sociale

Resi noti i dati dello studio epidemiologico sulla qualità della vita degli over sessanta

venerdì 30 maggio 2008
Interventi negli ambiti socio-assistenziali a scopo preventivo, anche se il quadro generale appare pressoché buono. E’ quello che emerge dalla presentazione che si è svolta venerdì 30 maggio sullo studio epidemiologico sulla qualità della vita nelle persone di età superiore ai 64 anni in riferimento al progetto “PASSI d'argento”(Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia). Un'iniziativa realizzata dalla Regione Umbria su incarico del Ministero della Salute che ha previsto la raccolta di dati nell’ambito territoriale del Distretto Sanitario n. 3 di Orvieto; alla riuscita di tale compito hanno collaborato gli operatori sanitari e sociali che proprio dai risultati dell’indagine traggono informazioni tempestive e precise sulla situazione degli anziani, ovvero indicazioni su come meglio articolare e rendere efficace l’attenzione e l’assistenza alla terza età. Infatti, nel 2010, al termine del progetto tutte le Regioni italiane, che partecipano sin d’ora alla sperimentazione, decideranno se mettere a regime questa sorveglianza della terza età. L’indagine sistematica e periodica sugli stili di vita ed i fattori di rischio per la salute con la cooperazione di tutte le Regioni, svolta dal 14 al 28 maggio ha portato alla raccolta di dati presentati presso l’Aula Magna del Centro Studi Città di Orvieto ai rappresentanti del Ministero Salute, Regione, ASL umbre, ASL 4 e Direzione del Distretto Sanitario, operatori, stampa e alla cittadinanza, nel contesto della giornata conclusiva del Corso di “Epidemiologia in azione” organizzato per il terzo anno consecutivo dall’Istituto Superiore di Sanità in collaborazione con la Regione dell’Umbria, l’ASL 4 di Terni e la Fondazione Centro Studi “Città di Orvieto”. Scopo del progetto è quello di trasmettere a chi opera nel Sistema Sanitario Nazionale conoscenze e competenze per l’uso dei dati epidemiologici al fine di orientare l’azione e per monitorare gli interventi in sanità pubblica. La Regione dell’Umbria è capofila per la costruzione di un modello di indagine ma l’obiettivo finale a conclusione del progetto biennale “Salute e qualità della vita in Italia nella terza età”, è quello di estendere tale modello a tutte le altre Regioni italiane. “Dai dati raccolti sui 201 intervistati, secondo un campione casuale semplice estratto dall’anagrafe sanitaria che ha riguardato in modo proporzionale tutti i 13 comuni dell’Orvietano – riassume il responsabile dell’Unità Operativa di Epidemiologia della ASL 4 di Terni, Marco Cristofori - emerge una popolazione anziana che avverte una salute molto buona mentre solo il 20% una salute non buona”. Dati alla mano svelano la fragilità degli anziani è che il 30% degli anziani nell’ultimo anno ha subito una caduta con conseguenze anche invalidanti, ma anche che il 40% della popolazione è ancora abbastanza attivo, anche se c’è un 20% di soggetti sedentari, specie nella fasce di età più elevate. Inoltre, la non autosufficienza nelle persone che non sono istituzionalizzate è intorno al 5% e il 12% delle persone hanno presentato disturbi cognitivi come difficoltà di parlare o ascoltare, oppure al test della memoria hanno mostrato di avere una memoria insufficiente. Altro dato importante rivela come più del 50% della popolazione dichiara di arrivare con difficoltà alla fine del mese ed il 94% sono pensionati sociali, mentre una delle richieste più insistenti al sistema socio-sanitario riguarda la riduzione delle liste d’attesa. Sul piano della salute, problemi come quello di masticare male sono percepiti come un disturbo perché gli anziani non vanno dal dentista, inoltre le patologie più frequenti sono l’artrosi e la difficoltà a camminare che limitano le attività quotidiane. Le donne vivono più a lungo ma cadono più facilmente in casa, mentre il resto delle patologie sono comuni fra uomo e donna, maggiori differenze risultano invece nella classe di età entro ed oltre i 75 anni. Una certa percentuale delle persone sono assistite e in particolare dalla famiglia, ma è chiaro che una certa percentuale avrebbe bisogno di più aiuto. “Le informazioni – continua Cristofori - estrapolate dalle 73 domande in cui si è articolata l’indagine, hanno interessato otto aree di indagine come la salute percepita, le cadute, le vaccinazioni, gli stili di vita, l’attività fisica, l’assistenza, la classificazione della sufficienza, la fragilità”. Le aree dove si può intervenire riguardano il potenziamento dell’assistenza alla disabilità a casa e non istituzionalizzata e l’importanza di intervenire nelle aree che possono favorire l’attività fisica, i contatti con le persone per evitare l’isolamento sociale, favorire i controlli dentistici per le implicazioni sulla masticazione e quindi il nutrimento, e oculistici per la vista.