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A Civitella d'Agliano riapre il palazzo del cardinale Dolci. Sarà una struttura che accoglierà i minori bisognosi di aiuto

martedì 29 aprile 2014
A Civitella d'Agliano riapre il palazzo del cardinale Dolci. Sarà una struttura che accoglierà i minori bisognosi di aiuto

“Con tanta soddisfazione e una giusta dose di orgoglio abbiamo raggiunto uno tra gli obiettivi più considerevoli che questa amministrazione si era prefissata: la riapertura del palazzo di residenza del cardinale Angelo Maria Dolci”. Queste le parole del sindaco di Civitella D’Agliano, Roberto Mancini. Una grande festa, per tutta la comunità civitellese, che ha visto anche la presenza del vescovo di Viterbo, Monsignor Lino Fumagalli. Il palazzo dopo la morte del cardinale Dolci negli anni '40 divenne, dapprima, una casa di accoglienza per ragazze madri e, successivamente, un asilo per i più piccoli. “Dopo circa venti anni di disuso – spiega il sindaco Mancini – la struttura è tornata al suo tradizionale splendore”.

Il Comune di Civitella d’Agliano con l’aiuto della Regione Lazio ha provveduto a trasformare l’edificio, con pregressi problemi strutturali nelle coperture, in una struttura pubblica a ciclo residenziale per minori, facendola rientrare nella tipologia dei gruppi appartamento (legge regionale 12/2003). “Siamo felici di riconsegnare il palazzo, rispettando la volontà dello stesso cardinal Dolci – prosegue il sindaco di Civitella D’Agliano – alle persone più deboli e bisognose di aiuto. Un momento storico, quello che stiamo vivendo, delicato per tantissime famiglie”. Il palazzo, accessibile in tutti i suoi spazi anche ai ragazzi portatori di handicap, esporrà una galleria di oggetti sacri e, privati, appartenuti al cardinale di Civitella. Memorie importanti raccolte nel corso della sua vita e nelle sue innumerevoli missioni per il mondo ricoprendo l’incarico di delegato apostolico per l’America Latina.

A Costantinopoli e in Turchia, durante la prima guerra mondiale, si adoperò per assicurare rifugio e asilo ai membri delle comunità cristiane dei greci e degli armeni perseguitate dal governo ottomano ed accusate di connivenza rispettivamente con la Grecia e la Russia. Grazie alla sua mediazione tra il governo francese, e quello ottomano, fu evitata la distruzione di scuole, conventi, chiese ed altri luoghi di culto cristiani in Turchia.