politica

Rifondazione comunista: "No alla chiusura del Pronto Soccorso di Città della Pieve"

sabato 4 marzo 2017
Rifondazione comunista: "No alla chiusura del Pronto Soccorso di Città della Pieve"

"I frutti amari dei tagli al sistema sanitario pubblico e nazionale continuano ad abbattersi anche sulla nostra regione. Il caso della chiusura del Pronto Soccorso di Città della Pieve, nei modi e nei tempi, chiama in causa chiare responsabilità politiche dei governi nazionale e regionale a guida Pd. È una situazione che amministrazioni locali, medici, operatori e organizzazioni sindacali denunciano da tempo. L’aziendalizzazione della sanità ci ha portato ad avere un modello in cui il governo regionale non solo non pianifica, ma continua anche a non coinvolgere i territori e chi lavora negli ospedali.

Del resto il problema delle liste d’attesa è ancora irrisolto con un ticket nel privato vicino a quello applicato nel pubblico con attese molto più basse per i cittadini. Siamo preoccupati, molto preoccupati per il territorio dell'Alto Orvietano. Sul diritto alla salute non si possono accettare dismissioni e cancellazione di presidi territoriali.

Così facendo si favorisce soltanto la sanità privata. Invece di risolvere i problemi così se ne creano di nuovi, passando dal pubblico al pubblico a pagamento fino al privato convenzionato. In effetti la sanità umbra non è più quella che abbiamo conosciuto. E così la Giunta regionale, totalmente subalterna ai vari governi nazionali, mentre chiude i Pronto Soccorso, non è ancora in grado di avanzare il nuovo piano sanitario regionale. Noi ci sentiamo impegnati ad appoggiare le comunità, gli operatori e le istituzioni locali contro questo provvedimento".

Enrico Flamini, Segretario Regionale di Rifondazione comunista dell'Umbria