opinioni

T...essere o non T...essere

giovedì 9 marzo 2017
di Fausto Cerulli
T...essere o non T...essere

Oggi nel Pd lo scandalo del tesseramento gonfiato. E allora vi parlo di quando il Pd aveva finito le tessere. Nella cittadina in cui vivo un mio amico che aveva vinto una specie di primarie mi chiese di iscrivermi al PD. Ora non è che io sia proprio entusiasta del PD, avendo esperienze di sinistra, da Lotta Continua a Rifondazione. Comunque, per accontentare il mio amico. convinto che insieme avremmo potuto cambiare qualcosa nel PD locale, mi decisi ad andare a chiedere la tessera. Varcai dunque la soglia della Sezione, si chiama così, per la prima volta che fu l’ultima. Mi accolse un giovane, quasi uun ragazzo, che mi conosceva di fama, buona o cattiva che fosse.

In fin dei conti, quando ero a Rifondazione, avevo ricevuto 15.000 voti ad una elezione provinciale, e dunque potevo essere, come dire, appetibile. Il giovanotto, quando chiesi di iscrivermi al Pd, con tanto di tessera. si mostrò quasi entusiasta. Mi disse che era felice che avessi deciso di iscrivermi, e aggiunse che avrei saputo lavorare bene per il Partito. Io gli risposi con un mezzo sorriso, non ero molto convinto della mia decisione, e mi rassicuravo pensando che in fondo la mia era una provocazione. Il giovane mi disse che doveva parlare con un funzionario del Partito, una semplice questione burocratica.

Mi sedetti aspettando, mi guarda intorno, sulle pareti fotografie di Gramsci, di Berlinguer, e soprattutto di Renzi...un accostamento che mi sembrava sacrilego, sma ormai la decisione era presa, e tutto sommato la fotografia di Gramsci appesa su una parete, anche se non proprio in risalto, mi dava quasi un senso di sicurezza, quantomeno di speranza. Il giovane mi aveva assicurato che si assentava solo per una questione burocratica. Poi il tempo passava: un quarto d’ora, mezz’ora, tre quarti d’ora. Cominciai a pensare che qualcosa non andasse per il verso giusto, poi mi dissi che forse stavano cercando informazioni sulla mia persona, ma mi risposi che, modestamente, mi conoscevano tutti,, in quella cittadina, della serie che il paese è piccolo.... ma non pensavo che dcla gente avesse qualcosa da mormorare sul mio conto.

Passati tre quarti d’ora di attesa, che non fu, ad essere sinceri, un’attesa colma di trepidazione, il giovanotto uscì dalle segrete stanze, e tutto rosso in viso, e comunque non più raggiante, mi disse quasi mormorando come si vergognasse: mi dispiace, ma purtroppo le tessere sono finite. Mi venne da sorridere, in fin dei conti mi ero levato un peso dallo stomaco. Comunque, per rassicurare il giovanotto, dissi che sarei tornato quando avessero ristampate le tessere. E il giovane, come se pronunciasse una sentenza definitiva, e sempre più arrossendo mi disse: aspetti pure, ma ci vorrà molto tempo prima che ristampino le tessere. Capii l’antifona, e mi accomiatai dal giovane con una stretta di mano: forse se mi avesse dato la tessera, lo avrei salutato alzandmo il pugno chiuso della mano sinistra. E ridendo tra me e me, mi venne in mente, leggermente deformato, il dubbio che fu di Amleto: tessere o non tessere...