opinioni

Il paesaggio non è soltanto del sindaco

lunedì 20 maggio 2013
di Paolo Scattoni, Urbanista

L'accusa che l'assessore Brugiotti ha lanciato venerdì scorso nelle pagine della cronaca locale cartacea non è stata ripresa, salvo un'eccezione, dalle testate online della città. Anche per l'eccezione non c'è stata per i lettori la possibilità di dibattere. Si tratta di una piscina realizzata nei terreni della signora Concina, consorte del sindaco.

Posso tentare un'interpretazione: la denuncia di Brugiotti è stata archiviata come una tappa della polemica fra l'ex assessore e il sindaco Concina, che l'ha recentemente rimosso dall'incarico. Da questo punto di vista la posizione delle testate locali è comprensibile.
C'è, però, un secondo aspetto che riguarda l'intera cittadinanza che non può essere ignorato: la tutela del paesaggio.

Cerchiamo allora di ignorare la controversia politica locale, dimentichiamoci per un momento dei nomi che la connotano e valutiamo dal punto di vista dell'interesse pubblico: il paesaggio bene di tutti.
Dalle dichiarazioni virgolettate della proprietaria del complesso su cui insiste la piscina, pubblicate da un quotidiano cartaceo, si evince quanto segue: il casale aveva già una piscina regolarmente autorizzata. C'era poi una seconda piscina fuori terra. La prima piscina è stata trasformata in orto. Mentre la seconda è stata ricollocata in altra parte della proprietà. Questi mutamenti sarebbero avvenuti due anni fa al momento del passaggio dalla vecchia alla nuova proprietà. [ndd - Per precisione: la nota della Signora Concina non dice che la piscina è stata "ricollocata in altra parte", ma "conservata". Testualmente: "Al momento dell'acquisto dell'immobile in Loc. Tamburino n. 51... e successivamente di quello adiacente in Loc. Tamburino 52... esistevano rispettivamente (al n. 51) una piscina regolarmente autorizzata e (al n. 52) una piscina smontabile. Per motivi estetici, legati al paesaggio, ho ritenuto opportuno eliminare e interrare la piscina autorizzata e conservare quella portatile (più distante e nascosta dal fabbricato), mantenendone i caratteri di provvisorietà.]

Ebbene dando per vera questa ricostruzione, e sembrerebbe non esserci alcun  motivo per dubitarne, nelle operazioni descritte sono state violate numerose norme. Della dismissione della vecchia piscina e della sua trasformazione si doveva dare comunicazione agli uffici comunali. Perché anche questa trasformazione richiede un'autorizzazione. Del "trasferimento della piscina "fuori terra" si doveva prima di tutto capire se la stessa aveva comunque un'autorizzazione, in caso l'avesse avuta, si doveva comunque richiedere una specifica autorizzazione per il suo trasferimento. In caso contrario la si doveva eliminare.
Questa procedura è richiesta sia dalle norme urbanistiche generali, (per queste opere richiedono comunque che l'amministrazione comunale ne sia doverosamente coinvolta) che dalla norma specifica di Piano urbanistico; infatti quell'opera ricade nell'area del Parco Archeologico che il piano acquisisce, per il quale si fa espresso divieto di costruire piscine.

C'è però un terzo e più grave aspetto da considerare: su quell'area ricade un vincolo paesaggistico che è sovraordinato al piano urbanistico comunale che è stato apposto qualche decina di anni fa in base alla legge 1497 del 1939. Quella legge è stata poi ricompresa nel Codice dei Beni Culturali e del paesaggio del 2004 (Decreto legislativo n.42). Prima di procedere a "qualsiasi trasformazione" del territorio vincolato, sulla base di quella legge, occorre ottenere un nullaosta. Pare di capire che quel nullaosta non è stato mai chiesto. Se davvero fosse così, la denuncia da parte degli uffici comunale e della Soprintendenza, una volta a conoscenza del fatto, è obbligatoria. Per chi non avesse ottemperato alle procedure di autorizzazione sono infatti previste pesanti sanzioni sino alla reclusione (articolo 181 comma 1 e comma 1 bis del citato Codice).

Detto questo, quello che dovrebbe interessare alla comunità orvietana è, a mio modestissimo avviso, se non si debbano trovare, insieme al doveroso ripristino dei luoghi, adeguate procedure perché questi fatti non si ripetano. Il paesaggio è un bene tutelato prima di tutto dalla nostra Costituzione. Lo dovrebbe essere anche dalla sensibilità di tutti noi.