sociale

Un'indagine di OrvietAMA sulla percezione della tossicodipendenza nell'Orvietano. Venerdì la presentazione dei risultati

martedì 28 novembre 2006
Saranno presentati venerdì 1 dicembre alle ore 16 nell'Aula Magna del Centro Studi Città di Orvieto, i risultati di una ricerca condotta dall’Associazione OrvietAMA (Associazione dei gruppi di Auto Mutuo Aiuto) e dal SERT di Orvieto su “La percezione della Tossicodipendenza nell’Orvietano”. Le modalità della ricerca e un primo quadro d'insieme sono stati presentati questa mattina in conferenza stampa dall’Assessore alle Politiche Sociali del Comune di Orvieto, Maria Cecilia Stopponi, il Responsabile del SERT, Dott. Massimo Marchino e la presidente dell’Associazione OrvietAMA, Antonella Fortunati. La ricerca, condotta da Visa srl Visentini & Associati di Perugia, è stata finanziata dalla Fondazione CRO. Lo scopo è stato quello di verificare il livello di conoscenza dei servizi e dei gruppi di auto mutuo aiuto da parte della popolazione e delle famiglie, al fine di adeguare e migliorare le modalità di comunicazione e, quindi, di meglio intercettare i bisogni e le aspettative e di organizzare in modo più efficace le azioni di cura e di prevenzione. L’atteggiamento nei confronti della tossicodipendenza è stato il tema principale dello studio, affrontato su due livelli: attraverso colloqui di gruppo con gli esperti del SERT, con i giovani in trattamento, con i loro familiari, ma anche con chi non è coinvolto direttamente nel problema. Sono state 160 le famiglie testate nell'Orvietano, prendendo a campione Orvieto centro, Orvieto scalo e una frazione, un'area rurale, Ficulle, e una più industrializzata, Baschi; 40, invece, le famiglie utenti del servizio intervistate. Dal punto di vista metodologico, la ricerca ha analizzato quattro grandi aree: i vissuti della tossicodipendenza, il ruolo della famiglia, i percorsi di ingresso e i percorsi di recupero. Ne risulta che la popolazione dell’Orvietano è ben consapevole di come la tossicodipendenza sia un fenomeno piuttosto diffuso e che nel territorio tenderà a svilupparsi ulteriormente nei prossimi anni. Tuttavia l’atteggiamento globale verso il fenomeno della tossicodipendenza è di comprensione e di non discriminazione, particolarmente da parte di chi non vive direttamente il problema. La tossicodipendenza è inoltre percepita non come un reato, ma come una patologia che richiede cure: dalla rilevazione è emersa un larga convergenza di opinioni fra il campione della popolazione e quello delle Famiglie coinvolte dal fenomeno e sulla necessità di aiutare il tossicodipendente nel percorso di recupero. Le cause tradizionalmente associate all’ingresso nell’area della tossicodipendenza (gravi traumi psicologici e conseguenti disturbi nella psiche del soggetto da un lato, frequentazione di cattive compagnie dall’altro), sono largamente condivide da tutti. La Famiglie coinvolte, più della popolazione in generale, parlano anche di fuga del soggetto dalle proprie responsabilità e di incontri casuali con la droga sotto la spinta della curiosità. L’imbarazzo provato dalle famiglie in cui vive un tossicodipendente è condiviso da tutti, come pure la difficoltà ad accettare la presenza del fenomeno in famiglia; sulle responsabilità i pareri tendono però a differenziarsi: mentre la popolazione in generale è molto d’accordo nel parlare di responsabilità dirette della famiglia e anche di fallimento del ruolo dei genitori rispetto al figlio che si droga, nelle famiglie coinvolte prevale un atteggiamento meno univoco, dove i fattori esterni alla famiglia assumono maggior peso e il fenomeno è visto come un fatto più casuale. Anche sui percorsi di recupero le opinioni fra popolazione e famiglie coinvolte su differenziano: tra le prime prevale l’opinione che il tossicodipendente debba essere ricoverato in Comunità, mentre per le seconde sta al tossicodipendente decidere come curarsi, se in Comunità o ricorrendo al SERT e quindi continuando a vivere nel proprio ambiente. Rispetto alle iniziative da intraprendere per contrastare il fenomeno della tossicodipendenza, il campione della Popolazione pone l’accento soprattutto sul mondo della Scuola, mentre le Famiglie coinvolte sottolineano il ruolo degli incontri fra le famiglie che hanno vissuto questa esperienza con altre famiglie, specie quelle con figli