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Mattinate di giugno

giovedì 13 giugno 2024
di Aldo Sorci

Il giardino di casa si presta bene per trascorrervi un po' di tempo gustando il calore del sole e l'aria fresca e pulita del mattino. E per essere costretto a non stare fermo fra prato, vialetti, siepi e scalini, porto con me la Nina, ultima superstite di una bella compagnia di gatti via via ridottasi per il trascorrere del tempo e per l’incalzare della vecchiaia, incompatibile con impegni gravosi e soprattutto pluriennali. Con lei devo camminare e perfino correre, con prudenza si intende, perché la Nina è valente cacciatrice di lucertole e uccelli, che mia moglie ed io cerchiamo di proteggere con qualche successo.

In ogni caso, vi assicuro che non mi annoio perché il giardino è esteso e aperto verso l’esterno su più lati e così, mentre svolgo il mio compito, sbircio con piacere qua e là e mi soffermo a guardare quando la vista merita. Verso il bar e il supermercato, per esempio, riconosco amici che vanno a prendere il caffè o a fare la spesa e nel dubbio ho la conferma della loro identità dal mezzo di locomozione usato.

Tonino viene da Sanlorenzo e tempo permettendo, usa una delle sue belle motociclette d’epoca unendo così l’utile al dilettevole. Quest’anno lo vedo spesso sul "Galletto" color crema, che la Motoguzzi costruì dal 1950 al 1961 e anch’io, del tutto inesperto, lo riconosco pure dal solo rumore. Quando invece deve fare la spesa con la sua signora, usano la Fiat 500 celeste da collezione e in qualche occasione mi è sembrato di vederli battibeccare, forse nella fatica di stivare tutti gli involucri in uno spazio veramente angusto.

Tonino il brontolone, forse per l’intonazione della voce e per i suoi periodi un po’ tronchi, è una brava e sensibile persona, abbiamo quasi la stessa età e ci siamo cresimati nello stesso giorno, in un periodo del tutto insolito per questa cerimonia, il 24 agosto 1947; non siamo riusciti a sapere il motivo. Quando lo vedo, chiamo a gran voce il suo nome e dopo che mi ha risposto gesticolando, aggiungo il solito augurio: "Stai bene!" e di rimando mi arriva il consueto: "Anche te!". Abbiamo in comune l’amore per gli animali ed in particolare per le rondini.

Lui da tantissimo tempo ospita nel suo ex garage-officina, numerosi nidi e deve aprire la mattina presto le porte dei due locali per consentire l’uscita delle rondini (tipo Hirundo rustica) e la sera richiuderla quando sono rientrate. Ho assistito più volte alle due operazioni e vi assicuro che costituiscono uno spettacolo straordinario.

La mia casa, piuttosto bassa e con una gronda stretta, non è attrattiva per costruire i nidi di balestrucci tipo di rondine dal petto bianco che in francese, non a caso definita un tempo la lingua degli angeli, è detta "Hirondelle de fenêtre". Allora decisi ci comperare sei nidi in lega di cemento da una ditta tedesca e li montai sotto la gronda della mansarda. Dopo i vani tentativi della prima stagione, i balestrucci da molti anni arrivano a marzo-aprile e ripartono a settembre-ottobre.

Queste mattine di giugno volteggiano essenzialmente in zona perché governano i piccoli della prima covata. Non posso non raccontare che essendo da tempo tutti i nidi occupati, ne comperai due coppie dalla Lipu (Lega italiana protezione uccelli) e le collocai a fianco degli altri. Ma i balestrucci entravano e subito uscivano con mia grande delusione. Poi compresi il motivo di tale comportamento osservando che questi straordinari animali riducevano con il fango l’entrata (e l’uscita!) dei nidi in quanto ritenuta, a buon motivo, pericolosa per la caduta dei piccoli che, come sappiamo si sporgono per essere imbeccati e per i propri bisogni.

Per quanto ho detto prima, non posso lasciare la Nina incustodita e invece mi capita che distolto dal mio arrovellarmi, la perdo di vista e debbo cercarla anche sugli alberi dove, da vera temeraria, rincorre volatili e rettili. Non è come il mio caro Mosè, gattina salvata da una fognatura e per questo così chiamata anche se femmina, che era bravissima a salire sulle cime dei meli, ma poi non capace di scendere, chiedeva aiuto con miagolii allarmati finché non intervenivo avvicinandole la solita sedia che con i movimenti delle braccia mi serviva come una piccola scala mobile!

Il lato est del giardino è quello dove mi soffermo più volentieri, perché dall’alto vedo l’edificio della scuola materna e l’ampio spazio circostante. Talvolta mi siedo fra il melograno e l’ulivo avendo così la miglior vista possibile in un angolo molto particolare. La Nina, infatti, si nasconde alla base del melograno dove si fa le unghie e aspetta le incaute prede.

Siamo a giugno e anche quest’anno l’albero è molto bello, con le foglie di colore verde intenso e lucido, guarnite da una cascata di fiori rosso vivo in fase di sboccio

Guardarlo è impossibile non ricordare le strazianti quartine del "Pianto Antico" del Carducci:

"L’albero a cui tendevi
la pargoletta mano,
il verde melograno,
da' bei vermigli fior…".

Il poeta celebra in versi dotti, da quel grande che era, la scomparsa del figlioletto morto a tre anni per una crudele malattia e contrappone la rifioritura della pianta all’impossibile risveglio del piccolo Dante ricoperto dalla terra "negra e fredda".

E mentre un po’ mi commuovo, mi distolgono le grida gioiose dei bambini che si rincorrono nel giardino dell’asilo e tanti altri ricordi compaiono di quando ero come loro e rifiutavo in tutti i modi di andare all’asilo delle suore che per me erano tutte "brutte e cattive". Ma sono quelli di oggi e consueti i miei pensieri più intimi e amari da mancato genitore e nonno.

E tuttavia, ringrazio Dio perché il vociare dei bambini felici mi impone di riflettere su ben altre grida che dovremmo ascoltare tutti anche se non li sentiamo, grida per fame, paura, dolore e risentimento di tantissime piccole vittime innocenti nel mondo disumano delle guerre e del sinistro generalizzato sviluppo delle armi, dell’ingiustizia, dell’egoismo e della povertà, aspetti connessi tutti con la ricerca di potere e di profitto senza remore.

Quando la Nina vuole rientrare in casa si sposta velocemente verso il finestrone chiuso dove sosta aspettandomi. Con lei allora rientro anche io, come ho fatto oggi, anche se il sole e l’aria fresca e pulita del mattino, non mi hanno reso più sereno. Anzi.

Riproverò domani se non piove.