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Sito archeologico di Scoppieto, un tesoro da valorizzare

sabato 25 maggio 2024
di Antonella Albertini

Trovandomi a Scoppieto, nel Comune di Baschi, domenica 19 maggio ho avuto il desiderio di rivedere il sito archeologico portato alla luce dagli scavi iniziati nel 1995 dall'Università degli Studi di Perugia. La professoressa Margherita Bergamini e i suoi studenti hanno scavato per dieci anni consecutivi, riportando alla luce i resti di una fabbrica di ceramiche fini da mensa risalente all'età imperiale (I secolo a.C. - I secolo d.C.).

L'area produttiva si estendeva in un largo pianoro in prossimità del fiume Tevere ed apparteneva a due fratelli membri della gens Plotidia, Lucius Plotidius e Lucius Plotidius Porsilius. L'importanza di questo insediamento produttivo è dimostrato dal ritrovamento delle ceramiche lì prodotte in diverse  località del Mediterraneo: Cartagine, Cipro, Creta, Alessandria di Egitto. Questa affermazione viene confermata dai bolli impressi sui prodotti dagli artigiani ceramisti.

La scoperta del sito archeologico di Scoppieto ha suscitato grande interesse internazionale. Sono stati pubblicati numerosi articoli e libri. I reperti ritrovati, anche lucerne e monete, sono esposti all'Antiquarium del Comune di Baschi. Purtroppo la mia visita al sito archeologico si è arrestata davanti ad un cancello chiuso, ad un cartello di segnalazione scolorito, ad un totale stato di abbandono.

In lontananza si intravvedeva lo scavo in mezzo all'erba alta. Mi chiedo come sia possibile tutto questo. Anzichè renderlo fruibile ai turisti e ai tanti camminatori che percorrono le vie del cammino dei borghi silenti, anzichè sfruttarne le potenzialità di sviluppo e anche di guadagno, si considera lo scavo come un peso. Lo stesso Antiquarium di Baschi è aperto solamente la domenica. Come può la classe politica essere così miope?