Non scaturisce buon pane dalla farina di gesso
Durante la seconda guerra mondiale, in estrema penuria di materie prime, si fu ad ogni minima risorsa disponibile pur di garantirsi le condizioni ineliminabili della sopravvivenza.
Mio nonno materno era comproprietario, nella piana tra Eboli e Battipaglia, di un pastificio con annesso laboratorio di panificazione e, con evidente fierezza, era solito ricordare a figli e nipoti che, quanto meno, pasta e pane non erano mai mancati nemmeno dopo l'Armistizio e lo sbarco alleato nel golfo di Salerno.
In rare occasioni ammise, però, che le farine utilizzate non erano sempre delle migliori per cui, in particolari e isolate circostanze e per rendere più consistente il prodotto finito, era necessaria l'aggiunta di farina di gesso in percentuali tollerate dall'organismo umano.
Erano tempi di straordinaria difficoltà esistenziale e di prolungata emergenza quotidiana che potevano giustificare, pur in presenza di solidi principi morali, il ricorso a espedienti e sotterfugi che oggi sembrano quasi inverosimili. Ma non più di tanto perché, adottando tutte le debite cautele e sempre che sia lecito accostare il diavolo all'acquasanta, analoga similitudine mi viene spontaneo imbracciarla per una dissertazione, a ruota libera, su circoli e tesseramento del partito a cui va la mia adesione ideale.
Per circolo deve intendersi l'unità operativa di base, una volta definita sezione o cellula, che raggruppa e tiene insieme un nucleo più o meno ampio di persone, accomunate da omogeneità territoriali, culturali o professionali e perseguenti unitarie e convergenti finalità politiche.
A oltre due anni dal loro insediamento, i circoli non hanno mai funzionato e non funzionano o meglio, come direbbe uno tra i miei migliori amici, sono "circoli che non circolano".
La ragione di tale inceppo risiede essenzialmente in due difetti, uno generale e d'origine e l'altro particolare e di ricaduta.
Non aver previsto, in sede statutaria, che il circolo di base fosse dotato di autonomia finanziaria, di sedi logistiche, di effettiva incidenza nelle scelte di indirizzo politico, ha assunto il significato di privarlo della sua naturale vitalità ancor prima che nascesse. Se a codesto cappio al collo si aggiunge che la selezione dei segretari è avvenuta, Orvieto "docet", non avendo per nulla a criterio di orientamento le capacità e le qualità dei singoli, ma solo e solamente la spartizione a tavolino tra le fazioni dominanti e la cieca obbedienza al "cacicco" di riferimento, allora ben si comprende come dalla padella di olio bollente si è presto scivolati nella brace carbonizzante e dissolvente.
Non avendo a disposizione degli efficienti motori, quali dovrebbero essere i circoli, è ovvio che anche l'adesione primaria agli ideali e ai programmi del partito rappresentata dal tesseramento, atto fondamentale di verifica delle sue potenzialità dinamiche, trovasi in precarie condizioni di affanno e sofferenza.
Senza un minimo di entusiasmo, senza un medio di autorevolezza e credibilità, senza un massimo di impegno e responsabilità, l'uomo della strada non solo non si avvicina alla politica attiva, bensì rifluisce sempre più nel ristretto del suo privato, angusto ma protettivo. Sarebbe opportuno e intelligente puntare su una campagna tesserativa che privilegi l'apporto qualitativo, piuttosto che quello di mera quantità, perché è senz'altro preferibile un iscritto, degno di tale connotazione, al posto di cento tesserati utili solo al momento della conta dei numeri.
Organizzare conferenze, indire riunioni, predisporre relazioni, più o meno interessanti, è esercizio defatigante quanto inutile e, di conseguenza, non servirà a raccogliere dei tangibili risultati se non si invertirà la rotta di navigazione e non si imprimeranno valide accelerazioni al passo di marcia.
A conclusione delle sofferte considerazioni che precedono, rivolgo ai responsabili nazionali e periferici del PD un limpido e ponderato interrogativo aporetico: se riuscirete a fornire logiche e convincenti spiegazioni su come sia possibile ottenere del fragrante e profumato pane dalla farina di gesso sarà, per Voi, il riscatto e la riscossa dal letargo del pensiero e dell'azione.
Fino ad allora, però, rimarrò fermo nelle mie valutazioni e nelle mie convinzioni!.

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