politica

I DS alla Conferenza Programmatica. Per ripartire un'analisi onesta e precisa

sabato 10 dicembre 2005
di Laura Ricci
Nel luogo volutamente e altamente simbolico dell’ex Caserma Piave, riuniti nella palazzina comando attrezzata e addobbata per l’occasione, i “vecchi” DS, con il loro ampio e articolato lavoro di cinque mesi, sono riusciti – come sempre quando mettono in moto la macchina – a fagocitare la presenza e l’attenzione.
Un documento onesto e preciso quello presentato a questa Conferenza programmatica del 10 dicembre 2005, che delinea con chiarezza la situazione di Orvieto e dell’Orvietano: come scrivevamo qualche giorno fa nei suoi punti di criticità e in quelli di potenziale forza. Un documento steso – ne va dato atto e fa piacere constatarlo – con un linguaggio essenziale e chiaro, alieno dalle contorsioni e dalle oscure locuzioni con le quali ci ha talvolta violentato il politichese. Una piattaforma realistica, e un contributo scaturito dall’ascolto e dal confronto per ripartire verso una nuova fase di sviluppo di Orvieto e dell’Orvietano.

Non un caso la Piave, dunque, che cinquant’anni fa – come è stato messo in evidenza nella sua introduzione dal Presidente dell’Unione Comunale di Orvieto Carlo Carpinelli - segnava un importante mutamento dell’economia orvietana che, con la presenza delle Caserme e dei militari, da preminentemente agricola si avviava ad essere mista, e a veder presto lievitare da un lato il ceto operaio e dall’altro quello borghese.
Poi, sempre rievocati da Carpinelli, gli anni intensi della Legge speciale e del Progetto Orvieto, con l’affinamento del volto della Città e di tutta una serie di fattori, e il formarsi di una nuova classe dirigente preminentemente intellettuale: diminuisce l’importanza dell’economia delle Caserme, la Città intravede nuovi sbocchi, quelli della cultura e del turismo, prepara ed esalta i luoghi, affina gli operatori e la qualità dei servizi. Non si parte da zero –più volte i Democratici di Sinistra hanno tenuto a sottolinearlo in questi mesi – “e se qualcuno sette secoli fa, come ci è stato ricordato, costruì il Duomo – ha continuato con orgoglio Carpinelli nell’introduzione - la nostra generazione, con la mobilità alternativa, ha realizzato la Città Nuova e ne ha messo il patrimonio storico-artistico a disposizione degli abitanti e del mondo intero.”

Ora un nuovo cambiamento si impone, nella situazione critica di Orvieto e del suo Comprensorio, che non potrà tuttavia non tener conto di quelli che sono, più vastamente, problemi nazionali e globali.
Invecchiamento della popolazione, disoccupazione, precarizzazione del lavoro, frammentazione aziendale, crisi acuta del manifatturiero, sofferenza di alcuni servizi socio-sanitari, – quali il Polo ospedaliero non ancora a regime e l’unica struttura pubblica per anziani, il Piccolomini, momentaneamente chiusa – fossilizzazione del commercio, marginalità, perdita di alcuni centri decisionali; a questi punti di debolezza va contrapposta, secondo le linee di sviluppo individuate dai DS, la centralità della risorsa territorio: filiera turismo/ambiente/cultura; agricoltura di qualità, agroindustria e artigianato; università/scuola/ricerca/formazione; politiche energetiche e polo scientifico-tecnologico; riequilibrio delle forme di commercio, favorendo la presenza della media e grande distribuzione, l’e-commerce e il commercio equo e solidale; e naturalmente infrastrutture viarie e banda larga per le nuove imprescindibili tecnologie, welfare e cooperazione sociale perché non c’è progresso senza umanità e qualità della vita.
Un discorso a parte merita la Caserma Piave, che dovrà contribuire ad alcune linee di questo sviluppo, ma anche a un nuovo assetto urbano del centro storico, alla sua rivitalizzazione e alla sua rinascita.

La sfida non è da poco e, esaminate le questioni e fatte le dichiarazioni di intenti, si tratta ora di andare a discutere, condividere e concretizzare le ricette.
Ottimista il coordinatore dell’Unione intercomunale Giorgio Posti che, sottolineando come Orvieto e il Comprensorio siano sempre stati dentro un percorso e una logica di programmazione alta, spera che siano decisivi, per questo territorio, anche il Piano di Sviluppo Regionale e, più in generale, la riforma endoregionale, che dovrebbe dare maggiore snellezza ai processi e liberare risorse. A giudicare dall’entusiasmo con cui anche molti giovani hanno collaborato a questa ipotesi di sviluppo, dalla lunga fase di ascolto e confronto, dall’unanimismo del partito rispetto a questi temi, secondo il coordinatore comprensoriale da Orvieto potrebbe partire non solo una nuova e ardita fase di sviluppo territoriale, ma un contributo e un esempio per la più generale rinascita della società Italia.

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