Al momento della sua costituzione avvenuta a dicembre dello scorso anno, il Comitato cittadino antifascista aveva posto tra i suoi obiettivi fondanti la lotta al razzismo e alla xenofobia attraverso un tentativo di sensibilizzazione pubblica sui temi relativi all’accoglienza e alla valorizzazione della diversità. Già a gennaio un primo passo è stato fatto con l’esposizione di una mostra fotografica sui migranti, e un incontro/dibattito che affrontava il tema del multiculturalismo.
Alla luce degli ultimi fatti di cronaca che hanno registrato un crescendo di intolleranza e violenza non solo nei confronti degli stranieri (vedi i tragici fatti di Verona), a fronte di un’informazione faziosa che fa del sensazionalismo la sua unica arma, riteniamo sia indispensabile agire a livello capillare, aprendo spazi di dibattito e di confronto anche in ambito locale, affinché a passare sia un’informazione corretta; il paradigma secondo cui tutti gli stranieri vengono in Italia per delinquere, tutti i romeni sono stupratori, tutti i rom rapiscono i bambini, non può passare come un dato reale, altrimenti dovrebbe passare anche il dato che tutti gli austriaci sono pazzi maniaci omicidi (vedi i due recenti episodi di cronaca).
I dati statistici dicono cose ben diverse: dicono che la maggior parte delle violenze sessuali vengono commesse all’interno della cerchia di amici e parenti, dicono che buona parte delle morti (uno su sei secondo le statistiche, come racconta il bel libro di Marco Rovelli, “Lavorare uccide”) e degli incidenti sul lavoro sono a carico di immigrati il più delle volte non denunciati perché si tratta di lavoro nero, dicono che… “Sono tra 9 e 12 milioni i rom che vivono in Europa e l’Italia non è affatto invasa: è quattordicesima con 150 mila presenze. La maggiore presenza in Romania (1,2 milioni), seguita da Bulgaria, Spagna e Ungheria (800 mila); 340-400 mila in Francia, 300 mila nel Regno Unito. In Italia sono 150 mila (lo 0,25% della popolazione italiana, la percentuale più bassa dell’Europa mediterranea). Metà dei Rom presenti in Italia ha la cittadinanza italiana; tutti gli altri sono extracomunitari (provenienti soprattutto dalla ex Jugoslavia) o cittadini comunitari della Romania. La stragrande maggioranza è stanziale; molti non hanno nessuna esperienza di nomadismo .” (fonte “Redattore sociale”)
Esiste un problema nel nostro paese e questo problema non si chiama sicurezza o immigrazione, si chiama piuttosto instabilità sociale che tocca in prima persona il singolo cittadino, si chiama incapacità di dare risposte adeguate a quelle che sono le problematiche del mondo del lavoro, le emergenze abitative… e, non ultima, incapacità di dar vita a reali politiche di integrazione.
Per questo, in vista dell’approvazione di un pacchetto sicurezza che “legittima” l’intolleranza e la xenofobia (come denunciato da buona parte della stampa estera), accogliamo di buon grado l’appello lanciato da Rodolfo Ricci e diamo la nostra disponibilità per realizzare insieme iniziative capaci di affrontare in maniera adeguata i suddetti temi.