sociale

Unitalsi a scuola: piccoli volontari crescono

lunedì 27 febbraio 2017
di Federica Sabatini
Unitalsi a scuola: piccoli volontari crescono

Cosa si prova a svolgere azioni di volontariato? Esistono ancora persone disposte ad impegnarsi gratuitamente per il bene comune? A queste domande di grande rilevanza etica hanno provato a rispondere i responsabili dell’Unitalsi di Orvieto insieme i ragazzi della Scuola Media di Baschi, sede distaccata dell’Istituto Orvieto-Baschi. Nell’ambito del progetto “Scoprire insieme il mondo del Volontariato”, inserito nel Pof d'istituto e promosso dalla Dirigente scolastica prof.ssa Anna Rita Bellini, è stata lanciata una sfida ai giovani allievi. Quella di conoscere esponenti della società attiva, impegnati ogni giorno. Incontrare persone concrete porta all’ammirazione ed al successivo desiderio di impegnarsi in azioni benefiche.

Recentemente a Baschi sono stati ospitati a scuola due volontari: Antonella Prosperini, vicepresidente della sottosezione di Orvieto, insieme a Carlo Rossini, consigliere dello stesso gruppo. La sottosezione orvietana ha una lunga storia, essendo nata ben settanta anni fa. Gli alunni della classe II E si sono trasformati per un giorno in piccoli giornalisti, ponendo domande inerenti all’associazione. L’incontro è stato anticipato da un lavoro preparatorio, che ha visto coinvolti i ragazzi in ricerche, elaborazioni di poesie e disegni sul logo dell’associazione, donati poi ai volontari. Gli stessi allievi hanno elaborato anche acrostici partendo dalla sigla “Unitalsi”: Unione nazionale italiana trasporto ammalati a Lourdes e santuari internazionali. È stato bellissimo scoprire insieme come l’inclusione dia valore alla diversità, ciò i volontari sperimentano concretamente in ogni pellegrinaggio.

Gli alunni sono rimasti molto colpiti anche dalla fondazione dell’Unitalsi, nata dal desiderio di un giovane ammalato, Giovanni Battista Tomassi, che nel 1903 si era recato a Lourdes con l’intento di compiere un gesto clamoroso, suicidandosi presso la grotta. Invece colpito dai giovani che assistevano i malati, decise di tornare a casa e di fondare un’associazione di aiuto. Il pomeriggio scolastico, caratterizzato da un clima di grande entusiasmo ed interesse per tematiche nuove, ha riscontrato il pieno consenso, sia dei volontari che dei ragazzi coinvolti. Tanto da far nascere in tutti il desiderio di ritrovarsi ancora, magari per approfondire altre associazioni di volontariato attive sul territorio.

Di seguito sono riportate alcune riflessioni degli alunni della classe II E, Scuola Secondaria di primo grado di Baschi, Istituto Comprensivo Orvieto-Baschi, coinvolti nel progetto:

Francesco Bagnoli: "Unitalsi è un’associazione divisa in sezioni (regioni) e sottosezioni (diocesi). La sottosezione di Orvieto è collegata al territorio di Bolsena. Quando sono venuti a scuola Carlo Rossini e Antonella Prosperini ci hanno spiegato tutto quello che fanno durante i pellegrinaggi. Vorrei che un pomeriggio così potesse coinvolgere anche i volontari di altre associazioni, tipo WWF. Sarebbe bello anche avere la possibilità di andare a trovarli nelle loro sedi operative. A me l’incontro è piaciuto molto, perché abbiamo scoperto quello che fanno i volontari Unitalsi e soprattutto i motivi che li spingono ad impegnarsi per gli altri".

Alois Beozzo: "L’aspetto che più mi ha colpito dell’incontro è come i volontari si impegnino senza ricevere niente in cambio a livello materiale, anzi spesso pagano il viaggio agli ammalati che non possono permetterselo".

