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Io non la conoscevo bene

domenica 31 luglio 2016
di Fausto Cerulli
Io non la conoscevo bene

Anna Marchesini, io NON la conoscevo bene, altra generazione, altre esperienze. Eppure, come orvietano di adozione, mi ha commosso e paradossalmente inorgoglito il rimpianto che la sua morte ha suscitato in tutti gli italiani, che avevano avuto modo di conoscerla in tv, in teatro, nei suoi libri, nelle sue poesie che forse teneva in un cassetto. Io non ho la tv, ma ieri sera, in casa di amci, ho avuto modo di rivedere la parodia dei Promessi Sposi, in cui aveva per compagni di scena Lopez e Solenghi. Interpretava la perpetua di Don Abbondio e soprattutto la verginale Lucia, portata in processione come la Madonna dell’Assunta, con tanto di banda musicale e un corteo di beghine che all’improvviso si scatenavano in una danza dionisiaca.

Certo, la parodia è un arte antica, maneggiata da molti, ma nessuno come lei ha saputo fare della parodia un mezzo di comunicazione, leggero, autoironico, preciso nei dettagli, mai ciarliero. E potrei citare, irresistibile, il suo personaggio di sessuologa, capace di trattare argomenti scabrosi senza insistere in particolari facili e scurrili. Dietro quella sua interpretazione, come dietro tutte le sue, si avvertiva una preparazione quasi meticolosa, eppure si capiva che la prima a sorridere era lei, di un sorriso contagioso. Molti, forse troppi, hanno detto che nessuna era riuscita a farli ridere come aveva fatto lei. Mi sembra un commento riduttivo: Anna Marchesini non era una comica qualsiasi, era una signora dell’ironia, e non faceva solo ridere, faceva anche riflettere, prendeva in giro il mondo senza infierire, si sentiva che si sentiva parte di questo mondo che disegnava con mano sapiente, a pennellate sicure come quelle di un pittore secentesco.

Questo perché Anna era una intellettuale, e non una comica da grand guignol. E lo provano i suoi libri, scritti forse quando la sua crudele malattia le impediva di recitare, di calcare le scene della vita con quella che vorrei chiamare tenerezza. Si sentiva che lei voleva bene al suo pubblico, voleva farlo partecipe del suo modo di interpretare il mondo. Per questo Luciana Litizzetto ha riconosciuto in lei una maestra inimitata, inimitabile. Vorrei dedicare questo mio modesto corsivo all’amico Gianni Marchesini, del quale tra le tante qualità, apprezzavo soprattutto i suoi corrosivi interventi su Facebook. Gianni ha dato per primo la notizia della morte della sorella, prima che, come ha scritto lui, Anna diventasse vittima del tritacarne dei massmedia, come si suole dire.

Gianni, in questo, ha avuto la secchezza brutale ma commossa che era pregio anche di Anna. Io NON la conoscevo bene, e voglio dire che mi spiace non averlo fatto quando era viva. Scherzava con la morte, ma la morte non ha voluto scherzare con lei. Non credo al paradiso, ma credo che gli artisti sopravvivono per quello che hanno saputo darci. E lo diceva, mi si consenta una citazione forse inopportuna, anche Ugo Foscolo Gianni, sappi che ti sono vicino, anche se non ti serve a nulla.