sociale

Un ambasciatore negli States. Davide Orsini presenta al Rotary club Orvieto la sua straordinaria esperienza

venerdì 26 gennaio 2007
di laura
Un giovane orvietano di lucida intelligenza, entusiasmo e spessore che certamente è destinato ad avere un ruolo nel mondo della ricerca: è questa l'impressione che comunica Davide Orsini, che grazie alla borsa di Studio degli Ambasciatori del Rotary International assegnata dal Distretto 2090, quello di cui fa parte anche Orvieto, ha trascorso l’intero anno accademico 2005-2006 negli Stati Uniti presso l’Università del Michigan, ad Ann Arbor, per perfezionare alcune tecniche di studio dell’opinione pubblica e condurre la fase finale della sua ricerca sull’Anti-Americanismo. La sua tesi di dottorato è in via di compilazione e la difesa è prevista per la prossima estate. Laureato in Scienze Politiche col massimo dei voti presso l’Università di Siena e attualmente dottorando, presso il Centro per lo Studio del Cambiamento Politico della stessa Università, in Politica Comparata ed Europea, Davide ha maturato, grazie alla Borsa degli Ambasciatori, un'esperienza indimenticabile che ieri sera ha presentato al Rotary club di Orvieto durante una Conviviale presieduta dall'attuale Presidente Danilo Urbani: un'interessante relazione corredata da una serie di immagini che ha suscitato l'interesse e le domande dei presenti. La prestigiosa University of Michigan di Ann Arbor, cittadina di circa 120 mila abitanti, è stata scelta da Davide Orsini in relazione ai suoi interessi di ricerca, che riguardano lo studio dell’opinione pubblica e, in particolare, la percezione degli Stati Uniti in Europa Occidentale e nei paesi del Medio Oriente, ambiti di ricerca in cui questa Università ha una lunga e importante tradizione. Qui Davide ha potuto collaborare con personalità di eccezione, i Professori Ronald Inglehart e Andrei Markovits, stabilendo, soprattutto con quest'ultimo, un serrato e aperto rapporto di confronto, davvero prezioso per gli importanti progetti di ricerca riguardanti l’Anti-Americanismo in Europa in cui lo studioso è coinvolto e per le molte pubblicazioni redatte in proposito. Supportato dagli amici rotariani di Ann Arbor, e in particolare dagli host counselors Daniel e Barbara Balbach, Davide ha raccontato di aver vissuto un anno davvero straordinario, in cui la calda accoglienza e gli stimoli di una realtà tutta da esplorare lo hanno spinto a vivere in pieno i molteplici aspetti del soggiorno americano. “Ho avuto la fortuna di vivere un’esperienza che definirei globale – afferma. - Ho in mente le discussioni e il piacere di dialogare con tanti studenti provenienti da tutte le parti del mondo, professori universitari, esponenti di associazioni culturali e religiose, e così via. Un viaggio nel viaggio, ricco e affascinante. La cosa che mi ha subito colpito – continua - è stata la continua espressione di interesse e curiosità non soltanto per le mie ricerche ma anche per la mia cultura di origine e per l’Italia. Ciò mi ha reso particolarmente orgoglioso e voglioso di fornire informazioni e trasmettere per quanto possibile il senso di questo orgoglio, che significa soprattutto voglia di confronto e necessità di capire un modo diverso ma complementare di intendere la realtà”. Un'America che è tutto e il contrario di tutto, quella che Davide, stimolato anche dalle domande, ha raccontato: una porzione, ovviamente, di un territorio sterminato e di realtà diverse e molteplici, ma che basta a far capire quanto, nel giudicare a distanza gli States, gli europei possano essere depistati e ingannati dagli stereotipi. Perché per chi la pensa come la terra dei cibi in scatola e del fast food emergono i movimenti del consumo genuino e biologico, i piccoli produttori e i loro sani, minuscoli mercati; per chi la crede razzista appare il sostrato da sempre multiculturale – la colonizzazione dell'inizio e la successiva immigrazione – la necessità di confrontarsi fin dalle origini con identità molteplici; per chi la giudica antidemocratica sorprende la libertà di poter affermare tutto e di essere giudicati non rispetto ai contenuti, ma alla capacità di dimostrarli e argomentarli. Un caleidoscopio in movimento, dove fermarsi è difficile, ma non perché si corre, quanto piuttosto perché l'identità stessa è concepita in continua evoluzione; nelle vite, un sovrapporsi e un susseguirsi di esperienze che il nostro continente non esita a definire precarietà, ma che per gli States è il pionerismo insito nel complesso, intrecciato Dna. Un paese pragmatico, in cui anche lo spirito rotariano si tinge, come ha raccontato Davide, di azioni pratiche, che lo esplicano soprattutto attraverso i progetti concreti, le cose fatte e quelle da fare, la capacità organizzativa e la voglia di svolgere un ruolo importante nella società, per migliorarla e renderla più adeguata alle esigenze di tutti nei più diversi contesti del mondo. In questo angolo di America, raccontato come accogliente, generoso e pervaso di forte spirito sociale, ricca di elementi umani e di riflessione è stata, per Davide, anche la straordinaria esperienza con un gruppo di lavoro composto da 26 studenti universitari organizzato, presso la Wesley Foundation e l’Università del Michigan, per una missione di aiuto alle vittime dell’Uragano Katrina a Biloxi, nel Golfo di Gautier sulla costa del Mississippi. “Non avrei mai pensato di diventare un esperto di tetti americani – afferma Orsini. - Ma è quello che ho fatto per una settimana: riparare i tetti delle case colpite meno ferocemente dalla furia dell’Uragano. Ho potuto così osservare da vicino uno spaccato diverso dell’America. Un’America ferita e divisa, ma orgogliosa e sempre pronta a ricominciare a vivere”. Conquistato dagli States, Davide Orsini si sta organizzando per tornare lì a continuare la sua carriera di ricercatore. Ad attrarlo, anche la libertà, l'atmosfera assolutamente informale, la cordialità e il confronto alla pari nell'ambiente universitario. “Posso dire che vivere ad Ann Arbor ha ampliato i miei orizzonti arricchendo la mia vita come nessuna esperienza precedente – ha affermato alla Conviviale di cui era l'ospite d'onore. - Per questo vorrei ringraziare quanti hanno creduto in me ed alle mie capacità, a cominciare dal Rotary Club di Orvieto nelle persone di Piero Salituri, ed i due Presidenti che si sono succeduti durante l’iter della mia candidatura, Marco Marino e Corrado Bottai. Una citazione speciale merita Giuliana Bianconi Molajoni, per la sua straordinaria generosità e per la disponibilità illimitata. Un ringraziamento particolare va al Professor Urbinati, che ha dimostrato dedizione totale al suo ruolo e un interesse costante per la mia esperienza di Ambasciatore del Distretto 2090”. Un bel premio per il Rotary Club Orvieto, a cui va il merito di aver individuato un “ambasciatore” certamente speciale, oltretutto l'unico europeo tra gli otto ambasciatori della Borsa di studio del Rotary International presenti all'Università del Michigan.