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Assessore Bracco: "il 1° maggio sia davvero Festa del Lavoro, dell'emancipazione e dei diritti sociali"

domenica 29 aprile 2012
Assessore Bracco: "il 1° maggio sia davvero Festa del Lavoro, dell'emancipazione e dei diritti sociali"

"Mi piacerebbe celebrare un Primo Maggio, che, soprattutto in questo periodo di crisi economica, di sofferenza di ampie fasce di popolazione, soprattutto quelle socialmente più svantaggiate e i tanti (giovani e no) senza lavoro, fosse un giorno di riflessione su questi temi, e l'occasione per commercianti e cittadini di rinsaldare un comune legame di appartenenza, necessario per far fronteggiare con efficacia l'emergenza e la crisi".

Lo ha detto l'assessore al Commercio della Regione Umbria Fabrizio Bracco, sottolineando "come l'apertura dei negozi in questa data, così come in altre date fondanti della storia della Repubblica, il 25 aprile e il 2 Giugno, e altri giorni in cui ricorrono importanti festività religiose, non vada affatto nel senso di favorire la ripresa economica, ma, al contrario, faccia perdere in riflessione, coesione sociale, spirito solidale e unitario quanto possa venir guadagnato da un illusorio aumento delle vendite, che potrebbe al contrario essere assicurato solo da un aumento delle reali disponibilità economiche dei cittadini".

Ricordando come l'Umbria si sia attivamente impegnata, con le altre Regioni, per la modifica del decreto "Salva Italia" relativo all'apertura degli esercizi commerciali e per l'estensione a questi ultimi della Direttiva Europea dei Servizi, così da limitarne l'apertura indiscriminata, tutelando la salute, l'ambiente, la sicurezza urbana e i beni culturali, l'assessore Bracco ha detto "la coesione sociale e il ritorno ai valori fondanti della comunità sono un elemento decisivo per un 'cambio di passo', che faccia uscire il paese dalla crisi. Il Primo Maggio - ha aggiunto -, Festa del Lavoro, anzi 'dei lavori', di tutte le occupazioni, professioni e attività, dev'essere anche la giornata del diritto di tutti ad avere un lavoro ed una occupazione, soprattutto dei disoccupati, sia di quelli che il lavoro continuano a cercarlo sia dei disperati (e sono oltre 1 milione e 200 mila) che il lavoro non lo cercano nemmeno più, condannandosi ad un presente e ad un futuro di emarginazione. Sono questi i temi - ha concluso Bracco - da mettere al centro di questa giornata, che dev'essere di festa, di orgoglio e di lotta, per difendere il lavoro, lo sviluppo e il progresso, economico, civile e culturale della nostra comunità".

"Il 1 maggio è un giorno di festa in cui celebrare la centralità dei lavori e il lungo percorso di emancipazione dei cittadini lavoratori e la conquista di nuovi diritti sociali. La sua importanza è riconosciuta in tutti i paesi democratici ed è una delle feste fondamentali dell'Italia repubblicana. Il diritto al lavoro e la dignità delle persone sono strettamente connesse e sono alla base della nostra Costituzione. Una persona che perde o non trova lavoro è una persona che sente smarrita la propria libertà ed è smarrita rispetto al proprio futuro e ruolo nella società.

Tra i tanti dati che l'ISTAT fornisce uno salta agli occhi: nel 2011 sale a 1.200.000 la quota di coloro che hanno rinunciato a trovare lavoro perché convinti di non riuscire a trovarlo. Parliamo dell'11,6% del totale delle forze di lavoro, il triplo della media europea. I freddi numeri li descrivono come "demotivati". Si tratta, drammaticamente, di uomini e donne che stanno uscendo dalla società per entrare nell'emarginazione. Il 1 maggio per molti sarà un giorno di sofferenza e di lotta, e mai come in questo difficile momento come quello di oggi, è necessario per ciascuno di noi fare qualcosa. Riflettere, in questa giornata, sulla necessità di difendere il lavoro come la radice per riaffermare lo sviluppo e il progresso equivale a rinnovare lo spirito e la coesione civica della nostra comunità. Il 25 aprile, il 2 giugno e le più importanti festività religiose devono rappresentare occasioni per stare insieme e riscoprire i valori fondamenti della nostra repubblica e non possono essere trasformati in momenti da dedicare allo shopping e al consumo, così come è controproducente pensare che l'apertura dei negozi proprio in questi giorni possa incoraggiare le vendite e la ripresa che, al contrario, e favorita solo da una maggiore disponibilità economica dei cittadini, da un aumento dei salari e degli stipendi.

Io penso che gli imprenditori del commercio e i cittadini debbano approfittare di questa occasione per rinsaldare il senso di appartenenza e affrontare con spirito unitario e combattivo questa difficili momenti."