opinioni

Smettiamola con le discariche

martedì 22 settembre 2015
di Taira Bocchino - Presidente Amici della Terra Orvieto
Smettiamola con le discariche

Per prima cosa dobbiamo fare i conti con la realtà, e dunque assumere un atteggiamento di responsabilità, nel senso di ricercare (progettare o ipotizzare) e poi praticare finalmente atti e azioni (vederli realizzati in tempi certi) conseguenti. Cioè in pratica, non prendiamoci in giro.

Nel suo ultimo aggiornamento/adeguamento (2015) del Piano Regionale per la Gestione dei Rifiuti (PRGR), la Regione dà un sacco di numeri, ma soprattutto si affida alla speranza che una quantità di ipotesi possano avere fondamento. Abbiamo molti dubbi, se non altro perché i comportamenti reali finora adottati non fanno sperare nulla di buono. Molta speranza riposta in un sistema che ancora arriva a concepire la Discarica di Orvieto strategica per l’Emergenza rifiuti, e senza che nessuno si sia scandalizzato.

1. La prima perplessità, per non dire sconcerto, è nel considerare coincidenti “Raccolta Differenziata” e “Recupero di Materia”. Si tratta di due cose completamente diverse. Non è infatti automatico che dalla RD si tragga Recupero di Materia. Ad esempio se abbiamo una RD fatta male, non accurata, tipo una finta RD, non abbiamo nessun recupero perché tutto quel raccolto realisticamente va a finire in discarica o in un inceneritore. Che la cosa vada a finire così lo possiamo desumere dal fatto che non esiste alcuna informazione sul valore, il ricavato in € corrispondente alla Materia recuperata o ad un processo di riciclo, che sarebbe l’unico esito che giustifica una Raccolta Porta a Porta. Per cui si va a spendere una cifra ingentissima per una raccolta che non produce nulla di significativo. Quindi, se si azzardano delle cifre sui quantitativi di Raccolta Differenziata una Amministrazione dovrebbe dettagliare puntualmente il valore economico ricavato da quella operazione, altrimenti si tratta di mistificazione. La gran parte (vorremmo sapere esattamente quanto) dunque di una Raccolta siffatta finisce in discarica e forse è per questo che il volume di smaltimento in discarica non accenna a diminuire. E quindi non possiamo accettare che i dati sui quantitativi dichiarati di RD possa rappresentare una riduzione dei flussi di smaltimento in discarica.

2. In secondo luogo viene disatteso un obbligo che impedirebbe lo smaltimento in discarica di materie potenzialmente riciclabili. In realtà la stragrande quantità dello smaltito corrisponderebbe a materie che finiscono lì solo perché non hanno subito una adeguata differenziazione. Allora qualche malfidato potrebbe sospettare che si possa fare affidamento su una grande disponibilità di un “semidifferenziato” addirittura sottratto al recupero o al riciclo in realtà bell’e pronto per essere incenerito diventando ad esempio CSS. Inoltre non si comprende, in questo senso, la autolimitazione del Recupero di materia al 65 – 68% se non per il raggiungimento delle quantità programmate (o meno) di CSS.

3. Nello stesso Adeguamento al PRGR dunque il ruolo della discarica resta del tutto strategico. Addirittura si prevede una crisi di disponibilità al 2016/2018 per esaurimento di spazi nelle discariche umbre, quando ad esempio ad Orvieto sono in corso, per evitare l’Emergenza Rifiuti, Le Grandi Manovre per un prolungamento della vita della stessa discarica addirittura al 2037 ! In parole povere, invece di allarmarsi per il rapido esaurimento delle discariche non si cerca altra soluzione se non la ricerca di nuove discariche o ampliamenti ingiustificati delle esistenti.

4. Nell’Adeguamento del PRGR del 2015 viene contemplato peraltro non solo l’utilizzo del CSS per gli inceneritori (compresi quelli associati ai cementifici), ma anche la praticabilità del ricorso all’inceneritore/termovalorizzatore sia all’interno alla Regione sia all’esterno. A questo punto diventa francamente difficile comprendere l’ostilità verso un inceneritore interno alla regione e invece non obiettare nulla se, mettiamo, posto sul confine benché fuori regione.

5. In conclusone non possiamo non rimarcare che lo stato attuale della gestione dei rifiuti in Umbria è gravemente arretrato: lo strumento centrale sono le discariche, per il resto praticamente nulla aldilà di dati e affermazioni oltreché generici, non verificati o validati in modo non trasparente.

Come vediamo l’inceneritore o come si voglia chiamarlo è previsto dai documenti regionali. Il problema è che allo stato attuale tutto si regge su una impiantistica limitata alla discarica. Qualunque opzione oggi deve procedere dalla cancellazione immediata della discarica come assetto centrale per la gestione dei rifiuti, quindi con un cambiamento radicale rispetto allo stato attuale.

Ogni ulteriore opzione deve fare i conti con questo profilo, di non fare più affidamento sulla discarica. Dunque l’opzione inceneritore è secondaria, ma diventa ineludibile e necessaria per il raggiungimento di questo risultato, ovvero quello di limitare il ricorso alla discarica in una misura non superiore al 3/5% del totale del monte rifiuti. E’ solo questo che consente ad un Piano di essere sostenibile. Si può scegliere, se le norme lo consentono, di utilizzare un impianto prossimo, ma è irrealistico escludere tale opzione. E’ del tutto evidente che diventa rilevante l’altra componente, quella della effettiva capacità di recupero della materia, oltre al complesso delle “buone pratiche”.

Tuttavia ogni diversa opzione, che perdipiù non tenga conto della scarsa capacità dimostrata dalla pubblica amministrazione, almeno fino ad oggi, di saper governare il tema, non può che comportare il ricorso più o meno massiccio alla discarica, e questo non è accettabile, non solo dalle regole e dalla legge, ma anche dalla logica (oltre alle sanzioni e multe europee che pochi incapaci ci obbligano a pagare).

Di conseguenza il primo atto che ci aspettiamo da parte della Regione, se decide di essere congruente con gli orientamenti più evoluti e avviarsi sulla strada della sostenibilità, è di respingere ogni e qualsiasi richiesta o progetto di ampliamento o incremento della discariche dell’Umbria, a partire da quella di Orvieto, e promuovere la rigorosa tutela delle disponibilità ancora in essere come risorsa non ripetibile.

Operare finalmente sapendo che le discariche non esistono più.