politica

Liste d'attesa, "le risposte dell'Umbria migliori di quelle a livello nazionale"

martedì 27 giugno 2023

L’interrogazione a risposta immediata sui “chiarimenti in merito alla situazione delle liste d'attesa e alle azioni messe in campo dalla Regione per assicurare il diritto alla salute”, firmata dai consiglieri Tommaso Bori, Simona Meloni, Fabio Paparelli, Michele Bettarelli (Pd), Andrea Fora (Patto civico), Thomas De Luca (M5S) e Vincenzo Bianconi (Misto) è stata discussa martedì 27 giugno nell’ambito della seduta di question time dell’Assemblea legislativa dell’Umbria.

Illustrando l’atto ispettivo, il primo firmatario Bori ha spiegato che “la salute è un diritto, non un lusso, e deve arrivare dalla sanità pubblica, che non dobbiamo dare per scontata.  Purtroppo rischiamo di non essere più tutti uguali. Il tema delle liste d’attesa è centrale e va affrontato in maniera serie. Ad oggi ci vogliono 2 anni per una mammografia, per un’ecografia servono almeno 375 giorni e per un esame dermatologico almeno 300.

Ma anche le piccole prestazioni sono diventate inaccessibili. L’11% delle persone hanno rinunciato a curarsi per la lunghezza delle liste di attesa. Questo lo dobbiamo combattere perché la sanità pubblica è di tutti. Oggi c’è una privatizzazione di fatto della sanità umbra. Servono risposte sulle agende chiuse, sulle lunghissime liste di attesa, sulla carenza di strumenti e di personale che sta portando il sistema pubblico al collasso e tanti operatori pubblici si licenziano per passare al privato.

La Giunta nel 2022 ha approvato il Piano regionale di governo delle liste di attesa per il triennio 2022-2025 in cui si ammette che la gestione dei tempi di attesa delle prestazioni durante e dopo l’epidemia ha evidenziato delle criticità strutturali che rendono sempre più complessa la gestione ed il governo delle liste d’attesa. Risulta propagandistica la notizia secondo la quale la Regione abbia deciso di obbligare i direttori regionali a ricevere i cittadini tre ore a settimana, e denuncia e conferma l’emergenza che solleviamo da anni.

Ad oggi il governo regionale non è stato in grado di affrontare e risolvere il problema delle liste d’attesa. È del 26 aprile scorso l’ennesima delibera sul tema, con cui è stato introdotto un piano operativo straordinario di recupero delle liste di attesa. Sembra l’ennesima rincorsa alla risoluzione di una situazione ormai fuori controllo perché sottovalutata e mai gestita in maniera corretta.

La Giunta spieghi quali sono stati i risultati delle azioni messe in campo fino ad oggi, quali sono ad oggi i dati. Ma anche quali sono i motivi che hanno portato alle ennesime recenti decisioni sul tema, visto che dal 1 luglio 2022 è in vigore il piano regionale di governo delle liste d’attesa. Tali continui interventi sembrano non aver funzionato”.

L’assessore Luca Coletto ha risposto che “il piano di recupero delle prestazioni sta avanzando in maniera efficace. Lo scopo del recupero è smaltire i 74mila percorsi di tutela accumulati nel passato. Ma anche lavorare sull’offerta con un maggior coinvolgimento degli specialisti ambulatoriali e un miglioramento dell'appropriatezza e della concordanza soprattutto nell’ambito radiologico e gastroenterologico. Le azioni di recupero per lo smaltimento dei percorsi di tutela accumulati dimostrano la loro efficacia in quanto al 23 giugno di 74.000 prestazioni ne sono state smaltite 11mila 415, pari al 15%.

Ne rimangono circa 62.000 che contiamo di smaltire entro il 31 luglio. Per quanto riguarda il lavoro su offerta e domanda ai primi di giugno erano state accumulate 22.000 prestazioni nuove nei percorsi di tutela, in aumento per l’inserimento dei fragili con zona di garanzia distrettuale. I dati dicono che a maggio erano 17.000, a giugno 13.000, quindi in miglioramento. La gestione efficace delle liste di attesa è ribadita anche dal Gimbe, che vede l’Umbria al quinto posto per recupero delle prestazioni ambulatoriali e degli screening oncologici.

Per il recupero delle prestazioni sanitarie accumulate l’Umbria ha una delle migliori performance nazionali con il recupero del 94% delle prestazioni ambulatoriali e del 74% degli interventi chirurgici, e unica regione italiana ad avere recuperato tutti gli esami degli screening oncologici del 2021. evidenza inconfutabile che il piano di governo delle liste d’attesa dello scorso anno ha funzionato.

Il nuovo piano dell’aprile 2023 ha l'obiettivo di recuperare le prestazioni specialistiche accumulate nel 2022, nel 2023 e il residuo ante 2022 degli interventi chirurgici, oltre a quelli del 2022 e del 2023. Ricordo che nella precedente legislatura le liste d’attesa per una mammografia ammontavano a 2 anni. Nonostante la pandemia e le chiusure che ci sono state l’Umbria sta dando delle risposte che vanno oltre a quelle date a livello nazionale. Il tema della comunicazione e dell’ascolto dei cittadini è una leva essenziale, far dialogare cittadini e direttori generali è importante. Le criticità sulle liste d’attesa sono un problema anche del servizio nazionale e non solo di quello regionale, che con il covid si è aggravato.

Dal monitoraggio del piano 2022-2025 effettuato a distanza di 10 mesi è emerso il persistere delle situazioni di criticità che hanno reso necessario la costituzione della task force regionale per il governo delle liste d’attesa. La stipula degli accordi tra le strutture pubbliche e quelle private accreditate e convenzionate, che lavorano per il pubblico, è stata fatta per questo. Strutture che non sono in concorrenza con il sistema sanitario su base universale. Conquista etica e morale alla quale non si può assolutamente rinunciare”. 

Nella sua replica Bori ha detto che “74.000 persone stanno aspettando da mesi per sapere della propria salute. Ci sono decine di migliaia di persone che attendono per sapere se si potranno curare. Una parte rilevante della popolazione non riesce ad avere il diritto alla salute perché gli manca la sanità pubblica. In tutti i territori della regione stanno nascendo strutture private mai viste prima perché per la prima volta hanno un mercato, che è la nostra salute. La nostra prima preoccupazione deve essere di rafforzare la sanità pubblica, non di desertificarla. Questo non è accettabile. Dobbiamo dare una svolta”.