sociale

NEVE, ennesimo caso di avvelenamento a base di esche avvelenate

lunedì 9 novembre 2009
di Luciana Olimpieri
NEVE, ennesimo caso di avvelenamento a base di esche avvelenate

Il fatto è avvenuto nelle vicinanze dell'abitato di Castel Giorgio, nella frazione di Casa Perazza in una proprietà privata situata all'interno della riserva della Renara.

Anche in questa occasione l'animale ucciso è un cane, un incrocio tra un pastore maremmano ed un Labrador, un cane dolcissimo di nome Neve che è morto dopo un'agonia caratterizzata da dolori lancinanti e atroci spasmi. Esche avvelenate destinate alle volpi, la cui morte non sarebbe stata meno grave o meno atroce di quella della povera Neve! Bocconi avvelenati confezionati e lanciati, come sempre, da persone vili e prive di scrupoli, la cui pochezza ed estrema ignoranza non porterà mai a comprendere la spirale di dolore che hanno innescato con questo infame gesto.

Dolore e sofferenza per i proprietari, che hanno perso un fedele amico, ma anche timore per un fenomeno che da diversi anni a questa parte ha fatto registrare una sempre maggiore diffusione sia in ambito locale che in ambito regionale, tanto è vero che la Regione Umbria si è dotata di una propria Legge in materia (Legge Regionale n. 27 del 22/10/2001). Timore giustificato dal fatto che, i veleni prevalentemente utilizzati per la preparazione delle esche, sono stricnina, veleni per topi, insetticidi organofosforici, lumachicidi (METALDEIDE), diserbanti e persino fluidi protettivi per i radiatori delle automobili (PARAFLU), tutte sostanze la cui estrema tossicità può manifestarsi, a seconda dei casi, per contatto, ingestione, inalazione e assorbimento cutaneo.

Il fattore destante maggiore preoccupazione, è che oltre a tutti gli animali domestici e selvatici, i soggetti maggiormente a rischio da avvelenamento diretto (per assunzione del boccone) sono, senza ombra i dubbio i bambini, che spinti dalla loro innata curiosità potrebbero mettere in bocca ed ingerire le esche con conseguenze gravissime sia immediate (nausea, vomito, diarrea, colica addominale, rinorrea, scialorrea, broncorrea e broncospasmo e sudorazione) che protratte nel tempo (bradiscardia o tachicardia e ipotensione; astenia, fascicolazioni, paralisi muscolari, convulsioni e coma), fino alla morte per arresto respiratorio e cardiocircolatorio. Inoltre alcuni di questi veleni hanno anche una potenziale carica cancerogena, con possibile eventuale insorgenza di malattie tumorali.

Un altro aspetto non secondario dell'uso di bocconi avvelenati è l'inquinamento ambientale, poiché le sostanze in esame sono caratterizzate da lunghi periodi di permanenza nell'ambiente con effetti deleteri sui corsi d'acqua, sulle piante e sul naturale andamento delle catene alimentari, con la concreta possibilità di trasferire indirettamente l'inquinamento su più livelli:

È quindi per evitare conseguenze come quelle sopra descritte che l'opinione pubblica deve farsi partecipe della lotta contro gli ignoti (ma in più casi anche noti) criminali che preparano edisseminano i bocconi avvelenati. Infatti, contro questo grave reato sono previste forti pene pecuniarie e detentive stabilite da Leggi nazionali, Decreti legislativi, DPR e Leggi Regionali nonché da alcuni articoli del codice penale.

Inoltre, il Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche sociali ha emesso una recente Ordinanza (Ordinanza contingibile ed urgente concernente norme sul divieto di utilizzo e di detenzione di esche o di bocconi avvelenati del 18 dicembre 2008 attualmente in vigore), la quale stabilisce che anche i Sindaci (art. 4), insieme ad altri soggetti, diventano parte attiva nella lotta alla diffusione di esche avvelenate, allo scopo di restringere il cerchio contro i colpevoli.

DI SICURO È' AUSPICABILE CHE UNA VOLTA INDIVIDUATI I RESPONSABILI, SIA LORO COMMINATA UNA LUNGA E CERTA PENA DETENTIVA.

Infine, per stimolare le coscienze di questi ignoti avvelenatori, porgiamo loro una semplice domanda:

SE LE VITTIME DEL VOSTRO INSANO GESTO FOSSERO PROPRIO I VOSTRI FIGLI?