sociale

Giugno 1944. Ricordo quel giorno

sabato 19 giugno 2010
di Piero Cambi

RICOSTRUZIONE

Siamo al giugno 1944. Nella nostra centrale allora TETI
I militari tedeschi si alternavano ogni quattro o cinque mesi ed io, data l'ovvia inesperienza, li distinguevo solo nel rapporto umano e non nei gradi, che non conoscevo.
Anche se è retorico parlare di buoni e di cattivi, non trovo altra forma per dire in sintesi
come si comportassero quei soldati. Comunque sia ho avuto la soddisfazione di sapere che uno di quelli che giudicavo "buono" ha scelto la mia cittadina ORVIETO per venire a trascorrere la sua vecchiaia.
Tanti nomi si ripetevano sempre: Albert, Joseph, Hans... in paricolare ricordo uno che era come un incubo per me... Seep. Gli ultimi giorni prima del passaggio del fronte, tutti i dipendenti adulti della nostra Azienda si erano allontanati da Orvieto per non essere catturati e trasportati in Germania, tra questi c'era mio padre.
Eravamo quasi alla fine della guerra, avevo compiuto appena 16 anni, un giorno mentre stavo al ricovero (si fa per dire perché eravamo sotto le fondamenta del DUOMO), arrivò Seep obbligandomi, bruscamente, ad andare in centrale per prestare servizio al centralino sotto la minaccia di scovare mio padre per portarlo in Germania.
Malgrado le grida le grida di mia Madre, fui costretto ad accettare e con un gran pianto e tutto impaurito mi recai a prestare servizio, al centralino, fino a quando mosso a compassione Seep mi fece ritornare al ricovero, dopo avere prestato servizio tutta la notte.
Dopo qualche giorno arrivarono gli Americani e tutti quanti (compreso mio padre) uscirono dai più impensabili nascondigli quali cantine, soffitte e rifugi.
I tedeschi avevano portato via la chiave della centrale e toccò a me, che ero piccolo e mingherlino, di entrare attraverso una piccola finestra che sfasciammo a martellate.
Anche se sono trascorsi tanti anni ricordo ancora perfettamente lo spettacolo che si presentò davanti ai miei occhi: decine di bombe a mano, sopra il tavolo, e centinaia di proiettili inesplosi per terra. Le cappe che coprivano i meccanismi tutte all'aria; i cavi spezzati e tutta la centrale in uno stato di distruzione tale da sembrare impossibile che un solo uomo Seep abbia potuto causare. Eppure solo lui è rimasto fino all'ultimo istante.
Devo riconoscere che solo l'abnegazione e la capacità dell'allora Capo Centrale, NATALI, seppe dopo pochi giorni con modestissimi mezzi ripristinare la Centrale stessa. Grazie anche al prodigarsi del personale esterno, con mezzi di fortuna si è potuto comunicare con tutta la parte dell'Italia liberata.
L'ultimo ricordo che mi sovviene, è legato al servizio svolto dai vecchi combattenti (e mutilati) della prima guerra mondiale che in servizio alla DIGAT(la contraerea) erano addetti a suonare le campane di allarme dietro nostra segnalazione. Ricevevamo via cavo le informazioni di attacchi aerei e subito le trasmettevamo a loro dando l'allarme in città.
Un episodio che mi è rimasto sempre impresso, è della notte che scaricarono una bomba in ORVIETO. Forse perché non avevano percepito esattamente l'esatto punto dove era caduta la bomba gli addetti della DIGAT, che stazionavano sopra la torre del MORO, ci avvertirono che era stato bombardato il Teatro... (e non era vero...) mentre a mia Madre che era al ricovero del Duomo gli fu riferito che la bomba era caduta sulla Torre del Moro. Nessuno può immaginare i pianti di mia madre. Con l'aiuto di un militare della DIGAT volli recarmi dove c'era la mia mamma, e strada facendo (vicino all'attuale ufficio postale) trovammo i due cadaveri di:Raffaello e Carlo... rimasi sconvolto.. come ho detto avevo poco più di 16 anni.

PIERO CAMBI
Fatti e testimonianze di vita telefonica GIUGNO 1944