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Le tre slide mancanti di Palazzo Chigi

mercoledì 19 ottobre 2016
di Aldo Sorci
Le tre slide mancanti di Palazzo Chigi

Il Consiglio dei ministri ha approvato sabato 15 ottobre il disegno di legge di bilancio dello Stato per l’anno finanziario 2017 e per il triennio 2017-19. I dati di dettaglio sono ancora sotto limatura e le slide della conferenza stampa non aiutano. Tuttavia, facendo riferimento al 2017, la manovra approvata è pari a 27 miliardi di euro, di cui nuove entrate e tagli di spesa per 15,5 e aumento del deficit per 11,5 miliardi di euro.

Dunque, l’anno prossimo il bilancio dello Stato chiederà con un deficit complessivo intorno ai 40 miliardi di euro, come l’anno in corso, corrispondenti al 2,3% del PIL. Ricordo che il governo si era impegnato con l’Unione Europea sottoscrivendo lettere specifiche, a “contenere lo sbilancio entro l’1,8% per legittimare le flessibilità concesse nel 2016”. Questo 0,5% in più, pari a 8,5 miliardi, costituirà senza dubbio uno dei temi della trattativa.

Non essendo possibile un esame completo, mi limiterò ad alcune osservazioni. Dal lato delle entrate siamo di nuovo in presenza di sanatorie e condoni che non aiutano certamente la credibilità nel fisco e non premiano l’onestà dei contribuenti. Tra l’altro, c’è infatti la seconda ondata della “voluntary disclosure” cioè la regolarizzazione dei capitali nascosti ed il provvedimento potrebbe riguardare il contante nascosto in Italia, non solo all’estero. Se così fosse, andrebbe comunque evitato di favorire il riciclaggio.

Nel complesso, le misure una tantum, quelle cioè che incidono solo per il 2017, ammontano a 10 miliardi di euro di cui 4 dalle cartelle Equitalia, altro bel condono. È stato giustamente osservato che l’abolizione di Equitalia è in realtà un suo accorpamento nell’Agenzia delle entrate e che “il gettito previsto appare come una sanatoria sulla repressione dell’evasione, cioè un ossimoro istituzionale”. Anche questo è un delicato tema di trattativa con la UE.

Con riferimento alle uscite, un provvedimento che non si può dire di per sé negativo, riguarda il tema delle pensioni. Tuttavia, quando si adottano misure di natura sociale sotto forma di “bonus” come i famosi 80 euro a tutti fino ad un certo reddito ed ora con le quattordicesime a certe categorie di pensionati, senza un quadro organico complessivo di riforma fiscale e di welfare, non viene perseguita quell’equità che dovrebbe invece costituire il fondamento di una società giusta.

Continua il sostegno alle imprese, con mano generosa e ancora con interventi senza un progetto complessivo puntando sul ruolo delle attività produttive per la ripresa. Ma gli “animal spirits” keynesiani degli imprenditori, non sono tanto sensibili alla cosa pubblica quanto “ossessionati dalla crescita” come affermò nel maggio scorso il presidente della Confindustria, e quindi anche dai sostegni diretti ed indiretti che sollecitano e spesso ottengono e non è affatto detto che si traducano in ogni caso in un parallelo sviluppo della ricchezza nazionale.

Ciò detto, al quadro presentato a Palazzo Chigi, mancano altre informazioni ed altri numeri di strettissima attualità e cioè:

1- Nel 2015 i poveri “assoluti” sono aumentati di 800mila unità rispetto al 2014, raggiungendo i 4,6 milioni (7,6% contro 5,9% nel 2012). La situazione è addirittura drammatica al sud come dimostra il rapporto della Caritas.

2- Secondo l’indagine ufficiale dell’Istat, nel 2015 l’economia sommersa è cresciuta ancora e ha raggiunto 211milardi di euro (evasione fiscale stimata 90-100 miliardi), con 3,7milioni di lavoratori in nero.

3- Il debito pubblico del 2017, anche a seguito della manovra approvata, raggiungerà 2.260 miliardi di euro (+ 190 rispetto al 2013) ed è previsto continui a crescere fino al 2019.

Vorrei informare al riguardo coloro ai quali fosse sfuggito, che già nell’anno in corso il nostro paese ha il debito pubblico più elevato in valore assoluto e relativo in ambito Eurozona e UE. Così abbiamo superato anche la Germania per 200 miliardi (2.213 contro 2.013); naturalmente il confronto dell’incidenza sul PIL è disastroso: 132,7% contro 64,3. Ebbene, nessun quotidiano fra tutti quelli che hanno riportato spesso con enfasi dati e grafici distribuiti dal Governo, si è premurato, se non altro per completezza di informazione, di dedicare una riga al debito pubblico.
Considero ciò un aspetto negativo che mi ricorda quanto mi disse un grande manager al vertice di un gruppo di imprese industriali quando, all’inizio della mia carriera, apparivo a lui troppo timoroso. “Se voi giovani mi date sempre ragione, siete inutili, io cerco contributi non adulazioni. Ma lui non era al governo del paese, noi non eravamo elettori o giornalisti e non c’era un incombente referendum all’orizzonte.