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Il crollo delle istituzioni

venerdì 3 gennaio 2020
di Fausto Cerulli
Il crollo delle istituzioni

Come accadde ad Orvieto quando chiusero "Gli Svizzeri", accade ora a Porano. Assistiamo al crollo delle istituzioni. Dopo circa duecento anni di attività chiude bottega anche la leggendaria Graziella. Non basterebbero quattro volumi per raccontare qualcosa di lei, episodi che si rincorrono nella memoria di tutti i poranesi ed anche nella mia, che di Porano sono soltanto cittadino non onorario. Graziella ha gestito il suo elementare negozio di alimentari con il piglio e il cipiglio di tutti i negozianti.

Ma a differenza di altri negozianti lei faceva di tutto per essere onesta: era una maniaca dello scontrino e se non lo prendevi ti correva dietro con la velocità di un Fausto Coppi, tanto per dire Fausto che è anche il mio nome. Viveva nel terrore della Guardia di Finanza, forse pensava che ogni suo cliente fosse un finanziere. Teneva e penso tenga ancora alla sua persona, grembiale sempre candido, capelli sempre a posto, anche troppo, e in sempiterno necri come la pece.

Negli ultimi tempi diceva di essere quasi sorda, ma scattava come una molla quando il suo primitivo cellulare squillava per qualche ordinazione, della serie che peggior sordo ecc. Ha avuto i suoi drammi personali: quando arrivava qualche fornitore
e doveva pagare, Graziella si commuoveva fino alle lagrime, piangendo miseria. E diceva sempre che con queste tasse, e di questi tempi, e una volta sì che si campava. Aveva ed ha un sorriso aggraziato, non l’ho mai vista triste, neppure quando piangeva sul latte che a lei costava un occhio e quasi quasi lo vendeva rimettendoci.

Ma se cercavi uova fresche di giornata, appena scodellate, dovevi rivolgerti alla sua provvidenziale bottega, e lo stesso per verdure e frutta di stagione. E di tutte queste merci ti diceva nome, cognome, indirizzo e codice fiscale del contadino o dell’azienda che gliele aveva fornite. Una specie di denominazione d’origine incontrollata. Era anche generosa, e spero che lo sia ancora: se una persona anziana ed acciaccata non poteva andare da lei, era lei a portargli la merce a domicilio,
correndo veloce per i vicoli stretti, veloce anche perché non voleva lasciare la bottega chiusa, visto che ogni minuto perso era un cliente sfumato.

Una volta, solo una volta, ha provato a fare la negoziante come tutti i negozianti. Avevo comprato da lei un chilo più o meno di susine. Appena arrivato a casa mi sono accorto che una susina era ammaccata, e cinque minuti dopo, dico cinque, ero da lei a chiederle di cambiarmela, e la impareggiabile Graziella fu pronta a dire che quella susina non l’avevo comprata da lei. La guardai con qualche cenno di ironia, e allora si decise a sostituire la susina. Tutto sommato era una specie di gioco. Il massimo della generosità lo dimostrava quando le portavo un giornale, da lei già pagato, e allora mi offriva un supplì grande e buono che solo da lei.

A pensarci bene, mi viene in mente che uno dei motivi per cui Graziella ha chiuso bottega consiste nel fatto che dal primo gennaio è diventato obbligatorio il posse-ti-possino...e non perché in questo modo diventa impossibile o quasi o forse no, anzi no, evadere il fisco, esercizio questo mai usato da Graziella. L’uso del poss significava per lei addentrarsi nei labirinti della tecnica, e lei non voleva fare salti nell’abisso informatico.

Giustamente Graziella ha ricevuto una targa in occasione del suo chiuder bottega, ed anche un discorso ufficiale. Mi dicono che le è venuto da piangere, e quando ho saputo che ha offerto da bere a tutti ho capito il motivo di quel pianto. Scherzo, ovviamente, e Graziella saprà capirmi. La chiusura della bottega di Graziella lascia un vuoto alimentare. Per fortuna c’è Lorenzo con la Conad: una persona dietro le cose.

 

Foto: Alberto Lippera


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