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Troppa grazia!

sabato 23 marzo 2024
di Guido Barlozzetti

Nel pomeriggio di venerdì 22 marzo, Orvieto ha vissuto una sovraffollata contemporaneità di eventi. Al Palazzo del Capitano del Popolo un incontro con Sigfrido Ranucci, alfiere coraggioso di "Report", nella Sala Consiliare del Comune Marco Franzelli ha raccontato la sua esperienza di testimone e narratore dello sport, infine nell'Auditorium di Palazzo Coelli uno storico della filosofia, il professor Massimilano Lenzi, ha tenuto una lectio su Tommaso d'Aquino, sui suoi anni orvietani e sul senso più profondo della sua ricerca teologico-filosofica.

Troppa grazia si potrebbe dire e però al tempo stesso verrebbe anche da plaudire a una ricchezza di occasioni che dicono della vitalità culturale dei una città che propone appuntamenti molto diversi fra di loro e comunque tutti ispirati a un bisogno di approfondire, incontrarsi, confrontarsi con la realtà delle cose, il passato, il mondo, l’attualità. Che cos’è la cultura se non questo?!

Poi, però, viene anche da sottolineare una sorta di situazione-telecomando, quella che viviamo davanti al televisore quando a fronte di  un’offerta smisurata ci tocca inevitabilmente di scegliere questo o quel programma. Ognuno seleziona quello che vuole, nella quantità discrimina in base ai suoi interessi e curiosità. Certo, si potrebbe anche osservare come la ricchezza alla fine generi una povertà perché a qualcosa bisogna inevitabilmente rinunciare e allora si potrebbe anche auspicare che in una Città che non è certamente una metropoli possa funzionare un qualche coordinamento che porti a non sovrapporre e creare concomitanze che finiscono per danneggiarsi a vicenda. Insomma, vantaggi e svantaggi dell’abbondanza.

Mi viene però da fare una riflessione in più. Io sono andato a Palazzo Coelli ad ascoltare la conferenza su Tommaso d’Aquino. La sala non era piena, una trentina di persone. Ora non è la quantità del pubblico che fa la qualità di una iniziativa, perlomeno non lo è automaticamente. Tanto meno si deve pensare che quei trenta come i dieci lettori di Manzoni  valgano di più o di meno delle centinaia che hanno deciso di ascoltare un giornalista impegnato nel difficile mestiere dell’inchiesta o un valoroso cronista sportivo. Non c’è una gerarchia di rilevanza, non sta scritto da nessuna parte che la Summa Teologica sia più importante di Report o della Ferrari. Laici e plurali in questo dobbiamo essere e ancor più dobbiamo rifuggire dalla tentazione di fare delle nostre preferenze un metro di giudizio valido per tutti.

A pensarci bene, quei tre appuntamenti in simultanea dicono proprio di una sorta di scissione che non riguarda solo Orvieto ma il nostro tempo. Insieme e separati si sono presentati, l’attualità dell’informazione, il fascino dello sport e il passato della filosofia, tre punti di vista, tre territori ben distinti l’uno dall’altro. E il fatto di dover essere costretti a scegliere alla fine è stato forse meno importante di una città che nel proporli tutti insieme, in una sorta di bulimia casuale e incontrollata, esprime però anche un bisogno che continua a percorrerla, della voglia di partecipare e confrontarsi.

Quando si critica il turismo mordi e fuggi non lo si fa per disfattismo, come si viene accusati, ma figuriamoci,  piuttosto si vuole sottolineare semplicemente che un’altra dimensione è possibile e che può nascere solo dalla vitalità con cui i cittadini vivono il loro stare insieme, nella tensione da cui solo possono nascere iniziative, incontri, cccasioni di confronto ai più vari livelli e negli orizzonti tematici più diversi.

Insomma, un tessuto questo si culturale che diventa la precondizione per offrirsi con un’immagine e una realtà di ricchezza stimolante e di apertura sorprendente. Una città curiosa di se stessa, non disfatta, che proprio per questo coinvolge chi ci vive e chi viene. Pronti ad ascoltare tutti gli spiriti  che dal passato tornano nel presente e vi convivono e a quel punto anche a ricordarli come si deve e magari scoprire che i pensieri di un predicatore domenicano di otto secoli fa sono entusiasmanti e qui-e-ora come la pulsione di un giornalista che interroga il potere o il salto mondiale di Sara Simeoni.