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La valigia

giovedì 18 aprile 2024
di Alessio Arrabino

Ecco, sono qui, in attesa che venga questo tempo, dove preparo in fretta questa valigia di un colore rosso amaranto. Una valigia di un tempo passato, con cinghie ai lati e quella centrale con un pulsante che blocca. Ma in un tempo ancora indietro immagino le nostre famiglie che, dopo la guerra, in fretta si preparavano per andare in un mondo nuovo per cercare le speranze e dimenticare quello che nei sogni rimbombava in quel reale e malvagio tempo che fu, dove l'aria sapeva di odore acre.

Io non sono degno di palarne perché non ero lì. Ma parlo con parole di altri che sono stati catturati da quell'odore che li rapiva quando dal molo, da lontano, potevano solo vedere quel fumo che era la rimanenza della libertà. Il prezzo era raggiungerla lontano dagli amori, da figli rimasti per ricostruire quello che oggi qualcuno tenta di distruggere. Per questo ho questa valigia pronta, perché siamo viaggiatori. Ognuno lascia in valigia ciò che poteva non servire.

Altri lasciano i ricordi, ma in pochi lasciano per iniziare a vivere. Al mondo di oggi ci vuole coraggio perché siamo tutti collegati in un sottile ramo immaginario dove l'uso di una lettera diventa stupore per l'antichità di questa nuova generazione. Anche in questo mondo dove io sono presente, mi sono messo al pari dei nostri figli per cercare di non farsi trovare impreparati altrimenti ci rimarrebbero solo i rimproveri. Non ci sarebbe un dialogo per un'email, un tiktoker, uno youtuber, un follower...

Ormai, se questa guerra finisse, penso che si partirebbe dopo una ricerca su Booking. Non penso che si partirebbe su una nave dove ci si sente stretti, è il progresso l'unica cosa che non cambia e il modo di fare la guerra. Ogni volta c'è sempre qualcuno che vuole prendere ad altri, magari senza averne diritto, quasi sempre trovando scuse per appropriarsi di vite che non possono e non dovrebbero morire.

I tempi sono diversi, i modi di colpire sono più efferati, ma la distruzione è sempre la stessa, perché 50-60 anni fa le case crollavano, poi la ricostruzione che diventa già vista come la guerra. Mi chiedo quando finirà tutto ciò. Non so. Nessuno può rispondere. Io intanto uso questa valigia, anche se magari per adesso metto dentro ricordi dove ci sono attimi di speranza, ma l'ottimismo è ancora lontano perché ai confini c'è chi decide se ci si può mettere una fattoria con dei cavalli bianchi e neri che possano liberamente correre evitando galline che covano o mucche che pascolano, magari un confine vicino al mare in una collina con prati fioriti.

Per adesso ci sono fili spinati, razzismo, ipocrisia del prossimo, la religione che è piu vera di altre, dimenticandoci che Dio ci ha creati a Sua immagine e somiglianza. Non era un guerriero, non uccideva il prossimo, non faceva di una donna l'immagine di una creatura ferita tra sange e lacrime di un amore che non era ciò che ci si aspettava quel "Ti amo, ti prego, vediamoci per l'ultima volta". Quella che poi lo è stata. Questo è un viaggio nel tempo, come si può vedere c'è sempre qualcuno che predilige il male.

Ci siamo dimenticati i valori di quei familiari che emigrarono per far sì che chi li aspettava al ritorno non avesse la voglia di ritornare su quella nave che era grande ma ci si stava stretti. Stop alla guerra, stop alle donne uccside per mano di chi diceva di amarle.