in giovane età. Il ruolo delle associazioni di volontariato e delle strutture dedicate come il SERT è giudicato molto importante, tanto da auspicare un aumento delle risorse destinate ma, accanto ad un riconoscimento virtuale emerge la scarsa conoscenza della presenza attiva di questi enti sul territorio e del lavoro svolto quotidianamente da anni. La scarsa conoscenza dell’Associazione di Auto Mutuo Aiuto è tanto più sorprendente se si considera che circa il 90% delle famiglie concordano nel ritenere che le associazioni di volontariato svolgono un ruolo di grande importanza nell’assistenza ai tossicodipendenti. Il SERT invece risulta sconosciuto al 41% delle famiglie del campione della popolazione, circa ¼ dichiara di averne sentito parlare; un quarto del campione dichiara di conoscerlo bene o abbastanza bene, ed il 93% delle famiglie coinvolte dice di conoscere molto o abbastanza bene il servizio, contro il 7% che lo conosce molto poco. “Di qui – è stato affermato in modo univoco - la necessità di far conoscere la presenza attiva dell’Associazione di Auto-Mutuo-Aiuto Orviet’AMA e dei suoi gruppi di intervento, che non si occupano solo della tossicodipendenza, ma della dipendenza e del disagio in modo più generale (alcolismo, tabagismo, disagio psicologico). “L’indagine sulla percezione del fenomeno della tossicodipendenza approfondisce numerose tematiche – ha spiegato il Dott. Massimo Marchino - che vanno dalla conoscenza del grado di pericolosità delle droghe, alla figura del tossicodipendente, all’efficacia del ruolo parentale in situazioni di tossicodipendenza; e ancora: dalla problematica legata al passaggio dall’uso all’abuso fino alla dipendenza, al mercato delle droghe, al parere degli intervistati rispetto alla liberalizzazione degli oppiacei, fino al concetto legato al fallimento o meno del ruolo genitoriale. La ricerca riflette anche le opinioni sulle esperienze legate al vissuto del tossicodipendente e quindi il problema della stigmatizzazione che è particolarmente sentito dagli utenti del SERT tanto quanto tra gli operatori del servizio è drammaticamente avvertito il tema della reintegrazione sociale. La ricerca fornisce senza dubbio preziose indicazioni per migliorare la conoscenza dei servizi esistenti e conferma che la logica del modello condiviso dell’azione e collaborazione fra le Istituzioni, i Servizi e il Volontariato è l’unica strada da praticabile”. “La ricerca è importante e utile - ha detto la Presidente dell’Associazione Orviet’AMA, Antonella Fortunati – non per i dati relativi all’entità del fenomeno ma per le notizie legate alla percezione allargata da parte della popolazione in generale e di percezione mirata da parte della famiglie che vivono il problema. Questo studio ci permette anche di giungere alla sintesi dell’esperienza finora realizzata dai gruppi AMA nei diversi ambiti della realtà delle dipendenze (droga, alcolismo, tabagismo) e rilanciarla poiché essi costituiscono una testimonianza molto forte ed importante. Il linguaggio della comunicazione di chi ha vissuto i problemi, infatti, fa intrecciare livelli di professionalità ed emotività che riescono a raggiungere meglio la Scuola, i giovani e le famiglie; proprio per questo molto presto verrà attivato un progetto mirato rivolto alle Scuole primarie dove si è posizionata la soglia di attenzione sociale rispetto alle azioni di prevenzione”. “La ricerca – ha confermato l’Assessore alle Politiche Sociali, Maria Cecilia Stopponi – apre scenari che non immaginavamo. L’Amministrazione Comunale ha scelto la linea della condivisione delle strategie e questo studio favorisce azioni concrete nella direzione della conoscenza e del potenziamento dei servizi ma anche del ruolo del volontariato sociale che, per sua natura, ha scelto una modalità di approccio all’esterno il più diffuso possibile. Tutto questo permette di svolgere meglio l’azione nel campo della prevenzione dei molteplici disagi che sono poi alla base del fenomeno delle tossicodipendenza e delle dipendenze in genere. Basti pensare ai fenomeni di disagio purtroppo ormai emergenti fra i giovani di cui l’anoressia o la bulimia, ad esempio, sono la manifestazione. Il lavoro di rete è importante, dunque, perché è l’unico modo per affrontare veramente il problema, cioè ricreare il tessuto sociale per affrontare la tematica delle dipendenze”.