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Astronave

mercoledì 25 marzo 2020
di Fausto Cerulli
Astronave

Ero appena tornato dalla luna dove ero andato a cercare i Baci Perugina e l’astronave mi aveva sbarcato alla fermata di Orvieto che si riconosce perché abbiamo visto tutti la facciata del Duomo che si vede su tutte le cartoline illustrate insieme  alla faccia sfacciata di una puttana a cavallo di un diavolo dipinta da Luca Signorelli che volle raffigurare in quella specie di strega una sua amante che lo aveva tradito con il Beato Angelico, Beato lui. E torno al mio sbarco dall’astronave.

Non faccio tempo a scendere che mi si para davanti un carabiniere che mi chiedo se ho l’autocertificazione ed gli risponde che ho neppure la patente figuriamoci un auto e lui non apprezza la battuta e mi chiede bruscamente da dove vengo ed io gli rispondo che vengo dalla luna e lui si incazza e mi dice di non prenderlo per i fondelli ed io gli dico che è vero, e allora lui sbotta, mi mette le manette e via in galera per oltraggio aggravato dall’ironia. In galera nessuno mi fiata perché stranamente nessuno fiata. Mi faccio tre giorni in cella poi un altoparlante mi dice che posso uscire perché i tribunali sono chiusi e devo ritornare quando sono aperti.

Mi azzardo a chiedere all’altoparlante con voce alto parlante se è chiuso per ferie. e quella voce mi risponde in maniera villana ferie un cazzo, è il corona virus. Io non capisco di cosa parli, ma faccio finta di aver capito hai visto mai che mi dicono che ho oltraggiato di nuovo e mi risbattono in galera. Decido di andare ad un bar a prendere un ginseng che sulla luna lo fanno che sembra acquetta, Primo bar  chiuso. Secondo idem. E così via barando se così si può dire. Allora decido di farmi uno spinello visto che sulla luna solo cocaina. Vado dal mio spacciatore di fiducia.

Suono il campanello e nessuno risponde. Insisto ancora e allora una voce al citofono mi dice che lui è innocente, e che sono giorni che non esco di casa. Allora capisco che ha pensato che fossi uno sbirro, e gli ho detto che sono Fausto e aggiungo posso salire? Lui mi chiede se mi sono lavato le mani e se porto la mascherina. Seguito a non capire, e la metto sulla scherzo. La mascherina? Ma che è, un carnevalino? Allora mi sento arrivare un secchio d’acqua sulla testa e capisco che non sono molto gradito. Vado sulla strada principale e vedo che tutti i negozi sono chiusi ma vedo una sfilza di farmacie aperte.

Non ricordavo di averne viste tante, e lo strano è che vendono anche mutandine e reggiseni e allora capisco che qualcosa non va, entro in una farmacia e chiedo un’aspirina. La commessa mi chiede di che colore e di che taglia. Io rispondo che voglio un’aspirina qualunque. Quella insiste che vuole sapere il colore e la taglia, e se la voglio trasparente  o meno. La guardo con aria meravigliata e lei mi dice che non la debbo prendere in giro, lei a sta a lavorare e vendere mutandine non è mica uno scherzo. Mi rassegno e vado a Corbara, al cimitero degli inglesi, sbatto la testa e muoio. Fine del racconto. Anzi il seguito su Grandi Firme.

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