Dal progetto Orvieto al… progetto Orvieto
In un periodo come quello attuale in cui si è già avviata, piuttosto anticipatamente, la campagna elettorale in vista del rinnovo del Consiglio Comunale di Orvieto e della scelta del nuovo Sindaco, sia perché il 5 aprile prossimo si terranno le primarie per l'elezione del candidato a Sindaco del Pd sia perché il centro destra ha già individuato il proprio candidato, può risultare utile soffermarsi un momento sull'attività progettuale che ha contraddistinto il Comune di Orvieto a partire dagli inizi degli anni '80. Questo perché le proposte dei diversi candidati dovrebbero essere inserite in un progetto più ampio nel quale si delinei il futuro che si preferisce per la nostra città e gli interventi da privilegiare perché gli obiettivi prefissati siano effettivamente raggiunti.
Sia chiaro che in passato come nel presente e forse anche nel futuro l'elaborazione e l'attuazione di progetti complessivi di sviluppo della città di Orvieto non sono state, non sono e probabilmente non saranno le sole attività caratterizzanti la politica orvietana. In passato come nel presente la gestione e la ricerca del potere è stata una componente essenziale di tale politica finalizzata principalmente all'ottenimento dei necessari consensi elettorali ma non solo. C'era anche in passato e c'è tuttora un vero e proprio sistema di potere in questa città. Del resto ciò è avvenuto e avviene in tutti i territori e in tutti i sistemi politici, siano essi locali o nazionali. Si tratta di verificare se la politica debba o possa ridursi solo alla gestione e alla ricerca del potere e il Progetto complessivo, globale, assuma solamente una funzione del tutto limitata e tendente a mascherare la gestione e la ricerca del potere oppure, alternativamente, il Progetto debba e possa essere componente non esclusiva ma essenziale per lo svolgimento dell'attività politica.
A parte questo necessario "inciso" l'attività progettuale nel Comune di Orvieto ha un inizio (e anche una fine?) ben preciso: il progetto Orvieto.
Che cos' era il progetto Orvieto? Fu il primo progetto di sviluppo approntato dal Comune di Orvieto, e in gran parte realizzato, la cui motivazione iniziale fu la necessità di affrontare i problemi determinati dalle frane della rupe risalenti all'ultimo periodo degli anni '70 ma che, successivamente, non fu costituito dai soli interventi rivolti alla salvaguardia della rupe ma anzi essi diventarono sempre meno importanti e più importanti furono altri interventi, quelli di ristrutturazione e di valorizzazione di gran parte del patrimonio storico-artistico della città, a partire dal Duomo.
In buona sostanza il progetto Orvieto era un progetto di sviluppo di un'intera città (sottolineo di un'intera città perché sebbene riguardasse solo il centro storico gli interventi qui realizzati ebbero un effetto notevolmente positivo anche sulle altre parti del territorio comunale), un progetto complessivo piuttosto originale che diventò realmente un modello da seguire a livello internazionale (di qui l'attenzione che nei suoi confronti manifestarono le istituzioni comunitarie e l'Unesco).
Un altro "inciso": alcuni hanno sostenuto che in realtà il primo progetto di sviluppo del territorio orvietano fu il fantomatico piano di zona che si faceva risalire alla fine degli anni '60 e agli inizi degli anni '70. Falso! Non è mai esistito un documento anche di poche pagine denominato piano di zona né tanto meno sono esistiti interventi, che nel periodo citato, fossero inseriti in un progetto complessivo. Ma il piano di zona più semplicemente fu il tentativo fantasioso di alcuni dirigenti politici del PCI che per non lasciare il merito di aver iniziato ad Orvieto l'attività progettuale del Comune a due intellettuali divenuti successivi amministratori del Comune, entrambi ricoprendo vari incarichi, anche quello di Sindaco, e cioè l'indimenticabile Adriano Casasole e Franco Raimondo Barbabella all'inizio chiamato più semplicemente e brevemente Franco Barbabella e basta (chi riuscisse a scovare un documento denominato "piano di zona" vincerà un bel premio consistente in uno dei diversi appartamenti di proprietà di Marcello Materazzo ritenuto erroneamente l'ideatore di tale piano).
Alcune date importanti per il progetto Orvieto: il primo documento non dell'amministrazione comunale ma di partito (fu presentato in una riunione del comitato di zona del PCI orvietano) risale al 30 aprile del 1982 ed era denominato "Progetto Orvieto: il ruolo della cultura, della scienza e della tecnica per uscire dalla crisi e per un nuovo sviluppo" presentato in quella sede da Adriano Casasole allora assessore alla Cultura; il primo documento dell'amministrazione comunale denominato "Proposte per un nuovo ruolo della città antica nell'ambito urbano" fu approvato con delibera del Consiglio Comunale del 2 luglio del 1982 e la relazione illustrativa del documento fu presentata dall'allora Sindaco Franco Raimondo Barbabella... Comunque per giungere a quei documenti fu determinante il convegno "I luoghi della cultura" che si tenne ad Orvieto presso il Teatro Comunale il 24, il 29, il 30, il 31 gennaio del 1981 e il 21 febbraio sempre del 1981 nel corso del quale svolsero alcune relazioni tra gli altri Mario Torelli, Franco Minissi, Renato Bonelli, Adriano La Regina Roberto Abbondanza, Franco Giustinelli, oltre ovviamente a Franco Raimondo Barbabella e a Adriano Casasole.
