E accenno a Fausto Cerulli

E se mia madre, la mia dolcissima madre,
mi mise al mondo a compensare altro
figlio morto all’alba quasi della vita,
io ebbi il diritto e il dovere di essere
da lei amato oltre ogni umano limite,
e di questo amore ho sempre portato
il peso, e la paura non della morte
ma del morire, ed ogni sera io attendevo,
pena una insonnia tormentata, il suo
bacio della buona notte, e con non saputa
imitazione allora di Proust, a lei chiedevo
assurda garanzia che la mattina dopo
mi avrebbe trovato vivo. E al tempo
dei primi amori giovanili mi era lieto
passare con lei le mie serate, e a lei
leggevo le poesie di Pascoli che lei
amava molto, anche se io leggevo
a me stesso di versi incantevoli,
gli insuperati versi di Verlaine.
E per amore di lei non cercavo
il corpo delle donne, giusto compenso
agli ardori giovanili. Per questo,
forse per questo, alla sua morte
mi sono sentito libero di non aver
paura della morte.

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