politica

Parretti, un potente ruggito squarcia l'apatia della politica orvietana

sabato 17 aprile 2004

Giancarlo Parretti si è presentato alla grande, in un'affollata convention che ha riunito illustri personaggi _ dall'ex ministro degli esteri e attuale segretario del Nuovo Psi Gianni De Michelis a Tarak Ben Ammar, consigliere di Mediobanca, da Tina Lagostena Bassi al senatore Tommaso Mancia, coordinatore dell'osservatorio per la piccola e media impresa della presidenza del Consiglio dei Ministri _ senza trascurare gli orvietani del recente passato, quelli che con le loro opere hanno esaltato la città nel mondo e nonostante ciò _ per dirla con lo stesso Parretti _ sono stati "clamorosamente snobbati" da chi ha amministrato le sorti cittadine degli ultimi anni.

Organizzazione perfetta, splendido scenario e brillante coreografia: la campagna elettorale di Parretti, al di là degli atteggiamenti e degli orientamenti che si possono avere sulla sua lista e sul suo programma _ ha indubbiamente un passo diverso, per certi versi sconosciuto a Orvieto prima dell'avvento del "Leone". Di rilievo l'intervento di Leandro Pacelli, ex presidente dell'Azienda di Turismo orvietana e attuale dirigente di primo piano della Coop, il quale ha tracciato le linee di un possibile, e in effetti auspicato, rilancio del settore turistico locale.


De Michelis ha contrapposto il particolarismo amministrativo di Parretti nella contesa orvietana alla sua visione globale sul piano imprenditoriale: un mix dal quale - ha detto il noto esponente socialista - non può che scaturire del bene per la città, una terra che ha bisogno di crescere anche sul piano dell'immagine nell'ottica della concorrenza sempre più agguerrita sul piano territoriale.

Di particolare concretezza l'intervento dello stesso Giancarlo Parretti, scarno ed essenziale nel contrapporre l'Orvieto di ieri e dell'altro ieri, una terra ricca di personaggi brillanti e di inventiva imprenditoriale e artigianale, alla realtà attuale, fatta - a suo dire - di "pochezza amministrativa in ragione di uno scarso senso della memoria collettiva".

"Una città che non ricorda è una città che non sa guardare avanti positivamente", ha detto Parretti riferendosi in più occasioni alla gigantografia posta alle sue spalle: il compianto architetto Alberto Stramaccioni e gli artisti Marcello Conticelli e Luciano Coppola ritratti all'interno del Duomo nell'atto di consegnare a Papa Paolo VI - correva l'anno 1964 - il famoso calice in oro che poi lo stesso Papa regalò alla chiesa indiana dicendo "Alla chiesa più povera al mondo vada il più bel dono che abbia mai ricevuto da quando Dio mi ha fatto Pontefice, il magistrale calice dei grandi artigiani orvietani".

"Ignoro quale sia il credo politico di questi personaggi - ha sostenuto ancora il candidato a sindaco - ma a loro mi ispiro e mi ispirerò nella mia azione amministrativa e nel gusto della riscoperta dell'orvietanità più genuina". Intervento asciutto, si diceva, attento a delineare con precisione i punti salienti del bilancio, dalla sanità alla viabilità, senza trascurare l'attenzione per il turismo, settore chiave dell'economia locale: nella sostanza lo spaccato di un grande imprenditore innamorato della propria terra e desideroso di farla crescere.

, La spada è tratta, il leone ha ruggito. Ed è stato, indubbiamente, un ruggito potente che ha squarciato l'abulica apatia  della sonnacchiosa politica orvietana.