Il progetto Orvieto fu definito dall'opposizione in Consiglio Comunale e da altri "un libro dei sogni". In realtà gran parte degli interventi previsti furono realizzati, tra i quali alcuni interventi riguardanti il sistema di mobilità alternativa. I fondi utilizzati furono quelli delle diverse leggi speciali per Orvieto e Todi (solo per il ripristino della funicolare e la realizzazione del palazzo dei Congressi furono utilizzate risorse finanziarie diverse: nel primo caso i fondi FIO e nel secondo caso fu acceso dal Comune un mutuo con un istituto di credito). Spesso si sostenne che il progetto Orvieto si realizzò solo grazie ai consistenti fondi messi a disposizione da parte dello Stato. In realtà occorre considerare che quei fondi furono completamente e rapidamente utilizzati (cosa che in Italia non è avvenuto sempre in casi in parte simili come quello rappresentato dagli interventi per Venezia). L'unico intervento che non fu caratterizzato certo da una rapidità notevole fu quello inerente il restauro del Teatro Mancinelli, per il quale forse non tutte le risorse finanziarie furono utilizzate nel modo migliore. Alcuni ulteriori limiti, per la verità pochi, del progetto Orvieto furono i seguenti: aver realizzato alcuni interventi di restauro di chiese minori, più o meno consacrate, il cui utilizzo dopo il restauro non fu certamente di particolare importanza, l'aver sottovalutato gli interventi nelle altre parti del territorio comunale (questo limite per me non assume un notevole rilievo perché credo come già rilevato che comunque gli interventi nel centro storico produssero effetti positivi sull'intero territorio del comune di Orvieto), il non aver potuto prevedere interventi rivolti a promuovere iniziative economiche che non fossero quelle legate al turismo.
Il progetto Orvieto ebbe un forte legame con la politica urbanistica promossa dal Comune, una politica che tendeva a garantire la salvaguardia del patrimonio storico-artistico e che impedì espansioni edilizie eccessive su tutto il territorio comunale. Tale politica divenne successivamente troppo restrittiva cosicché divento molto difficile costruire ad Orvieto e ciò favorì lo sviluppo edilizio di Porano. Solo quando diventò Sindaco, al termine degli anni '80, Adriano Casasole si adottò una politica urbanistica più espansiva (all'inizio della sua sindacatura Casasole sembrava orientato a promuovere una politica urbanistica ancora più espansiva di quella che effettivamente si verificò quando in una riunione ristretta del PCI orvietano, a cui partecipai, affermò che la politica urbanistica da adottare doveva favorire una crescita dei residenti fino alle 30.000 unità - si ricordi che allora la popolazione era pari a circa 20.000 unità - ed in questo fu sostenuto ampiamente dall'allora segretario del PCI Valentino Filippetti).
Ovviamente, essendo stato uno dei principali ideatori del progetto Orvieto, i pochi anni purtroppo nei quali fu Sindaco Casasole furono anch'essi contraddistinti dall'esplicita volontà di completare l'attuazione del progetto Orvieto, nonostante che furono adottati anche altri "slogan" che dovevano guidare l'attività amministrativa quali ad esempio "la città unita".
Nei dodici anni successivi nei quali fu Sindaco Stefano Cimicchi si continuò ad attuare il progetto Orvieto ma si attribuì un'importanza notevole alla cosiddetta "gestione del sistema Orvieto". Con tale locuzione all'inizio poco comprensibile e piuttosto fumosa in realtà si intendeva sostenere che occorresse rivolgere notevole attenzione alle modalità di gestione dei vari interventi realizzati con il progetto Orvieto e agli "attori" pubblici e privati scelti per la gestione. I risultati furono diversi: ad esempio per il palazzo dei congressi furono vari i modelli gestionali adottati e tutti fallimentari, per il museo Faina, la torre del Moro, le cavità sotterranee, lo stesso teatro Mancinelli nonostante i problemi finanziari, furono scelti modelli gestionali e soggetti deputati ad attuarli che produssero effetti positivi.
Negli ultimi anni l'attività progettuale intesa come era intesa con il progetto Orvieto si è fortemente ridotta. La dimostrazione più evidente di questo può essere rappresentata dagli insuccessi fino ad ora ottenuti relativamente alla ristrutturazione del complesso dell'ex caserma Piave. Anche in questo caso manca un progetto complessivo e ciò è particolarmente grave perché quel complesso occupa una porzione piuttosto ampia dell'intero centro storico e la sua ristrutturazione potrebbe, il condizionale è d'obbligo in questo caso, produrre effetti positivi nell'ambito dell'intero sistema economico comunale.
Pertanto, per farla breve, il futuro non potrà che essere contraddistinto, o meglio dovrebbe esserlo, da una ripresa alla grande della natura progettuale dell'attività amministrativa rivolta, in estrema sintesi, ad elaborare ed attuare un nuovo progetto Orvieto, simile al vecchio per il suo essere un disegno di sviluppo complessivo della città e differente perché il contesto ambientale è profondamente cambiato e perché, tutto sommato, dovrebbe tendere a completare il progetto Orvieto, privilegiando gli interventi volti a favorire iniziative economiche, anche quelle non direttamente legate al turismo.

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