi cura gli uni degli altri, ma non solo. Essi sanno che il cuore di Gesù è aperto a tutti, senza esclusioni. A coloro che sono nel bisogno deve indirizzarsi la carità dei cristiani, perché sono persone, figli amati di Dio”.

"Fratelli e sorelle - ha concluso - sull’insegnamento di Gesù e con l’esempio di Madre Speranza, apriamo il nostro cuore alle necessità di quanti sono nel dolore e nella sofferenza, aiutandoci a portare la croce nella vita quotidiana. Anche se l’incontro con la sofferenza sarà sempre un mistero, l’amore di Gesù ci aiuta a svelarne il senso e a rinascere continuamente a vita nuova. Amen!”.