Maria Bernardini: "Quest’incontro è stato molto interessante e coinvolgente. Siamo rimasti colpiti dall’entusiasmo dei volontari e dalla loro carica positiva. Si vede che sono persone felici, pieni di gioia nell’aiutare gli altri".

Giovanni Bianchi: "Nella nostra scuola sono arrivati i rappresentanti dell’Associazione Unitalsi. Queste persone erano venute da noi per spiegarci di cosa fa l’Unitalsi e di quali ambiti si occupa. L’associazione svolge opere di volontariato e soccorso, facendo parte della Protezione Civile. Infatti quest’anno alcuni volontari sono andati a soccorrere i terremotati nelle zone scosse dal sisma. Io insieme ai miei amici abbiamo fatto molte domande agli ospiti Carlo e Antonella e loro ci hanno risposto con grande gioia. Inoltre abbiamo disegnato lo stemma dell’associazione e realizzato alcuni acrostici. Al termine della visita li abbiamo donati a loro in segno di gratitudine per quello che hanno fatto e faranno. È stato molto emozionante parlare con i volontari, fare loro domande, vedere i video girati nei vari santuari mariani, tra Lourdes, Loreto e Fatima. Spero di riavere un’altra occasione per incontrarli. L’aspetto che più mi ha colpito dei volontari Unitalsi è il loro desiderio di aiutare il prossimo, senza ambire alla pubblicità di ciò che fanno giorno per giorno nel silenzio e nell’anonimato. Mi piacerebbe far parte di un’associazione di volontariato, dove poter aiutare chi è nel bisogno".

Francesco Boccio Bocci: "Sono rimasto colpito dalla testimonianza dei volontari, che si impegnano nei vari ambiti del sociale".

Francesco Carboni: "Personalmente ho già svolto esperienze nel mondo del volontariato, partecipando ad uno campo di lavoro nell’operazione Mato Grosso. Ciò che spinge i volontari all’azione è una enorme carica positiva che riempie il cuore di felicità".

Fabiana Fiorito: "Abbiamo visto sulla lavagna LIM due video sulla storia dell’Unitalsi. A me sinceramente mi hanno commosso molto. Dopo questi video, abbiamo fatto tutti delle domande, per esempio: “Da quanto tempo siete entrati a far parte dell’Unitalsi?”. Antonella ha risposto dal 1993, mentre Carlo dal 1995. Hanno detto che si può iniziare anche a quattordici anni a fare parte dell’associazione. Di solito i vagoni dei treni bianchi possono portare un massimo di seicento persone. Abbiamo appreso che i pellegrinaggi Unitalsi si svolgono due volte l’anno, a livello nazionale (a settembre) e regionale (a giugno). Abbiamo chiesto loro come si sentono quando aiutano gli altri, ricevendo come risposta la loro gioia contagiosa e la riscoperta del valore della vita. Sono davvero felice di aver conosciuto questi volontari, che sono di esempio per tutti noi".

Sonny Halligan: "Abbiamo incontrato a scuola i due volontari dell’Unitalsi. La loro storia è stata affascinante. Hanno raccontato di quando decisero di entrare a far parte della grande famiglia dell’Unitalsi e delle motivazioni che li hanno spinti in questa decisioni. Per rispondere ad una nostra curiosità riguardo allo stemma, hanno detto che la sigla “NLD” vuol dire Notre Dame de Lourdes. Insomma ci hanno raccontato tante cose. Questa esperienza mi è piaciuta tantissimo e spero di ripeterla. Alla fine mi sono reso conto che loro hanno cambiato il mio punto di vista sulle persone disabili. Quest’ultime sono sfida e ricchezza della società, mentre purtroppo spesso sono rifiutate. I volontari si recano a Lourdes ogni anno coi i treni bianchi con un viaggio che dura anche 22 ore, aiutando centinaia di ragazzi e le loro famiglie".

