Beccaria

Un problema molto serio che nessuno o pochi vuole affrontare, salvo Radio Radicale finché non la silenziano. Il problema delle carceri. Non basta che la Commissione Europea abbia punito, un anno sì e uno il doppio, il nostro sistema carcerario considerato indecente già dal Beccaria e dal Pellico che secondo fonti ben informate se la spassava con la figlia del direttore e dunque godeva di un trattamento speciale anche se poi si lamentava delle sue prigioni con faccia tosta risorgimentale. So di scherzare, ma lo faccio tanto per dire quale ministro e quale responsabile della amministrazione ci sono toccati per sfortuna nostra e soprattutto per i carcerati. che sono carcerati due volte, e il ministro della giustizia ingiusta, che magari in buona fede, si chiama Bonafede. Per qualche giorno il problema delle carceri è emerso sulla stampa e sulle televisioni.
Ma è stato necessario che tutte le carceri fossero mandate a fuoco dai detenuti esasperati e che dodici di loro siano morti non accertate, come si dice quando un detenuto muore in carcere, e sono accertate come suicidio quelle di chi si impicca da solo o per qualche incidente di percorso dei carcerieri , senza voler parlare male di una categoria di persone che per soldi decide di autocarcerarsi. E non è bastato che i familiari dei detenuti si affollassero davanti alle carceri per solidarietà con i loro parenti detenuti, rischiando di beccarsi il corona virus oltre che una denuncia per non aver rispettato le previste norme sulle distanze di sicurezza, beccandosi anche qualche carezza di manganello.
Ma il colmo dello schifo è stato raggiunto dalla solerte amministrazione penitenziaria e dal ministro Bonafede in mala fede o perché sono scemi, quando hanno attribuito le proteste alla restrizione dei colloqui tra detenuti e familiari, come se i colloqui avvenissero con eccessiva frequenza, dimenticando che la maggior parte dei detenuti vengono messi al gabbio quasi sempre a centinaia di chilometri dalla famiglia che in genere non dispone di un aereo personale. E quando i detenuti hanno fatto sapere che si ribellavano per l'eccessivo affollamento nelle miserande celle il ministro e il signor direttore hanno parlato di comportamento criminale riferendosi non a se stessi come sarebbe stato il minimo del pudore, ma ai detenuti. In un paese normale il ministro e il dirigente avrebbero dovuto essere incarcerati o almeno costretti a dare le dimissioni, ma la parola dimissione non esiste nel vocabolario dei nostri incredibili potenti.
Ma l'Italia non è un paese per persone normali. E sul tutto è calato il solito silenzio telecomandato. Soltanto l'ex dirigente responsabile dei diritti dei detenuti ha scritto un articolo sulla situazione delle carceri e voglio farne il nome perché si tratta di una persona audace, Luigi Manconi. Ed ha parlato di celle anguste, in cui sono ammassati i detenuti come polli in batteria, tipo otto detenuti per cella, che se soltanto si muovono debbono farlo in verticale, e se non si muovono perché non sanno volare. E una volta tanto mi tocca dar ragione a Salvini, che non amo molto, perché ha chiesto le dimissioni del ministro e del dirigente. Richiesta ovviamente caduta nel vuoto governativo e paragovernativo. Sembra che esista ancora un garante dei diritti dei detenuti. Ma forse non esiste e se esiste esiste solo per la propria tasca, peraltro ben fornita. Con i soldi nostri e con quelli delle trattenute sulle paghette dei detenuti che hanno la fortuna di lavorare in galera.

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