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Sulle statue nel Duomo. Puri o puristi?

martedì 3 maggio 2016
di Igino Garbini
Sulle statue nel Duomo. Puri o puristi?

Nella bolla Misericordiae Vultus, quella per l'indizione dell’anno giubilare in corso, si legge: "Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso" (cfr.Lc 6,36). Si tratta di “un programma di vita tanto impegnativo quanto ricco di gioia e di pace”, aggiunge il Santo Padre.

Io accolgo queste parole nel mio cuore e mi impegno a portarle a compimento. Per questo concederò perdono anche all’autore di una impertinente replica ad un mio scritto, quello in cui ho reputata inopportuna la collocazione di altre sculture all’interno della nostra cattedrale.

Sono convinto che il chierico in questione abbia inteso pubblicare questa reprimenda d’iniziativa sua. In ogni caso, per non rischiare di far torto ai fratelli che rivestono cariche istituzionali, estendo il mio perdono anche a chi nella gerarchia ecclesiastica potrebbe aver concesso l’imprimatur con troppa superficialità.

Intendo innanzitutto perdonare l’opinionista di parrocchia per il suo partecipare al dibattito mancando di rispettare la regola d‘oro, quella che prevede di mantenere l’attenzione soltanto sulla materia da contendere e di evitare con attenzione giudizi sulle qualità degli interlocutori. Mi riferisco in particolare a quella parte dell’articolo dove si arriva a definire chi è contrario alla ricollocazione delle statue come un essere contagiato da una purezza falsa, da una spiritualità new age. Questo modo di relazionarsi oltre ad essere confuso e poco evangelico sicuramente non contribuisce all’edificazione vicendevole.

Così intendo perdonare lo stesso per la estrapolazione di una frase di Sant’Agostino, “Accedit verbum ad elementum, et fit sacramentum”. Parole che non hanno niente a che fare con il possibile dialogo tra le statue ed il transetto né tantomeno il mistero del Sacramento così definito può essere messo in relazione alla ricollocazione delle sculture. Questa citazione, del tutto fraintesa nel suo significato originario, viene utilizzata a sproposito come avveniva nella peggiore tradizione ecclesiale. (cfr. art 1228 del Catechismo Della Chiesa Cattolica).

Certo, il riferimento al prestigioso dottore e santo della Chiesa Cattolica, a Paolo VI, la menzione delle cariche istituzionali ricoperte (al Capitolo della Cattedrale e all'Opera del Duomo), insomma tutto mi pare tutto esprimere soltanto l’ansia di riaffermare un ruolo personale ed una primazia ecclesiale rispetto alla voce di un laico. Il monito di accostarsi all'argomento con “umiltà” mi sembra la riprova di quanto ho percepito. Perdono anche questo.

Così però mi pare che le premesse per un sereno e proficuo approfondimento sulla relazione tra lo spazio architettonico esistente e la possibile aggiunta nel suo interno di nuove sculture non ci siano proprio.