Lorenzo Manni: "A scuola sono venuti due volontari, una si chiama Antonella Prosperini e l’altro, che già conoscevamo per un incontro precedente sul cammino di Santiago, Carlo Rossini. Hanno raccontato della loro esperienza come volontari dell’Unitalsi. Prima dell’incontro avevamo ricevuto informazioni su questa associazione dalla nostra docente di Italiano. I partecipanti accompagnano ogni anno persone con handicap e le loro famiglie a Lourdes. Ammiro queste persone, perché fanno del bene al prossimo, senza ricevere nulla in cambio, se non una grande gioia nel rendersi utile".

Caterina Merli: "I volontari dell’Unitalsi organizzano pellegrinaggi due volte l’anno: a settembre quello nazionale e a giugno quello regionale. Non si occupano però solo dei pellegrinaggi, ma promuovono anche dei progetti che riguardano bambini in difficoltà, case famiglia e case vacanze. Il presidente è Alessio Delipoggi, il vice presidente è Antonella Prosperini mentre l’assistente ecclesiastico è Don Stefano Puri. Meta dei pellegrinaggi sono non solo Lourdes, ma anche Fatima, Loreto e Gerusalemme. Questi viaggi vengono fatti con treni detti “treni bianchi”, che trasportano malati, volontari, medici e infermieri. Mentre ascoltavo queste persone mi sono resa conto che quello che fanno è bellissimo perché, oltre ad aiutare fisicamente persone disabili, danno loro speranza in un futuro migliore di integrazione nella società".

Eleonora Nuccioni: "L’Unitalsi ha molti progetti per il futuro. Alcuni sono stati già realizzati, come le casa-famiglia. Quest’associazione è stata creata da Giovanni Battista Tomassi nel 1903. Era andato a Lourdes con una pistola per uccidersi, ma poi vide molte persone, alcune in difficoltà, e decise che lui stesso poteva fare qualcosa per aiutarli. All’Unitalsi possono partecipare anche i ragazzi adolescenti (con più di 12 anni). Antonella ha raccontato di quando ha portato un ragazzo in processione presso la grotta di Lourdes e questo ha iniziato a cantare. Alla fine della processione ha detto ad Antonella di aver ringraziato il Signore per la voce che gli aveva dato. Mentre di solito le persone chiedono sempre di più a Dio, lui ringraziava. Credo che il lavoro dei volontariati sia fantastico, perché aiutano le persone malate, portandole con i treni bianchi a Lourdes e in altri santuari mariani. La sottosezione di Orvieto collabora anche con altre associazioni di volontariato presenti sul territorio, come Andromeda e la Caritas. Non si incontrano spesso persone come Antonella e Carlo, che nel loro piccolo riescono ad aiutare qualcuno in difficoltà”.
Paolantoni Giulia: “I volontari orvietani sono impegnati durante il pellegrinaggio tutto il giorno a Lourdes nell’assistenza degli ammalati, con turni anche notturni. Il loro presidente attuale è un giovane, Alessio, che ha iniziato quando aveva solo 14 anni. Sarebbe bello far parte di tale associazione, anche alla nostra giovane età".

Beatrice Trippini: "I volontari hanno spiegato come è suddivisa l’associazione in tutta Italia. Ci sono circa 20 sezioni, una per ogni regione, anche se alcune ne hanno più di una; in ogni regione ci sono delle sottosezioni che in linea di massima corrispondono alle diocesi. Quando sono arrivati i volontari a scuola, abbiamo iniziato con porre loro delle domande. Io ho chiesto se questo fosse il loro primo incontro o progetto con le scuole e mi hanno risposto positivamente. Sono rimasta felice di questo incontro e anche loro sono rimasti entusiasti di come ci eravamo preparati con cartelloni e curiosità da chiedere. Mi ha colpito una frase dei volontari, quando hanno affermato che non c’è differenza tra un malato ed un volontario, ma loro sono tutti amici, come un’unica grande famiglia. Hanno definito l’Unitalsi come una parte di chiesa che cammina".