opinioni

Una città, e una fanciulla

mercoledì 25 marzo 2020
di Fausto Cerulli
Una città, e una fanciulla

Khefaytte, tu ragazza ebrea conosciuta ad Ispahān
e noi due rinchiusi in una specie di ghetto
non disumano, e tu non portavi il velo
a coprire le labbra tue sensuali, e quella sera
eravamo soli, tua madre era distratta
a preparare una cena povera nella vostra
casa di poveri, e tu, mente ti baciavo
il collo mi sussurravi dolci audaci parole
in quel francese approssimativo appreso
con ebraica pazienza ascoltando una
radio che parlava in francese, ma io
ho capito lo stesso il senso delle tue
parole dal tono che usavi,e pensavi
che io non conoscessi il francese
e capivo che mi dicevi parole che
dette da un’altra sarebbero apparse
leggermente oscene ma sulla tua bocca
fanciulla erano candide come colombe.
Poi fu ti lasciai quasi in fretta, stava per scoccare
l’ora del coprifuoco. Ma ancore sulla mia
pelle il tuo profumo di vergine stanca
di esserlo.

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